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di Dario Del Porto

La Repubblica, 9 agosto 2023

Il Viminale ha proposto espulsioni di massa sul territorio di Castel Volturno. “Sarebbe una sconfitta, me lo dice l’esperienza che ho maturato in questi anni: tra i miei ragazzi c’è chi ha i genitori irregolari, ma frequenta la scuola quotidianamente e con profitto. Che facciamo, espelliamo anche loro?”.

Max Antonelli, uno dei fondatori di Tam Tam basketball, l’associazione dilettantistica che a Castel Volturno avvia allo sport tanti giovani di origini africane, scuote il capo alle parole del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

Il responsabile del Viminale, ieri in visita nella città del litorale domitio, ha parlato di circa 10mila migranti sprovvisti di permesso di soggiorno, e ha aggiunto: “Vanno espulsi, non lo penso io, ma lo dice la legge. Poi verrà visto caso per caso, non si sono mai fatte espulsioni alla cieca”. Cinzia Massa, segretaria della Cgil a Napoli e in Campania, argomenta: “Siamo per una società multietnica che favorisca l’integrazione, non per le espulsioni. Bisogna creare le condizioni per restituire diritti e dignità agli immigrati, creando lavoro legale e combattendo il caporalato”.

Al ministro replica anche la rete Castel Volturno solidale (che riunisce Caritas diocesana di Caserta, centro sociale Ex Canapificio, centro Fernandes, comboniani di Castel Volturno, Emergency, Movimento migranti e rifugiati di Caserta) e afferma: “Sulla pelle della popolazione italo-africana, sulla povertà e il degrado ambientale di quest’area si sparano numeri sulla presenza dei migranti senza andare a fondo dei problemi, restando sulla linea della propaganda. Invitiamo le istituzioni a valutare i danni provocati da alcune norme, dalla cancellazione del reddito di cittadinanza alla conversione del cosiddetto decreto Cutro”.

Mimma D’Amico, del centro ex Canapificio, argomenta: “Chiedo al ministro di affrontare davvero caso per caso la situazione. Si accorgerebbe che quasi nessuno degli immigrati di cui parla merita di essere rimandato a casa. Spesso sono costretti a combattere per il riconoscimento di diritti elementari: dopo una richiesta di protezione internazionale possono trascorrere sei mesi solo per il rilevamento delle impronte”. La rete Castel Volturno sollecita “un’analisi dei problemi concreti. Da tempo ci battiamo affinché vi sia un piano per Castel Volturno che favorisca l’emersione, il consolidamento del permesso di soggiorno e il coinvolgimento dei cittadini stranieri in un percorso di formazione e inclusione sociale”.

Cinzia Massa della Cgil chiede di “rinforzare il personale nelle questure e nelle prefetture. Non esiste solo il problema della sicurezza: il rilascio delle pratiche di permesso procede a rilento e invece vanno garantiti tempi ragionevoli”. Antonio Casale, del centro Fernandes, prova “a intravedere una luce nelle parole del ministro: ha detto che valuterà caso per caso. Ecco, tra le pieghe di queste parole voglio coltivare la speranza di nuove regolarizzazioni, soprattutto per chi vive qui ormai da tanti anni ed è stato solo danneggiato da tante restrizioni”.

Max Antonelli è preoccupato: “Abbiamo lottato per i diritti di questi ragazzi e continueremo a farlo - sottolinea - senza mai preoccuparci dello status dei loro familiari. Certo, se uno commette reati, il discorso cambia. Ma se una persona non riesce a regolarizzarsi a causa delle norme e, nonostante, questo, fornisce un servizio allo Stato, non ha senso mandarla via. Qui tantissima gente crea, letteralmente, economia. Voglio proprio vedere chi andrà a spezzarsi la schiena nei campi o a svolgere lavori umili al posto loro”.