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di Carlo Vulpio

Corriere della Sera, 29 agosto 2024

“Prima della sua morte mai ricoverato in ospedale”. Il documento in esclusiva che smentisce autorità, medici e la direttrice del Centro: “Non risulta alcun ricovero e/o accesso in pronto soccorso e/o ambulatoriale inerente a Darkaoui Oussama”. La morte di Oussama Darkaoui, il ventiduenne marocchino deceduto il 4 agosto scorso nel Cpr (Centro per i rimpatri) di Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza, appare sempre meno un “giallo” e sempre più un castello di bugie. L’ultima in ordine di tempo, ma fondamentale per comprendere i fatti, riguarda il “profilo” che, subito dopo la morte di Oussama, si è voluto costruire di lui. Non potendolo descrivere come un criminale - il ragazzo non aveva alcun precedente penale ed è finito nel Cpr solo perché non aveva il permesso di soggiorno, per il quale sua zia Massira Harmouch, a Sondrio, stava cercando di mettere insieme la documentazione necessaria - lo si è dipinto come una persona instabile, psicolabile, autore di atti di autolesionismo che ne hanno reso necessario il ricovero.

“Nei giorni precedenti alla sua morte, Oussama ha ingerito corpi estranei, forse pezzi di vetro, ed è stato ricoverato all’ospedale di Potenza”, questo ripetevano autorità, medici e la direttrice del Cpr, e questo riferivano agenzie di stampa e tv pubbliche e private. A quel punto, il racconto dei fatti era già “orientato”. Oltre alla morte, o forse l’omicidio, di Oussama, ecco anche la sua “character assassination”, cioè la distruzione della sua reputazione. Se era “agitato”, se ha ingoiato pezzi di vetro, se ha tentato il suicidio, se è finito in ospedale. Nulla di tutto questo. Oussama non è mai finito né in ospedale, né al pronto soccorso, e nemmeno ha mai fatto una visita medica in ambulatorio. Lo dimostra il documento dell’Azienda ospedaliera regionale San Carlo di Potenza, che il Corriere pubblica in esclusiva. “Agli atti di questa Azienda, dalle verifiche esperite - scrive la Direzione sanitaria potentina - non risulta alcun ricovero e/o accesso in pronto soccorso e/o ambulatoriale inerente a Darkaoui Oussama nato in Marocco il 01.01.2002”.

La lettera dell’Asl è dell’altro ieri, mercoledì 27 agosto, e riguarda non soltanto l’ospedale di Potenza, ma anche gli altri quattro che fanno parte dell’Azienda ospedaliera regionale San Carlo, e cioè gli ospedali di Melfi, Lagonegro, Pescopagano e Villa d’Agri. Per Oussama, dunque, detenuto nel Cpr da maggio scorso, non c’è mai stato alcun viaggio per ragioni mediche verso alcuno degli ospedali elencati. E tuttavia, nella “Relazione preliminare della visita al Cpr di Psg del 10 agosto 2024”, cioè subito dopo la morte di Oussama, ciò che emerge è che il fatto falso diventa vero solo perché costantemente ripetuto “da chi di dovere”, cioè da quel “muro di gomma” di figure istituzionali che avrebbero invece dovuto scalpitare per accertare la verità. Ma sembra che nessuno abbia niente da dire, nemmeno Catia Candido, la direttrice del Cpr (in appalto alla cooperativa “Officine sociali”), che ieri ci ha detto soltanto di essere “impegnata”.

La “Relazione” sul lager di Psg (il Cpr viene definito proprio così) è il risultato di due visite ispettive svolte da parlamentari, consiglieri regionali, medici, avvocati e sindacalisti, l’Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione), la Cild (Coalizione italiana libertà e diritti civili) e il Tavolo Asilo. Ed è un documento che suscita orrore e vergogna. In cui si denunciano “la mancanza di trasparenza e di rispetto delle regole da parte del prefetto di Potenza”, Michele Campanaro, e “le continue resistenze” del questore Giuseppe Ferrari e del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, “persino all’ingresso di parlamentari nel Cpr”. Intanto, la salma di Oussama è ancora depositata nell’obitorio di Potenza, la famiglia reclama il corpo del ragazzo e dall’Ambasciata del Marocco cominciano a chiedere spiegazioni.