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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 22 settembre 2023

Gare d’appalto milionarie e violazioni sistematiche dei diritti dei migranti trattenuti: la denuncia della Coalizione italiana libertà e diritti civili (Cild) e le preoccupazioni per il decreto legge. La Coalizione italiana libertà e diritti civili (Cild) ha lanciato una dura denuncia contro i Centri di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr) in Italia, mettendo in luce gravi violazioni dei diritti fondamentali dei migranti detenuti. Queste strutture, gestite da società e cooperative private, rappresentano un affare profittevole finanziato dai contribuenti, mentre il governo si prepara ad approvare un nuovo decreto che allunga i tempi di detenzione dei migranti fino a 18 mesi.

La denuncia della Cild riflette una preoccupazione crescente riguardo ai Cpr, spesso descritti come ‘ buchi neri’ nei quali si verificano violazioni sistematiche dei diritti umani. La gestione privata di queste strutture a spese dei contribuenti è stata stigmatizzata come profittabile sulla pelle delle persone detenute. Il nuovo decreto governativo, che mira ad aumentare i tempi di detenzione, è stato etichettato dalla Cild come inutile nel gestire il fenomeno migratorio e costoso dal punto di vista economico e umano.

Nonostante le affermazioni della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, l’efficacia dei Cpr nella promozione dei rimpatri è messa in discussione. La Cild ha rivelato che negli ultimi due anni sono state indette gare d’appalto per oltre 50 milioni di euro per la gestione dei Cpr esistenti, un affare gestito da grandi multinazionali e cooperative che traggono profitto dalla detenzione amministrativa, a discapito dei diritti umani delle persone trattenute. L’apertura di ulteriori centri aumenterà questa spesa, aggravando ulteriormente la situazione in un momento in cui l’inflazione sta colpendo i cittadini.

La Cild ha enfatizzato che l’aumento dei tempi di detenzione non migliorerà l’efficacia dei Cpr. Secondo il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, nel 2022 solo il 49,4% delle persone trattenute è stato effettivamente rimpatriato, con percentuali ancora più basse in alcuni centri. Inoltre, molti detenuti non possono essere rimpatriati a causa della situazione instabile nei loro paesi di origine, mettendo in pericolo le loro vite. La Cild ha sottolineato che l’aumento dei tempi di detenzione non risolverà il problema. I Cpr esistono da 25 anni, e i tempi di permanenza di 18 mesi sono stati in vigore in passato senza aumentare significativamente i rimpatri.

Inoltre, a differenza delle carceri, i Cpr mancano di un proprio ordinamento, il che ha permesso violazioni sistematiche dei diritti dei detenuti. La Cild ha sottolineato gravi violazioni dei diritti alla salute, alla difesa legale e alla comunicazione all’interno di queste strutture. La Cild ha concluso che una gestione efficace delle migrazioni non passa per l’aumento dei Cpr e dei tempi di detenzione. Invece, è necessario ricorrere ad alternative all’irregolarità che consentano alle persone detenute di accedere a percorsi di regolarizzazione. Questo, sostengono, è essenziale per porre fine alle violazioni inumane e degradanti che avvengono all’interno dei Cpr ogni giorno.