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di Giuliano Santoro

Il Manifesto, 28 giugno 2024

Intervista a Cecilia Strada, parlamentare europea del Partito democratico. Cecilia Strada, parlamentare europea eletta nelle liste del Partito democratico, è seduta al tavolino di un bar a Bruxelles quando incontra una donna che non aveva mai visto prima: sfoggia una borsa con la scritta “Sta rottura di coglioni dei fascisti” (la frase divenuta un tormentone che venne pronunciata qualche anno fa da un attivista dei castelli romani che proteggeva un gruppo di rifugiati dalle contestazioni di una squadraccia di estrema destra) e la maglietta di Emergency. Strada non può fare a meno di fermarla e presentarsi per complimentarsi per l’outfit. A questo punto la nostra intervista può cominciare.

La lettera sui migranti di Ursula Von der Leyen sembra spostare a destra l’asse della commissione. Che ne pensa?

Già la scorsa legislatura si era chiusa con approvazione del patto immigrazione e asilo che di certo non era di sinistra. Il problema era già allora rispetto dei diritti umani e infatti il Partito democratico non ha votato. Von der Leyen ha fretta, perché ci sono due anni prima che il patto entri in vigore. Ecco, bisogna trovare in modo di correggere il testo che è stato approvato. Non solo per i diritti dei migranti, anche per i paesi di primo approdo che non vengono tutelati in alcun modo. Quel patto non genera alcun meccanismo di solidarietà europea

Giorgia Meloni ha lavorato per concentrare l’azione dell’Ue sul blocco delle partenze invece che sulla gestione comune dell’accoglienza.

Meloni probabilmente non può più chiedere solidarietà europea. Magari altri potevano farlo, ma in questo momento gli amici del governo Meloni non vogliono che ci sia alcuna solidarietà europea. Quindi puntano su altro, ma puntano su cose che non funzionano. Pensare di fermare le partenze è soltanto una pia illusione. E in ogni caso tentare di farlo ha come prezzo una gravissima violazione dei diritti umani. Inoltre, questo tipo di scelte rende l’Europa ricattabile.

In attesa del pre-consiglio Elly Schlein ha criticato duramente ogni scelta di esternalizzare la gestione delle frontiere.

Esternalizzare le frontiere significa negare i valori sui quali è fondata l’Europa. È quello che si è fatto con la Libia, che ha preso soldi per violare i diritti umani al posto nostro. Quel memorandum, va detto, non l’aveva inventato Meloni, purtroppo era opera del centrosinistra. Schlein per fortuna su questo è stata molto netta: non possiamo accettare violazioni del genere.

Sembra però disposta ad accettarle Von der Leyen…

Von der Leyen dice nella sua lettera che alcuni paesi membri stanno pensando a “soluzioni innovative”. Ma l’unica soluzione veramente innovativa è l’apertura di canali di accesso sicuri e legali. È l’unica cosa che funziona concretamente, anche in termini egoistici. Lo dice anche il governatore della Banca d’Italia: bisogna attirare lavoratrici e lavoratori migranti altrimenti nel 2045 spegneremo la luce.

Queste valutazioni sono condivise dal gruppo dei Socialisti e democratici?

Ne parleremo, cominceremo a farlo appena possibile. La protezione dei diritti umani è un tema su cui bisogna discutere.

Nel frattempo in Italia Schlein ha finalmente presentato una proposta di legge per superare la Bossi-Fini. Fa parte del percorso di ripensamento degli errori del passato?

Anche questa è una necessità, non solo per i diritti ma anche per quelli che dicono di volere la sicurezza, che si ottiene con la legalità e non con la Bossi-Fini. Una legge che genera illegalità non è molto funzionale.

Gli eventi europei di questi giorni segnano la prima vera battuta d’arresto per il governo e Giorgia Meloni?

Meloni in termini assoluti ha già perso 700 mila voti alle europee. E poi ha perso le amministrative. Il governo non sta tutelando i diritti dei cittadini. Ma sembra che gli italiani se ne stiamo accorgendo.