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di Piero Sansonetti

L’Unità, 18 settembre 2023

Cosa altro deve fare l’Onu? Non si capisce bene cosa possano pretendere Tajani e Meloni, che sono appunto quelli che dovrebbero eseguire le direttive dell’Onu. Tajani e Meloni invocano l’Onu. Chiedono che intervenga nell’emergenza profughi. Salvini e Meloni invece invocano la Marina Italiana (Salvini) e addirittura una ipotetica Marina europea (Meloni). Chiedono che si schieri sul Mediterraneo per impedire l’arrivo di barche di migranti in Italia. Come? Non ho idea. Penso che immaginino che la Marina, che dispone di cannoni, possa cannoneggiare i barchini e affondarli prima che entrino in acque territoriali italiane. E’ un metodo sicuro.

In realtà l’Onu è già intervenuto più volte sulla questione profughi. Intimando all’Italia di ritirare il decreto spazza-ong, del 2 gennaio 2023, immaginato dal ministro Piantedosi, e poi di ritirare il decreto Cutro, immaginato sempre da Piantedosi, qualche mese dopo, e poi i vecchi decreti sicurezza scritti a quattro mani da Salvini e dal capo dei 5 Stelle, Giuseppe Conte, che bloccavano le Ong, cioè i soccorsi, e che smantellavano la rete dell’accoglienza, e che radevano al suolo il diritto di asilo e di protezione. Aumentando così il numero dei profughi illegali. Sono esattamente questi dissennati decreti, buttati lì a caso per racimolare qualche consenso, la causa del disastro attuale.

L’assenza di soccorsi in mare, da parte delle Ong, spinge tutti i barchini verso Lampedusa. E’ chiaro che 7000 persone che arrivano in una decina di porti diversi, e in città grandi, non sono un gran problema. Se invece arrivano tutti a Lampedusa, isoletta con 6000 abitanti, è un disastro. Ed è chiaro che se hai smantellato il sistema di accoglienza, migliaia di profughi diventano un problema. Cosa altro deve fare l’Onu? Il suo compito è quello di chiedere il rispetto delle leggi e delle regole internazionali, e lo ha fatto: non è che può imporle coi caschi blu al governo italiano. Non si capisce bene cosa possano pretendere Tajani e Meloni, che sono appunto quelli che dovrebbero eseguire le direttive dell’Onu.

Ma anche la richiesta di intervento della Marina è bizzarro. E vano. Nessun ufficiale di Marina accetterebbe di violare le leggi italiane, le leggi internazionali e le leggi del mare, e attaccare - forte della propria potenza militare - le povere navi dei profughi. Se ricevessero quest’ordine dal ministero lo respingerebbero al mittente. “Signornò, signor ministro”. Si creerebbe un conflitto tra forze armate e governo. Un gran pasticcio. È chiaro - e va detto - che la presidente del Consiglio è in un cul de sac. Deve barcamenarsi. Da una parte sente forte la voce del buonsenso, del quale è dotata, e sente anche gli ammonimenti del mondo cattolico e del Vaticano. Che la spingono alla moderazione e all’accoglienza. Dall’altra sente la pressione della parte più fascista del suo elettorato e anche la voce feroce di Salvini, che la spingono a posizioni strillate e demagogiche, che in qualche modo evitino lo scavalcamento a destra del leader della Lega.

Salvini dice che siamo in guerra e che è in corso una invasione di “negri”. E quindi invoca le forze armate, che respingano i “negri” come il generale Diaz respinse gli austriaci (i crucchi) nel 1917, dopo che quel pasticcione di Cadorna (un po’ come Piantedosi e Meloni) li aveva fatti passare a Caporetto. Meloni non può certo compiere atti sconsiderati di violenza, ma è costretta almeno ad usare parole violente. Che però incendiano il paese, spingono una parte dell’opinione pubblica verso idee populiste e xenofobe che poi non è facile contenere o correggere.

L’altra sera Giorgia Meloni, nel suo messaggio televisivo, che ormai è diventato il nuovo strumento essenziale della comunicazione politica in Italia (sull’esempio di Kim Il Un) ha cercato di porre rimedio alle grida di Salvini. Di eguagliarle. Ha parlato anche lei di intervento militare, si è rivolta con atteggiamento autoritario ed autorevole ai profughi intimandogli di starsene a casa loro per evitare la severità della legge italiana, e poi si è lamentata del complotto internazionale.

Mussolini parlava della perfida Albione (Albione è l’antico nome dell’Inghilterra) e del complotto pluto-giudaico-massonico. Meloni è su quella lunghezza d’onda. Non ce l’ha con gli inglesi ma coi Galli, i francesi, e poi soprattutto con Joseph Borrell, che è spagnolo ma di origini argentine, e dunque chiaramente è un nemico, e probabilmente è lui, con l’aiuto di Elly Schlein, che forse è svizzera e quasi certamente giudaica, che organizza gli sbarchi a Lampedusa.

Lunedì si riunisce il consiglio dei ministri e stabilisce probabilmente due cose. La prima è questa corbelleria di chiedere l’intervento delle marine europee per fermare i barbari. La seconda è l’aumento a 18 mesi del limite di detenzione arbitraria e illegale dei profughi. Mi ricordo che quando ero ragazzo facemmo fior di manifestazioni per opporci a una legge “d’emergenza”, si chiamava la “Legge Reale” (dal nome del ministro che la promosse), che portava a 48 ore il fermo di polizia. Ora il governo Meloni stabilisce che il fermo, senza che ti sia contestato alcun reato passibile di arresto, può arrivare a 12.960 ore. Speriamo che l’opposizione si faccia sentire. Che impedisca questa follia. Già un bel numero di governi di destra di centro e di sinistra, tecnici e politici, di coalizione, qualunquisti o leghisti e altri ancora hanno varato decreti e leggi assolutamente ispirati alla xenofobia. Ora però si supera ogni limite. Ci si fa beffe dello Stato di diritto. Altro che Onu!