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di Rinaldo Frignani

Corriere della Sera, 29 settembre 2023

Bloccato il varo del Patto Ue su migrazione e asilo. L’Italia propone adesso che le Ong portino i profughi salvati nei porti dei Paesi della loro bandiera. Sette navi delle Ong impegnate nel Mediterraneo a soccorrere i migranti. È stato proprio questo, mentre era in corso la riunione a Bruxelles, a convincere il governo italiano sulla necessità di fermare la trattativa sul regolamento sulla gestione delle crisi. Perché - questo viene spiegato sull’asse palazzo Chigi, Farnesina, Viminale - se fosse passato il testo così come era stato modificato nelle ultime ore, nessuno avrebbe più potuto fermare gli sbarchi e soprattutto “i tentativi di mettere sotto pressione gli Stati, in particolare noi”.

Per comprendere che cosa sia davvero accaduto bisogna dunque riavvolgere il nastro e tornare a luglio quando si discute proprio della volontà di varare l’ultimo atto del “patto sulle migrazioni e l’asilo”, che contiene appunto la modifica di alcune regole europee. Per l’Italia è un accordo fondamentale visto che per la prima volta riconosce e rende concreto l’obbligo di solidarietà cui sono tenuti gli Stati membri nei confronti dei Paesi di primo arrivo dei migranti.

In estate era stata la Germania, appoggiata da altri Paesi dell’Ue, a decidere di bloccare l’approvazione. Ecco perché negli ultimi giorni - dopo mesi di sbarchi e la comunicazione di Berlino di finanziare alcune Ong impegnate a soccorrere i migranti per portarli in Italia - il Parlamento europeo decide di bloccare temporaneamente la discussione su altri due regolamenti del patto migratorio e chiede alla Germania e agli altri di arrivare alla firma dell’accordo.

Mercoledì qualcosa si muove. Canali diplomatici informano Roma che i partiti della coalizione al governo in Germania avevano trovato un accordo per sbloccare il regolamento, ma che avrebbero chiesto alcune modifiche. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi arriva a Bruxelles per la riunione del Consiglio e cominciano a circolare emendamenti, ma viene soprattutto comunicato che durante il vertice bisognerà approvare il nuovo testo. Il titolare del Viminale chiede gli emendamenti tedeschi. E scopre che le modifiche riguardano soprattutto le associazioni e le Ong, e chiedono che “nell’articolo 1 del regolamento si deve inserire un paragrafo per legittimare l’attività degli attori non statali, comprese le Ong”, senza che ci sia però alcun obbligo sulle modalità di azione. È un passaggio ritenuto inaccettabile. Anche perché la scelta della Germania di stanziare fondi dal bilancio federale “affinché effettuino attività di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo centrale, a ridosso delle acque territoriali libiche o tunisine e trasportino poi sempre e solo in Italia i migranti raccolti” pesa ancora nelle relazioni tra i due Paesi nonostante la missione di ieri del titolare degli Esteri Antonio Tajani.

Piantedosi è atteso a Palermo per un incontro già fissato da tempo con il collega libico Emad Trabelsi e quello tunisino Kamel Fekih. Chiede quindi più tempo per una mediazione che porti comunque alla sigla dell’accordo. Ma proprio in quei momenti arriva la notizia delle sette navi impegnate nel Mediterraneo che il governo interpreta come “una provocazione”. Piantedosi lascia il Consiglio e intanto la protesta del governo diventa formale nei confronti dei partner per un atteggiamento che viene ritenuto “inaccettabile”.

La contromossa italiana è la presentazione di un emendamento per imporre che “i migranti trasportati su navi Ong devono automaticamente essere accolti dal Paese di bandiera della nave”. L’obiettivo del governo è chiaro e dichiarato: se la Germania vuole sostenere le Ong va benissimo, purché accolga anche i migranti trasportati. La proposta non passa e la riunione viene aggiornata.