di Rocco Vazzana
Il Dubbio, 7 marzo 2023
Al momento l’unica opzione disponibile per i migranti è quella offerta dai criminali. “I trafficanti di esseri umani siano fermati”, invoca il Papa dopo la strage di Cutro, appello subito rilanciato dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Parole sante, verrebbe da dire, ma non esaustive. Perché un conto è puntare il dito contro le organizzazioni criminali che gestiscono la roulette delle partenze, un conto è pensare di eliminare il problema trattenendo più o meno forzatamente decine di migliaia di profughi al di là del Mediterraneo o ammassando esseri umani in un campo turco. Se muori in mare o in un “lontano” lager libico la sostanza è identica, cambia solo il senso di colpa, alleggerito, di chi pretende il lusso di non guardare.
L’attività dei trafficanti, del resto, risponde alla più elementare delle regole del mercato basata su domanda e offerta. E alla biblica domanda di una vita al riparo da guerre, persecuzioni, fame e carestie l’unica offerta disponibile, al momento, è quella criminale. Senza contare il fatto che chi oggi al governo invoca misure radicali per impedire nuove Cutro, fino a ieri ha fatto di tutto per rendere impossibile l’attività di salvataggio in mare persino alle Ong, definite “pull factor”, fattori di attrazione, per i migranti, invogliati a partire, secondo questa logica, dalla consapevolezza che in mare qualcuno li avrebbe salvati. Il disincentivo alla fuga, secondo queste argomentazioni, dovrebbe essere dunque la morte probabile, la stessa a cui la maggior parte dei profughi andrebbe incontro se non lasciasse disperatamente la propria regione di provenienza.
L’unica alternativa reale per salvare vite umane è quella di moltiplicare le vie d’accesso legali ai Paesi europei di destinazione. Che non significa solo aprire corridoi umanitari - quasi sempre gestiti dal mondo dell’associazionismo religioso, in virtù di un Protocollo d’intesa col governo italiano - ma gestire a livello statale ed europeo i viaggi dei migranti. Per capire la marginalità statistica dei corridoi umanitari basta dare un’occhiata ai numeri forniti dalla Comunità di Sant’Egidio, l’organizzazione che gestisce la maggior parte degli ingressi protetti.
Da febbraio 2016 al maggio 2022 (data degli ultimi dati disponibili) hanno raggiunto l’Europa in sicurezza “4.679 persone”, si legge sul sito del movimento d’ispirazione cattolica. “I paesi di origine dei rifugiati più rappresentati sono Siria (67 per cento) ed Eritrea (15,1 per cento); a seguire Afghanistan, Somalia, Sud Sudan, Iraq e Yemen”. Di questi profughi arrivati in sei anni, 3.955 sono stati trasferiti in Italia, gli altri in Francia (546 persone), in Belgio (150), nel Principato di Andorra (16), gli altri tra Germania e Svizzera.
Numeri importanti, senza alcun dubbio, ma risibili se confrontati con le richieste d’asilo politico. Nel solo 2021, secondo i dati Eurostat, i Paesi Ue hanno ricevuto circa 535mila domande di protezione, un numero quasi raddoppiato nel 2022, 966 mila, secondo uno studio pubblicato dall’Euaa, l’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo. I soli corridoi umanitari, alla luce di questi dati, non possono dunque bastare.
Nessuna legislazione deterrente impedirà a una popolazione così numerosa e variegata di mettersi in viaggio per scampare a un destino quasi sempre segnato, come crede il ministro dell’Iterno Matteo Piantedosi. E a occhio non funzionerebbe nemmeno “raggiungere tutte le popolazioni in difficoltà e fargli presente che quei viaggi non sono come vengono dipinti dai trafficanti di uomini che fanno pagare anche 7mila euro, come nel caso della tragedia di Crotone, ma sono viaggi molto rischiosi e si può morire”, come suggerisce il vice presidente della Camera Fabio Rampelli.
Per scongiurare nuove Cutro (ma sono 26mila i morti nel Mediterraneo negli ultimi 10 anni secondo l’Oim) l’unica alternativa è un ripensamento radicale delle politiche dell’accoglienza in Italia e in Europa. Non sarà il sequestro di una nave da soccorso a fermare le partenze, né lo smantellamento di alcune organizzazioni criminali.
E neanche stringere accordi col governo libico. Il Mediterraneo è solo una parte di un viaggio lunghissimo che spesso dura parecchi anni. E l’Italia, nella maggior parte dei casi, è solo una nuova tappa, non la destinazione. “I trafficanti di esseri umani siano fermati”, sì. E a chi fugge venga offerta la possibilità di farlo in sicurezza. Una bagnarola pronta ad affrontare le onde salterà fuori sempre.