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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 16 settembre 2023

I rimpatri forzati sono l’epilogo di una questione molto più ampia e non vanno considerati come elemento risolutivo del problema migratorio. Inoltre è importante incentivare i rimpatri volontari e di costruire una rete di tutela per le persone espulse, anche una volta tornate in patria.

Questo è ciò che emerso durante il convegno internazionale “La tutela dei diritti fondamentali nelle operazioni di rimpatrio forzato in una dimensione europea”; organizzato dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale nell’ambito del Progetto “Implementazione di un sistema di monitoraggio dei rimpatri forzati”, finanziato dal Fondo asilo migrazione e integrazione (FAMI).

L’obiettivo principale di questo importante convegno, tenutosi presso l’Aula del Palazzo dei Gruppi parlamentari della Camera dei Deputati, è stato quello di affrontare le questioni fondamentali legate alle garanzie per le persone destinate a essere oggetto di provvedimenti di rimpatrio nella fase di esecuzione di tali decisioni. È stata un’occasione unica in cui tre figure di spicco hanno potuto discutere insieme: il Garante nazionale Mauro Palma, la Presidente del Sottocomitato ONU per la prevenzione della tortura, Suzanne Jabbour, e il Presidente del Comitato europeo per la prevenzione della tortura, Alan Mitchell. Queste tre personalità guidano le tre Autorità indipendenti che, in base alla legge, vigilano su tutti i luoghi di privazione della libertà e sui diritti delle persone private della libertà in tali contesti.

Durante il corso della conferenza, il Garante nazionale ha presentato dati forniti dal Ministero dell’Interno riguardanti i rimpatri forzati in Italia nel 2023. Sorprendentemente, l’andamento al 31 agosto mostra che siamo in linea con quanto osservato nel 2022, con un totale di 2.293 rimpatri forzati. Nonostante l’incremento significativo degli arrivi registrati quest’anno, il numero di persone rimpatriate dovrebbe attestarsi intorno a quello dell’anno precedente.

Interessante è anche il dettaglio sui paesi di destinazione dei rimpatri forzati, con la Tunisia che ha registrato il maggior numero di persone rimpatriate al 31 agosto 2023 (1.441 persone), seguita dall’Albania (362 persone) e dall’Egitto (212 persone). Il Garante nazionale, Mauro Palma, ha sottolineato che i rimpatri forzati rappresentano solo una parte di una questione molto più ampia e complessa. In effetti, questi rimpatri non possono essere considerati come una soluzione definitiva per le problematiche causate da regimi autoritari, cambiamenti climatici ed economie instabili. Palma ha enfatizzato l’importanza di incentivare politiche più attive nei confronti dei rimpatri volontari, prendendo ad esempio alcuni paesi europei in cui oltre il 50% dei rimpatri sono volontari. Si tratta - secondo il Garante - di un elemento culturale e politico di grande importanza.

Inoltre, ha sottolineato che la vigilanza del Garante nazionale sui rimpatri forzati non si limita al momento dell’espulsione ma si estende alle fasi di reinserimento. Ha evidenziato l’importanza degli accordi bilaterali con organismi omologhi in Georgia e Albania per garantire la tutela delle persone espulse anche dopo il loro ritorno nei rispettivi paesi d’origine. Un aspetto che Mauro Palma ha tenuto a sottolineare è stato il dialogo con il ministero dell’Interno, mantenendo al contempo la totale indipendenza dei ruoli. Il Garante ha ricordato il suo impegno per la creazione di una rete di tutela che copra l’intero percorso dei rimpatri, dimostrando la determinazione nell’assicurare il rispetto dei diritti fondamentali delle persone coinvolte in queste delicate operazioni di rimpatrio.