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di Rinaldo Frignani

Corriere della Sera, 17 settembre 2023

Alla Difesa l’incarico per i nuovi Cpr (attualmente sono dieci), anche se poi la vigilanza sarà affidata alle forze dell’ordine. Rimpatri rapidi da strutture più snelle anche dentro gli hotspot per chi proviene da Paesi considerati “sicuri”. Lunedì il Consiglio dei ministri. La prima struttura a moduli è pronta a entrare in servizio vicino a Maganuco, nella zona industriale fra Modica e Pozzallo, in provincia di Ragusa. Muri di cemento, container, reti di protezione. Ha 84 posti e sarà utilizzata per i rimpatri veloci di chi non ha titolo per rimanere sul territorio nazionale. A fine agosto è stata ultimata dai vigili del fuoco su ordine del ministero dell’Interno: si tratta di un complesso sorvegliato dalle forze dell’ordine dal quale non è semplice evadere. Altri simili saranno costruiti nelle prossime settimane, insieme con aree riservate con la stessa funzione ma all’interno degli hotspot già esistenti. Anche se l’annuncio-video della premier Giorgia Meloni di un deciso cambio di marcia nelle procedure di espulsione degli stranieri irregolari risale all’altro ieri, in realtà la macchina organizzativa si è messa in moto da settimane. E ieri le proteste a Lampedusa per i timori di un nuovo hotspot hanno ritardato lo sbarco della tendopoli della Croce Rossa destinata al personale delle forze dell’ordine.

I lavori da avviare - Il ministero della Difesa attende per domani dal Cdm l’incarico di fornire edifici da trasformare in centri di trattenimento degli irregolari che resteranno in ex caserme e altre strutture dismesse da riqualificare - anche fra quelle a disposizione del Demanio - fino a 18 mesi (periodo massimo per le norme europee), in attesa che venga definita la loro posizione. La vigilanza non sarà affidata all’Esercito, ma a polizia e carabinieri. In caso di responso negativo alle istanze di protezione internazionale, per i clandestini scatterà il rimpatrio. Il piano è quello di raddoppiare gli attuali dieci Cpr - Bari, Brindisi, Caltanissetta, Roma, Torino (ora chiuso), Potenza (a Palazzo San Gervasio), Trapani, Gorizia (a Gradisca d’Isonzo), Nuoro (a Macomer) e Milano - con una capienza fra 50 e 200 posti. Alcuni sono in precarie condizioni, altri come Macomer in via di ristrutturazione. Ci sarà un Centro di permanenza per il rimpatrio per ogni regione grazie alle procedure semplificate previste dal decreto Cutro e le coperture finanziarie della legge di bilancio 2023.

Regole e procedure - Nei nuovi centri saranno accompagnati - e non potranno uscire - gli stranieri irregolari con provvedimenti di respingimento o espulsione (esecutivi dopo la convalida del gip). Il questore potrà disporne il trattenimento nel Cpr in attesa della decisione del giudice (che deve confermare anche lo stesso ordine dell’autorità di polizia), dell’identificazione, dell’ok del Paese in cui rimpatriarli e comunque per ogni altro motivo che ne renda impossibile l’espulsione. Tutte misure dalle quali è escluso fino all’esito della domanda chi invece richiede la protezione internazionale. Procedura accelerata infine per chi proviene da Paesi “sicuri”, come la Tunisia, da trattenere negli hotspot e - se in gran numero - nei Cpr. Per loro la decisione sul rimpatrio o meno dovrebbe essere presa in una settimana, ma è più probabile che ne serviranno cinque.

Il nodo dei rimpatri - Nel 2023 c’è stato un aumento di rimpatri del 20% rispetto al 2022 (da 2.663 a 3.193), soprattutto di tunisini (1.507), albanesi (482)e marocchini (264). Nei Cpr si trovano invece oltre 500 persone (fra loro 218 tunisini e 109 marocchini). Il nodo sul tema espulsioni, rapide e non, resta quello del nulla osta da parte dei Paesi d’origine ad accettare i rientro dei connazionali. E qui giocheranno un ruolo fondamentale gli accordi fra governi: a oggi i rimpatri in Tunisia sono affidati a due voli a settimana e sugli oltre 127 mila profughi approdati in Italia nel 2023, oltre 11.500 hanno dichiarato al loro arrivo di essere tunisini (15mila e 14mila circa invece guineani e ivoriani).

Controlli sull’età dei migranti - Stretta anche su chi finge di essere minorenne per finire nei centri di accoglienza. In caso di soggetti sospetti scatteranno una serie di accertamenti, soprattutto medici e radiologici.