di Francesco Olivo
La Stampa, 3 settembre 2024
C’è una priorità di Giorgia Meloni: la sicurezza. La Camera alla sua lenta ripresa affronterà un disegno di legge che si chiama proprio così, “ddl sicurezza”, che qualche spaccatura ha creato nella maggioranza. Evidentemente, però, le nuove leggi non bastano e quindi il governo per l’ennesima volta rilancia con la proposta di superare la Bossi-Fini (“Fini-Bossi”, la chiama la premier con una reminiscenza dei tempi di Alleanza Nazionale). Al centro dei pensieri ci sono sempre i migranti: “Ho sempre detto che mi sarei presa il tempo necessario per trovare soluzioni strutturali e quest’anno abbiamo il 64% in meno di sbarchi, il 30% in meno rispetto al 2022 - dice intervistata da Paolo Del Debbio a 4 di sera -. Bisogna continuare a lavorare, lo facciamo anche con un prossimo provvedimento che arriverà in Consiglio dei ministri”.
C’è anche Matteo Salvini da marcare stretto. Il leader della Lega ha rispolverato la strategia di commentare sui social e non solo i fatti cronaca, a cominciare dall’omicidio di Sharon Verzeni. Su questo episodio di cronaca nera, però, Meloni si distingue dal suo vicepremier: “Questo è un fatto ancora più spaventoso dei normali profili di sicurezza con cui noi leggiamo spesso questi fatti di cronaca. Qui non stiamo parlando di un immigrato illegale lasciato ai margini della società, senza un lavoro e senza una famiglia. Qui parliamo di un ragazzo cittadino italiano integrato, a cui sulla carta non manca niente. Per la sicurezza sappiamo come muoverci. Qui siamo in un dominio che dobbiamo affrontare con un dibattito serio, non stiamo capendo quello che sta succedendo alle nuove generazioni”.
Con gli alleati, che hanno litigato per tutta l’estate, va tutto a meraviglia, “siamo compattissimi”, ma la premier evita (in mancanza di domande) di parlare del tema che più li continua a dividere: lo Ius scholae. Mentre sull’altro dossier che spacca la maggioranza, l’autonomia differenziata la premier precisa: “Il presupposto è una cosa che si chiama Livelli essenziali delle prestazioni (Lep)”. Un implicito richiamo alla Lega a non accelerare sui tempi. I governatori del Carroccio, infatti, non hanno aspettato la definizione dei Lep per chiedere la competenza su alcune materie (come prevede la legge), provocando l’irritazione di Forza Italia. Con le sue parole Meloni sembra andare nella direzione di Antonio Tajani: non verranno concessi nuovi poteri alle Regioni finché non saranno definiti e finanziati i livelli essenziali delle prestazioni. Nella Lega sale il nervosismo: “I forzisti dicono una cosa contraria alla legge votata da tutto il centrodestra - dice il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, ad Affari Italiani - e contraddicono il compromesso trovato proprio per dare a loro e a FdI tutte le garanzie che chiedevano”.
“Non è che stiamo spaccando l’Italia - prosegue Meloni - stiamo cercando di riunificarla proprio perché non aver identificato quei livelli minimi delle prestazioni che dovevano essere uguali per tutti ha creato sì la disparità che oggi noi vediamo”. Fuori da Rete 4 continua lo scontro: Forza Italia continua a lavorare a una proposta di legge da presentare sullo Ius scholae, “ma noi restiamo contrari”, puntano i piedi nella Lega. E in ogni caso, fanno sapere da Fratelli d’Italia, “ora ci sono altre cose a cui pensare”. Tajani prova a superare la contrarietà dei colleghi di governo proponendo la concessione della cittadinanza ai minori stranieri dopo 10 anni di scuola e un esame sulla conoscenza della lingua e della storia italiane, sostituendo l’attuale normativa che prevede la cittadinanza automatica al diciottesimo anno d’età. Reazioni tiepide nella coalizione, mentre dal Pd Elly Schlein continua a tendere la mano: “Noi siamo pronti a discuterne”.
Tajani voleva quindi affondare il colpo a fine mese, depositando il testo in Parlamento, ma ieri si è reso conto che è meglio aspettare: “L’obiettivo è lavorarci bene e adesso la priorità è mandare avanti la manovra e i provvedimenti d’iniziativa del governo”, dice il portavoce di FI, Raffaele Nevi. I forzisti prendono tempo soprattutto perché vorrebbero far partire il percorso parlamentare della legge non in Senato, ma alla Camera, dove presiedono con Nazario Pagano la commissione Affari costituzionali, anche se il calendario è particolarmente affollato. Tra i duelli c’è anche quello economico. Forza Italia vuole alzare le pensioni minime, la Lega punta Quota 41. Anche in questo caso Meloni pare optare per le richieste azzurre: “In generale, le pensioni basse sono una nostra priorità”. C’è il tempo per celebrare il più alto tasso di occupazione da quando Garibaldi ha unificato l’Italia”.