di Lorenzo Nicolao
Corriere della Sera, 21 agosto 2024
La maggioranza vive al Nord e ha origini romene e albanesi. Il 25% degli aventi diritto studia in Lombardia. Tra le altre nazionalità interessate anche quelle cinesi e marocchine. L’acquisizione della cittadinanza italiana è nuovamente al centro del dibattito politico, dopo l’apertura di Forza Italia all’introduzione dello Ius scholae. Un cambiamento, che legherebbe l’acquisizione della cittadinanza al compimento di un intero ciclo di studi (secondo precedenti formulazioni discusse in Parlamento chi ha frequentato regolarmente per almeno 5 anni, uno o più cicli scolastici presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione) riguarderebbe oltre 300mila dei 914.860 alunni che studiano in Italia e non hanno ancora compiuto 17 anni.
Questi ragazzi (11,2% degli studenti totali nel Paese) non hanno la cittadinanza italiana perché figli di genitori stranieri, essendo in vigore lo ius sanguinis). I dati sono frutto di uno studio di Openpolis, che ha elaborato i numeri del rapporto annuale Istat 2022, facendo poi riferimento all’anno scolastico 2022-2023. I numeri, che testimoniano un aumento del 4,9% rispetto all’anno precedente, sono stati diffusi nei mesi scorsi anche da organizzazioni come Oxfam e Save the Children.
In Lombardia il 25% degli interessati - I bambini e i ragazzi stranieri iscritti alle scuole di infanzia, elementari, medie e superiori vivono soprattutto nell’Italia settentrionale (14% nel Nordest e 15% nel Nordovest rispetto al totale degli studenti), mentre i numeri scendono lievemente al Centro 13% e di molto nel Sud e nelle Isole, dove si arriva fino al 5%. Proporzionalmente, i bambini che beneficerebbero dello ius scholae si concentrano in regioni come la Lombardia, dove si raggiunge il 25%. Sommati a quelli di Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna e Lazio, si arriva al 68% dei potenziali aventi diritto. Le percentuali rispecchiano una stima di massima, perché basata sull’ipotesi che i bambini abbiano frequentato la scuola dai 6 anni e che non abbiano interrotto gli studi prima dei 16, età limite prevista dalle norme sull’obbligo scolastico.
L’aumento dei nati in Italia - Altro dato interessante, questa volta di un rapporto del ministero dell’Istruzione, è quello degli studenti stranieri che sono nati in Italia. Nel quinquennio tra l’anno scolastico 2018-2019 e il 2022-2023 il numero degli studenti con cittadinanza non italiana, ma nati nel nostro Paese, è passato da oltre 553mila a quasi 599mila. Il 65,4 per cento degli studenti stranieri è quindi è nato in Italia, ma non ha la cittadinanza.
I Paesi di provenienza. In testa la Romania, seguono Albania e Cina - Sono circa 200 i Paesi di origine degli studenti con cittadinanza non italiana. La maggior parte, ovvero il 44,42 per cento, è di origine europea. Seguono gli studenti di provenienza africana (27,25 per cento) e asiatica (20,27 per cento). Gli studenti di origine rumena, albanese e marocchina rappresentano oltre il 40 per cento degli alunni con cittadinanza non italiana. Infatti, dei bambini che sarebbero interessati da un’eventuale introduzione dello ius scholae, il 26% ha origini romene, il 10,1% albanesi, il 9,6% cinesi. Poi il Marocco, appena fuori dal podio con il 9,1%. Sono percentuali che non riflettono solo la numerosità delle collettività in Italia per le singole nazionalità, ma anche il diverso accesso da parte dei minori alla cittadinanza italiana attraverso i genitori. Per esempio, i cinesi adulti hanno minore propensione ad acquisirla, riducendo le opportunità di un bambino cinese di diventare un italiano di seconda generazione. Diverso il caso dei ragazzi albanesi e marocchini, molti dei quali hanno acquisito la cittadinanza nel momento in cui i genitori sono diventati italiani e sono di conseguenza usciti dalla platea dei potenziali beneficiari della legge.