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di Lidia Ginestra Giuffrida

Il Manifesto, 27 agosto 2023

65 sbarchi in sole 24 ore, aiuti difficili: sull’isola ci sono solo sei medici. Una donna racconta: “In Libia hanno picchiato me, mio marito e mia figlia. Ero incinta, ho perso il mio bimbo”. Hotspot di Lampedusa oltre quota 4mila (con 243 minori non accompagnati): da mezzanotte alle 11 di ieri 870 persone sono arrivate sull’isola. Venerdì si sono contati 65 sbarchi, un numero mai raggiunto prima in 24 ore. Gli approdi del resto non si fermano mai: ieri alle 19 avevano raggiunto l’isola altri 399 migranti. Le motovedette della Guardia costiera fanno avanti e indietro dal molo Favaloro. La Croce Rossa ha allestito due nuovi gazebo per aumentare lo spazio d’ombra dove i naufraghi sono costretti ad aspettare per ore.

Verso le 14 di ieri il molo era al massimo della sua capienza e una motovedetta della Guardia costiera è stata costretta a sbarcare di fianco al Favaloro, fuori dall’area militare. A bordo c’erano 98 persone di origine subsahariana: tre donne incinte di cui una ha perso coscienza durante il salvataggio, e due bambini di pochi mesi. Hanno aspettato per 3 ore sotto il sole l’arrivo delle ambulanze e dei bus che, a causa della mancanza di mezzi, tardano ad arrivare. Così i tempi si dilatano: se la Croce rossa non è all’interno del molo lo sbarco si ferma. E a bordo non avevano più né acqua né cibo.

“Stiamo facendo tutto quello che possiamo” spiegavano ieri dalla Croce Rossa. Gli enormi sforzi sono evidentemente insufficienti a gestire gli arrivi record. Ieri notte più di cento persone sono sbarcate autonomamente da due diverse imbarcazioni e sono state trovate lungo la strada di ponente: “Eravamo tre macchine piene di attivisti della società civile, impegnati nell’ambito dei diritti umani e delle migrazioni. Sul ciglio della strada abbiamo avvistato diverse dozzine di persone. Ci siamo resi conto che erano appena sbarcati. Parliamo di primo soccorso ogni giorno ma non ci siamo mai trovati a farlo realmente. Abbiamo chiamato la polizia, abbiamo aiutato i più vulnerabili e abbiamo recuperato acqua e cibo. Nel frattempo dalla strada è arrivato un altro gruppo di ragazzi, anche loro appena sbarcati a Lampedusa. I soccorsi sono arrivati dopo circa due ore, una lunga attesa senza teli termici” ha raccontato Tiziano Schiena, del consiglio direttivo di Mediterranea saving humans, presente ieri sera.

Tra i migranti arrivati in autonomia, un gruppo di 44 persone (tra cui numerose famiglie) provenienti dalla Libia e dalla Siria. Su un altro barchino ragazzi dal Sud Sudan. “In Libia hanno picchiato me, mio marito e mia figlia di due anni. Ero incinta e ho perso mio figlio al quarto mese di gravidanza a causa delle percosse” la testimonianza di Fatma Hosin, proveniente dalla Libia e sbarcata ieri notte dopo 24 ore di viaggio in mare. Evidenti segni di percosse sono presenti anche nei giovanissimi ragazzi sudanesi partiti da Sfax, tutti minorenni tranne uno di 19 anni. Alcuni di loro nel 2021 avevano protestato davanti alla sede di Unhcr a Tripoli con il movimento autorganizzato “Refugees in Libya”.

Dopo due anni è stato David Jambo, cofondatore e portavoce del movimento, a prestargli primo soccorso insieme al resto della società civile, dopo lo sbarco a Lampedusa. Sull’isola ci sono solo sei medici, decisamente troppo pochi per la quantità di naufraghi che arriva e che necessita di immediate cure mediche. Mentre le persone continuano a sbarcare vanno avanti i trasferimenti, nella mattinata di ieri sono state spostate sul continente 750 persone, alle 14 altre 80 e 169 sono salpate nel pomeriggio. Ma l’hotspot continua a essere affollato e la Croce Rossa non riesce a far fronte agli interventi richiesti.