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di Cesare Zapperi

Corriere della Sera, 14 agosto 2023

In Veneto il governatore Zaia evoca il pericolo “tendopoli”. Ma la sua proposta di coinvolgere le realtà locali è stata accolta solo da 19 comuni su oltre 500. Gli sbarchi di migranti sembrano inarrestabili. Solo negli ultimissimi giorni sulle coste italiane sono arrivate, con i più svariati mezzi, oltre duemila persone (15 salvataggi in 48 ore). L’ultimo bilancio degli arrivi a partire dall’1 gennaio 2023 indica una cifra record: quasi 95 i migranti sbarcati (erano 45 mila un anno). Cifra imponente che rende ancora più complicato il problema di trovare una sistemazione a tutti i migranti in attesa che venga chiarito il loro status. Il ministero dell’Interno ha predisposto un piano di riparto che prevede di ricollocare sul territorio italiano 50 mila persone dall’1 luglio al 15 settembre. Ma la difficoltà di trovare strutture capienti e adeguati è enorme. È anche un tema che spacca la politica, con divisioni dentro gli stessi partiti.

È emblematico quanto sta avvenendo in Veneto. Le prefetture delle varie città, attraverso i Consigli territoriali dell’immigrazione, stanno cercando luoghi dove accogliere i migranti, ma i bandi vanno deserti. È successo a Treviso, per esempio, dove due richieste per complessivi 450 posti non hanno trovato una risposta. Il copione si ripete nelle altre città. Non a caso, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha evocato il pericolo di vedere presto sorgere qui e là “tendopoli”. Uno scenario che nessuno si augura ma che, alla luce dei continui arrivi, si fa ogni giorno più concreto.

Per questo nelle scorse settimane sia Zaia che il sindaco di Treviso Mario Conte (anche in qualità di presidente regionale dell’Anci) si sono spesi perché si adottasse il modello dell’accoglienza “diffusa”. Cioè, non affidata a pochi, ma enormi, hub provinciali ma a piccole strutture sparse capillarmente sul territorio. Così da evitare le grandi concentrazioni, possibili fonti di tensioni, e da suddividere le responsabilità di fronte ad una vera e propria emergenza. Ma l’appello non ha dato risultati perché su 563 Comuni veneti solo 19 si sono dichiarati disponibili a fare la loro parte per dare un contributo all’accoglienza. E i numeri lo confermano: su 8.131 migranti ospitati, solo 748 sono stati distribuiti sul territorio.

Le prefetture fanno affidamento sugli hotspot, sono già operativi in tutte le Regioni e lì cercano di concentrare il maggior numero di persone. Ma in molti casi la capienza è stata abbondantemente superata e si procede affannosamente a cercare soluzioni alternative, comunque sempre in grandi contenitori. Sull’altro fronte, il tentativo è quello di coinvolgere i Comuni, gli oratori, le strutture assistenziali perché assorbano quote di poche decine di migranti. Le resistenze sono forti perché si teme di dover pagare un “prezzo politico” per scelte che il più delle volte sono impopolari.