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di Domenico Agasso

La Stampa, 3 giugno 2023

Il presidente Cei: “Respingere i profughi non è patriottico, servono qui, non a casa loro”. Parola del cardinale Matteo Zuppi: “Quella tra migrante economico e profugo di guerra è una distinzione difficile. I conflitti durano anni o decenni, le conseguenze sulle persone durano tutta la vita”. E poi, “noi abbiamo gran bisogno di manodopera, per esempio nell’agricoltura, dove lo scandalo è il caporalato, che nega diritti essenziali”.

Parola di Concita De Gregorio: “Siamo un Paese multietnico eppure l’italianità è qualcosa che sta ancora tra la milza e il fegato dell’opinione pubblica”. Al Festival internazionale dell’Economia - tema: “Ripensare la globalizzazione” - in corso a Torino fino a domani, il presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei) e arcivescovo di Bologna dialoga con la giornalista, scrittrice, editorialista de La Stampa e direttrice di The Hollywood Reporter Roma. L’argomento è “Il diritto di migrare”.

Nel mondo globalizzato crescono i divari tra le diverse aree, si moltiplicano le zone di conflitto, esplode la crisi ecologica: emergenze che portano sempre più persone a fuggire dai propri paesi. L’Europa “ha alle spalle una lunghissima tradizione di accoglienza - ricorda il porporato - e anche oggi è tempo di scelte coraggiose e lungimiranti”. Oltre alla richiesta di “buon senso”, il messaggio che lancia Zuppi è: “Liberi di partire e liberi di restare”.

Quando il capo dei vescovi e la nota conduttrice tv entrano nella gremitissima “Aula Camera Italiana” del Museo del Risorgimento, vengono accolti da un caloroso e prolungato applauso. La scrittrice racconta una vicenda personale: “Una mia zia faceva la sarta a Novara. Emigrò con la sua famiglia negli Stati Uniti. Due generazioni dopo, mia zia è ancora viva, i suoi figli e nipoti sono nati negli Usa. Io sono andata a trovarli. “Zia perché siete andati via? Non c’era dittatura, né la guerra”. Mi ha risposto: “Perché pensavamo di dare un futuro migliore ai nostri figli”. Mia zia è stata la prima sarta di Calvin Klein: se fosse stata respinta, la moda avrebbe subito una perdita. Questa storia ci interroga sul confine sottile, sulla distinzione complicata tra migranti economici e chi fugge per necessità”.

Secondo il leader della Cei, oggi sarebbe stata respinta, e “respingere migranti che potrebbero dare un grande contributo al nostro Paese è poco patriottico”. L’economia ha “un enorme interesse a utilizzare l’immigrazione in senso positivo”.

De Gregorio riflette sulla “responsabilità politica: le leggi. “Siamo ancora fermi alla Bossi-Fini, nessun governo è stato in grado di formulare una proposta diversa da quella… che cosa succederà nei prossimi mesi con questa classe politica deputata a legiferare?”. Zuppi esorta a “superare un modo rozzo di affrontare la questione. Serve ritrovare una visione formata da accoglienza, buon senso e memoria di quando noi italiani siamo stati emigranti”. Anche perché altrimenti, come dicono “i demografi, con la denatalità in atto c’è il rischio che il Paese si estingua”. Quanto alla difficoltà di ottenere la cittadinanza, osserva con amarezza: “Se giocano bene a pallone gliela diamo subito”.

De Gregorio lo sollecita sull’efficacia del concetto politico di “aiutarli a casa loro”, e il Cardinale scandisce: “Tanto vengono lo stesso. E poi di fatto non li aiuteremmo. Bisogna aiutarli a partire e aiutarli a restare, questo è all’altezza di una tradizione anche cristiana che abbiamo il diritto e il dovere di applicare”. La giornalista evidenzia che però per accogliere “vanno posti dei criteri: non possono essere i porti chiusi ma neanche “arrivi chi vuole”. Potrebbe funzionare - senza arrivare a situazioni come l’accordo con la Libia - il concetto “fino alla capacità di assorbimento del nostro Paese”? Allo stesso tempo libertà di transito”.

Zuppi afferma che “certamente occorre ragionare con la cornice europea. E se i meccanismi di accoglienza funzionano, danno sicurezza a tutti. Quando non funzionano o non ci sono, è un problema grosso”. E narra di “una donna ucraina arrivata a Bologna. Lavorava in ambito teatrale. Aveva un bambino di 8 anni. A un certo punto è andata in Inghilterra. Perché? Perché a Bologna dopo mesi non aveva ancora il permesso di soggiorno, mentre è partita per l’Inghilterra con il permesso di soggiorno fatto online”.

De Gregorio rileva che una delle strategie più forti del centrodestra è “alimentare la sensazione di pericolo da chi arriva. Il tema della sicurezza fa moltissima presa, più della questione economica. Perché?”. Perché “siamo più vecchi” - dice con amarezza Zuppi. La stagione ci vede molto più indeboliti, con meno spinta e passione verso il futuro, sia in termini individuali che come collettività, e così i problemi sono amplificati”.