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di Massimo Pisa

La Repubblica, 19 dicembre 2023

Docce ghiacciate, poco cibo e risse. Il capogruppo Pd in Regione, Pierfrancesco Majorino e il collega Paolo Romano sono entrati nella struttura dove le condizioni di vita sono ancora disumane. Il principe Tomasi di Lampedusa, buonanima, avrebbe saputo pennellare la situazione con sapienza. “La sostanza vera”, sintetizza il capogruppo Pd in Regione, Pierfrancesco Majorino, “è che abbiamo trovato l’ente gestore lì bello al suo posto”.

I gattopardi in questione sono quelli della Martinina srl, la cooperativa salernitana che ha in appalto la gestione del Cpr, salda al suo posto in via Corelli nonostante il sequestro impeditivo d’urgenza disposto la scorsa settimana dai pm Paolo Storari e Giovanni Cavalleri. Con somma sorpresa di Majorino e del collega consigliere Pd Paolo Romano, che ieri hanno visitato il Centro di permanenza e rimpatrio a cavallo dell’ora di pranzo. “Entriamo - ribadisce stupito Romano - e trovo la stessa direttrice del servizio psicologico della mia ultima visita, nonché la stessa vicedirettrice. Non ho potuto trattenere la domanda: che ci fate qua?”. Attesa. Della decisione del gip se convalidare il sequestro.

E del resto l’attesa è l’unica attività praticata in via Corelli in un infinito e disumano giorno della marmotta che coinvolge, al momento, quarantotto “ospiti”, in maggior parte tunisini e marocchini, sospesi nel nulla delle lamentele e della rabbia. A cominciare dai pasti. “Che abbiamo assaggiato - racconta Romano - ed erano pure mangiabili ma in quantità insufficienti e di una tristezza imbarazzante. Cous cous con due piselli che si sfarinava, formaggio in vaschetta e strisce sottili di peperoni. Ma il cibo, o la consistenza delle lenzuola ignifughe che di fatto sono di carta velina, sono il meno. È tutto questo regime di restrizione che è inaccettabile e intollerabile, tutto il concetto di detenzione amministrativa che è da Stato dittatoriale. Basti dire che noi, che pure abbiamo potuto dialogare con le persone senza restrizioni da parte della polizia, abbiamo parlato con due numeri: 16-50 e 17-12. Come i cartellini appesi alle loro porte. È devastante per la loro identità, ci riporta alle pagine più buie dell’umanità”.

E cosa dicevano questi numeri? “Why? Perché? Continuava a chiedere alternando italiano e inglese - spiega Majorino - un ragazzo centrafricano che domandava: cosa ci faccio qua? Spiegandomi che non era mai stato un giorno in carcere e non capiva perché fosse finito in quel posto. Perché questo è ed è terribile una situazione completamente sfuggita di mano. Siamo di fronte a un piccolo carcere senza le garanzie presenti in un carcere”. Peggiore perché dentro il Cpr (e quello di via Corelli non è il peggiore d’Italia a detta di tutti gli operatori) a pesare è soprattutto il limbo. “Nessuna attività - ribadisce Romano - a parte il cellulare, stai lì in un loop infinito. La tensione ovviamente è alta, noi siamo entrati subito dopo una rissa, c’erano ragazzi col ghiaccio in faccia, altri si erano spogliati totalmente e non volevano tornare dentro. Che poi, solo il 50 per cento finisce rimpatriato. Gli altri tornano in strada, senza dignità né documenti, con questo carico psicologico e questa rabbia. Qualcuno lavora qui, ha i figli che vanno a scuola, beccato senza permesso su un treno per Treviglio, alle 5 di mattina, mentre andavano in cantiere, ovviamente in nero. Altri usciti dal carcere dopo due giorni finiscono a Corelli. E anche questi ti dicono: ma io ho già pagato, perché devo ricominciare, per cosa?”.

Docce ghiacciate, turche che non si chiudono, qualche copertuccia per la notte. Ed è tutto. “Bisogna velocizzare i rimpatri di chi deve essere rimpatriato e procedere immediatamente alla chiusura del Cpr”, sintetizza Majorino, “e convertirlo in luogo d’accoglienza per chi, italiano o straniero, non ha un tetto sotto il quale stare”. Sarebbe pure la soluzione più sicura, aggiunge Romano: “Lì dentro c’è solo costruzione di marginalità e disagio. Chi uscirà da qui e non sarà espulso tornerà in strada: e con quale atteggiamento, anche verso le stesse forze dell’ordine? Le destre vorrebbero aumentare i tempi di detenzione a 24 mesi, è impossibile, implausibile, sconsigliabile. Una follia. Non dovrebbero esistere, non si dovrebbe restare lì dentro nemmeno per 24 ore”.