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di Marco Bresolin

La Stampa, 25 agosto 2023

La Commissione europea si difende: “Già disposti 450 uomini sul campo e investiti 2 miliardi in aiuti”. Asilo, stallo sulla riforma di Dublino. La Commissione europea è “molto preoccupata per l’aumento degli arrivi nel Mediterraneo centrale, in particolare in Italia”. E non potrebbe essere diversamente, visto che questa è tornata a essere la rotta più battuta, dove si registra la metà degli ingressi “irregolari” in tutta l’Unione europea (quasi 90 mila su 176 mila nei primi sette mesi dell’anno).

Ma l’esecutivo Ue respinge le accuse di immobilismo che in questi giorni stanno arrivando da diversi governatori di centrodestra e da esponenti della maggioranza. Bruxelles “ha collaborato con le autorità italiane e continuerà a farlo” ha fatto sapere ieri la Commissione tramite una sua portavoce, elencando tutte le forme di sostegno sin qui fornite: 450 uomini sul campo per gestire le procedure di frontiera e decongestionare gli hotspot, quasi due miliardi di euro di supporto economico negli ultimi otto anni e un meccanismo d’emergenza per consentire il trasferimento aereo dei migranti più vulnerabili da Lampedusa verso gli altri centri della Penisola.

Il dossier immigrazione è da sempre tra i più sensibili sull’asse Roma-Bruxelles, insieme con quello che riguarda la gestione dei conti pubblici. Due micce capaci di far divampare il fuoco delle tensioni e di scatenare accuse all’indirizzo dell’Unione europea, il perfetto capro espiatorio. A Palazzo Berlaymont ne sono ben consapevoli, per questo cercano puntualmente di intervenire per cercare di gettare acqua sul fuoco. Ma non sempre basta: ieri, per esempio, la reazione della Lega non si è fatta attendere. “Consapevoli e preoccupati? L’Ue non ci prenda in giro - attacca l’eurodeputato Paolo Borchia -. La Commissione continua a lasciare sola l’Italia, basta ipocrisia”.

Critiche che vengono però respinte e finiscono per rimbalzare verso gli altri governi Ue. Un esempio su tutti: un anno fa, su spinta della presidenza di turno francese, durante il governo Draghi, l’Unione aveva introdotto un piano di ridistribuzione dei migranti, seppur su base volontaria. L’impegno era di trasferire ottomila richiedenti asilo, ma dopo dodici mesi la cifra è ferma a poco più di un quarto. Di questi, soltanto 1.076 sono stati trasferiti dall’Italia (principalmente verso Francia e Germania). Sono emersi ostacoli pratici, oltre che politici: trattandosi di un piano volontario, gli altri Paesi non sono obbligati ad accogliere.

Ma il vero interrogativo riguarda la riforma di Dublino. All’inizio di giugno - nonostante la contrarietà di Polonia e Ungheria - i ministri dell’Interno hanno trovato una prima, storica, intesa sulle nuove regole per la gestione delle politiche d’asilo, basata sul concetto di “solidarietà obbligatoria”. Ma alla fine di luglio il dossier si è impantanato perché non è stato trovato un accordo sul regolamento per le situazioni di crisi che dovrebbe affrontare anche la questione della “strumentalizzazione” dei migranti da parte dei Paesi terzi. E lo stop rischia di bloccare l’approvazione dell’intero Patto, visto che bisogna ancora passare dai negoziati con l’Europarlamento. Nelle prossime settimane la presidenza spagnola proverà a mettere sul tavolo una nuova proposta di compromesso per cercare di sbloccare la situazione.

Dal canto suo, però, la Commissione ritiene di avere la coscienza a posto. Sia per quanto riguarda le proposte di riforma (messe sul tavolo tre anni fa), sia per quanto riguarda il sostegno pratico. “Abbiamo collaborato con le autorità italiane per contribuire a decongestionare l’hotspot di Lampedusa - ha precisato ieri una portavoce -, in particolare attraverso l’assistenza di emergenza che consente il trasferimento aereo dei migranti vulnerabili dall’isola ad altre località del territorio italiano”. Inoltre le agenzie Ue - Frontex, Europol e Agenzia per l’Asilo - “hanno dispiegato 450 persone in Italia”, con esperti inviati anche “a supporto del Ministero dell’Interno e delle prefetture”. A luglio, poi, sono stati stanziati ulteriori 14 milioni di euro per un nuovo progetto finalizzato a migliorare le condizioni di accoglienza. “Dal 2015 - ricorda la Commissione - l’Italia sta beneficiando di 1,96 miliardi di euro di aiuti Ue”.

Nei mesi scorsi la presidente Ursula von der Leyen si è spesa in prima persona per arrivare alla firma del memorandum d’intesa con la Tunisia voluto dalla premier Giorgia Meloni. I risultati ancora non si vedono, ma le polemiche per la scarsa attenzione al tema dei diritti umani continuano, soprattutto nei Paesi Bassi, visto il ruolo centrale giocato dal premier Mark Rutte. L’accordo è stato aspramente criticato anche dall’ex commissario Frans Timmermans, che due giorni fa ha lasciato Bruxelles per candidarsi alla guida del governo dell’Aia.