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di Chiara Sgreccia

L’Espresso, 19 giugno 2022

Respingimenti, confini blindati e violenti per i minori sono ancora la normalità. È la denuncia nell’ultimo studio di Save The Children pubblicato in occasione della giornata.

“Ho un sogno, voglio essere un pilota. Volevo farlo anche in Afghanistan ma lì sfortunatamente non posso”. Così Naweed racconta mentre da Claviere, in alta Val di Susa, in Piemonte, cammina verso la Francia. Attraversando le montagne che fanno da frontiera. È solo, dice di avere 14 anni. È partito 8 mesi fa dall’Afghanistan per raggiungere il fratello in Finlandia. Vuole arrivare a ogni costo. “È difficile venire qui da soli. Senza padre, né madre, né amici”.

È stanco ma determinato. Porta con sé i segni degli altri confini che ha attraversato durante gli oltre seimila chilometri che lo separano da casa: ferite, qualche mazzata. “Alzati e fai come l’asino, come la mucca. Fai animali diversi, comportati come un animale” gli avevano gridato le forze dell’ordine turche mentre cercava di entrare in Europa. Un foglio informale certifica la sua minore età. Lo tiene stretto nella speranza di non essere respinto dai poliziotti di frontiera francesi. Gli andrà bene.

Ma non per tutti è così, Anzi. Prima, ci sono le violenze lungo i confini europei: sono state almeno 1.911 le persone respinte nei primi tre mesi del 2022, come denuncia la coalizione di enti no profit Protecting rights at borders. Poi le difficoltà nel muoversi all’interno dell’Unione. Dal 2015, quando più di un milione di persone ha percorso la rotta balcanica per raggiungere l’Ue, in sei paesi - Germania, Francia, Austria, Svezia, Danimarca e Norvegia - sono ancora in vigore i controlli ai confini interni, che avevano introdotto per ragioni di sicurezza nazionale. Nonostante la crisi siriana sia finita da tempo e le deroghe a Schengen, l’area che comprende 26 stati in cui dovrebbero essere abolite le frontiere interne, non sarebbero dovute durare più di due anni.

Così migliaia di persone rimangono intrappolate tra uno Stato e l’altro. Dimenticate e sole. Come avviene al confine tra Francia e Italia dove il passaggio non è bloccato ma pericoloso e, soprattutto, affidato al caso, alla fortuna. Tra i migranti ci sono anche parecchi minori non accompagnati. Il cui numero sta crescendo con la bella stagione, come si legge nel rapporto “Nascosti in piena vista” di Save The Children, curato dal giornalista Daniele Biella, pubblicato in occasione della giornata mondiale del rifugiato, il 20 giugno. A Trieste, in Friuli-Venezia Giulia, dai 38 passaggi di minori di aprile siamo arrivati a 60, a maggio. A Ventimiglia, Liguria, da 24 a 47. A Oulx, nel mese di maggio, hanno attraversato il confine dal Piemonte alla Francia 150 minori, per la maggior parte afghani, proprio come Naweed.

“Questo transito, soprattutto nell’area Nord dell’Italia, è spesso invisibile. Per quanto composto da numeri relativamente importanti, rimane un fenomeno sottostimato. Ciò ha una ricaduta sul piano della protezione e dell’assistenza ai minori, soprattutto coloro che viaggiano soli, che da invisibili appunto rischiano di essere esposti a pericoli quali abuso, maltrattamento, sfruttamento e violenza”, spiega Niccolò Gargaglia, responsabile dell’area protezione e inclusione minori migranti di Save the Children.

“In questi mesi - continua - abbiamo visto come la macchina dell’accoglienza europea per i profughi in fuga dall’Ucraina sia stata tempestiva, efficace e funzionale”, grazie alla solidarietà dei cittadini e alla Direttiva 55/2001 che l’Unione europea ha attivato poco dopo l’invasione russa del Paese, con cui gli Stati hanno riconosciuto la protezione temporanea agli ucraini. Ma per chi arriva dalle altre parti del mondo, sempre in fuga da violazioni, privazioni e guerre, la situazione resta cupa e brutale. Il contrasto è stridente. E rende manifesta un’ingiustizia che non dovrebbe accadere, nell’indifferenza, nella patria dei diritti.