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di Antonio Bravetti e Francesco Olivo

La Stampa, 16 febbraio 2024

Il richiamo della premier in Consiglio: “Adesso andiamo tutti in Libia e Tunisia”. Monsignor Perego sull’accordo con l’Albania: “Soldi buttati in mare, uno spreco”. Il nuovo fronte, inatteso, lo aprono i vescovi. Proprio nei minuti in cui la premier rivendica in Consiglio dei ministri il “consistente calo degli sbarchi negli ultimi quattro mesi”, la Conferenza episcopale italiana prende una posizione durissima sui migranti: “L’Italia è incapace di accogliere” e l’accordo con l’Albania sono “soldi buttati in mare”. Da Palazzo Chigi trapelano “stupore” e “irritazione” per le parole che arrivano dai vescovi, appena due giorni dopo gli incontri per l’anniversario dei Patti Lateranensi. Antonio Tajani difende i “soldi ben spesi”, mentre FdI restituisce lo schiaffo: “La Cei chiarisca i finanziamenti alla Mare Jonio di Casarini”.

L’informativa in Cdm è l’occasione per Meloni di strigliare i suoi ministri. Dopo la parziale soddisfazione per i primi dati positivi sugli sbarchi, i toni salgono: “Serve maggiore impegno di tutti voi”. L’invito è quindi è di andare in Africa più spesso. La premier non si riferisce a questioni di sicurezza, ma all’attuazione del Piano Mattei, in tutti i suoi ambiti, in particolare nei Paesi di partenza e di transito dei migranti. Meloni in questi giorni ha ricevuto risposte non sempre positive da alcuni dei rappresentati dei Paesi invitati nel corso della conferenza Italia-Africa del 29 gennaio scorso. La presidente del Consiglio non vuole ritardi su un progetto, sul quale anche qualche ministro nutre dubbi.

Quello dell’immigrazione resta il punto debole dell’azione di governo. Lei stessa ha ammesso più volte che i risultati finora non sono stati pari all’impegno speso. E la preoccupazione che le ondate di sbarchi possano riprendere c’è eccome, in particolare dal Sudan via Tripolitania, anche se i numeri degli ultimi mesi danno “piccoli segnali di speranza”.

Il via libera del Senato all’accordo con Tirana arriva con 93 voti favorevoli e 61 contrari. Il protocollo prevede l’apertura di due Cpr in territorio albanese per accogliere 3000 migranti. “È finita l’accoglienza indiscriminata voluta del Pd”, esulta il senatore di FdI Alberto Balboni. Fratelli d’Italia suona la grancassa, poi però arriva la doccia fredda della Cei: “673 milioni di euro in dieci anni in fumo per l’incapacità di costruire un sistema di accoglienza diffusa del nostro Paese”. Monsignor Gian Carlo Perego, presidente della commissione per le migrazioni e di Migrantes, ci va giù pesante: “673 milioni di euro veramente “buttati in mare” per l’incapacità di governare un fenomeno, quello delle migrazioni forzate, che si finge di bloccare, ma che cresce di anno in anno, anche per politiche economiche che non favoriscono, se non con le briciole, lo sviluppo dei Paesi al di là del Mediterraneo. Uno spreco di risorse pubbliche. Un nuovo atto di non governo delle migrazioni, di non tutela degli ultimi della terra. Una nuova sconfitta della democrazia”.

La critica è dura, senza appello. Balboni non porge l’altra guancia: “Ritengo che monsignor Perego prima di criticare il Parlamento italiano per le leggi che legittimamente approva, dovrebbe piuttosto chiarire se risponde al vero che la fondazione Migrantes da lui presieduta ha veramente versato 20 mila euro alla Mare Jonio, associazione guidata da Casarini, indagato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.

Intanto, in Consiglio dei ministri Meloni ribadisce che il Piano Mattei non sarà “un modello di cooperazione predatorio bensì collaborativo, e rivendichiamo tra i tanti diritti da tutelare anche il diritto a non emigrare”. La presidente del Consiglio sottolinea il “consistente calo degli sbarchi negli ultimi quattro mesi: comparando le settimane di inizio anno rispetto all’analogo periodo del 2023 siamo al 41%. È tuttavia una rincorsa continua - sottolinea - contenere gli arrivi lungo una rotta porta all’attivazione o riattivazione di un’altra direttrice. Se cinque mesi fa la nostra prima preoccupazione erano gli arrivi dalla Tunisia, oggi lo è divenuta la costa della Tripolitania, che sta facendo registrare un incremento di partenze”.

Meloni chiede di “tenere alta l’attenzione. E per questo - spiega - ho bisogno di tutto il governo poiché quello che immagino operativamente, e mediaticamente, è un “modello Caivano” da proporre per il nord del continente africano, in modo particolare per la Tunisia e la Libia, ben consapevoli delle differenze sussistenti tra Tripolitania e Cirenaica. Dobbiamo sforzarci di far sentire a entrambe le nazioni la nostra vicinanza e il nostro reale spirito di solidarietà. Andiamo tutti in Libia e Tunisia, sviluppiamo progetti, controlliamone l’esecuzione, coordinando come per Caivano le presenze, in modo che siano cadenzate e diano il senso della continuità”. Sbarchi, al contrario.