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di Giansandro Merli

Il Manifesto, 17 gennaio 2024

L’intesa Roma-Tirana. La realizzazione del protocollo resta piena di punti interrogativi. Nelle commissioni riunite interviene Cirielli (FdI): tutti i vulnerabili andranno in Italia. Domani udienza preliminare della Corte costituzionale di Tirana. Mentre il ddl di ratifica del protocollo Roma-Tirana si prepara a sbarcare alla Camera, il governo inizia a fornire i primi dettagli operativi sui trasferimenti oltre Adriatico. Edmondo Cirielli, deputato FdI e viceministro alla Farnesina, è intervenuto lunedì sera nelle commissioni riunite Affari costituzionali ed Esteri che stanno esaminando il provvedimento: non tutte le precisazioni, però, hanno dissipato i dubbi. Anzi.

I più grandi riguardano le procedure per decidere chi andrà in Albania e chi in Italia. Un nodo decisivo, che avrà ricadute giuridiche e logistiche. Cirielli ha affermato che nel paese delle aquile non finiranno i soggetti vulnerabili. Cioè, secondo la legge: minori; minori non accompagnati; disabili; anziani; donne; genitori singoli con figli minori; vittime di tratta; persone affette da gravi malattie o disturbi mentali; vittime di torture, stupri, gravi forme di violenza psicologica, fisica, sessuale o mutilazioni genitali. Il recente dl 133/2023 ha ampliato la casistica a tutte le donne. In Albania, dunque, finiranno solo gli uomini ritenuti non vulnerabili.

Lo screening, ha detto Cirielli, dovrebbe svolgersi “a bordo di strutture idonee in mare, dove il migrante possa trovare un luogo sicuro in attesa della prossima destinazione”. Del resto, ha sottolineato il parlamentare, è stata la Commissione europea a chiedere di trasferire solo le persone soccorse fuori dalle acque territoriali. Un tentativo di lavarsi le mani da parte dell’istituzione comunitaria, che vuole evitare frizioni con Meloni in vista delle europee e rassicurare altri paesi membri interessati all’esternalizzazione.

Come e chi potrà accertare le vulnerabilità in una fase molto delicata come quella successiva ai soccorsi non è stato specificato. In ogni caso le autorità si riservano ulteriori accertamenti allo sbarco, nel porto di Shengjin. Se saranno individuati altri vulnerabili andranno in Italia. In casi eccezionali il trasferimento potrà essere disposto anche successivamente dai responsabili italiani delle strutture.

Cirielli non ha detto se lo screening in mare riguarderà anche le nazionalità. È un dettaglio importante perché in Albania saranno trattenuti i richiedenti da sottoporre alle procedure accelerate di frontiera (tempo massimo 28 giorni). La legge permette questo iter solo per i migranti che vengono dai 16 paesi che l’Italia ritiene sicuri. A parte le nazionalità che non si trovano sui barconi rimangono: Tunisia, Costa d’Avorio, Gambia, Nigeria, Senegal, Ghana e Marocco. Quando saranno separati questi migranti da tutti gli altri?

Non si sa. Si sa però che i trasferimenti in Italia avverranno grazie alla “costante disponibilità di vettori” perché i cittadini stranieri non potranno uscire dalle aree concesse da Tirana. Altre ombre restano sui rimpatri: il governo continua a dire che si faranno come dal territorio nazionale, ma le condizioni sono inevitabilmente diverse. Di sicuro non potrà contare sull’aiuto di Frontex, che si è tirato fuori dalle vicende in territorio extra-Ue.

“Più andiamo avanti con l’esame del ddl di ratifica e più si rivela la costruzione propagandistica di questo provvedimento, i cui costi sono estremamente sottostimati”, afferma Riccardo Magi, deputato e segretario di +Europa. La maggioranza vuole concludere tra oggi e domani l’esame in commissione, conferendo il mandato per l’aula ai relatori. Le forze di governo non hanno presentato emendamenti, le opposizioni oltre 150. Pareri contrari per tutti, tranne tre. Uno di Azione chiede che le Camere si esprimano sul rinnovo, un altro dei 5S che la legge Zampa sui minori stranieri sia inserita tra i riferimenti normativi e l’ultimo di Italia Viva affinché i migranti siano messi in condizione di accedere all’elenco dei difensori d’ufficio.

Dal lato albanese, intanto, si attende l’udienza preliminare della Corte costituzionale sul ricorso presentato dai parlamentari di opposizione. Si terrà domani. La Corte ha tempo fino al 6 marzo per decidere, ma è verosimile lo faccia prima. A meno che non accetti una nuova richiesta formulata dai ricorrenti nei giorni scorsi: sospendere il giudizio di costituzionalità in attesa di un parere della Corte europea dei diritti dell’uomo. Il protocollo migranti, dicono, potrebbe violare la Convenzione europea sui diritti dell’uomo di cui è firmataria anche l’Albania. Non è l’esito più probabile, ma se i giudici di Tirana spedissero tutto a Strasburgo per un parere i tempi si allungherebbero. E di molto. Per Meloni sarebbe una grossa sconfitta.