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di Marco Bresolin

La Stampa, 31 gennaio 2024

Un rapporto dell’agenzia Ue rivela: quando fu avvistata l’imbarcazione due ufficiali italiani erano con noi e non rilevarono alcun pericolo. Il monitoraggio spettava a Roma. Senza risposta l’offerta di un aereo per sostenere le attività di soccorso. Il rimpallo di competenze tra l’Italia e Frontex per il naufragio di Cutro, che nella notte tra il 25 e il 26 febbraio di un anno fa costò la vita ad almeno 94 migranti, si arricchisce di nuovi importanti elementi che sollevano ulteriori dubbi sulla condotta delle autorità italiane.

Il primo: al momento dell’avvistamento del barcone, nella centrale di sorveglianza dell’agenzia a Varsavia c’erano anche due ufficiali italiani e “nessuno dei due ha comunicato che il caso fosse di particolare interesse”. Il secondo: quando Frontex ha deciso di non classificare l’avvistamento come situazione di pericolo, “non c’è stata alcuna obiezione” da parte degli italiani presenti nella sala, “né c’è stata la richiesta di fare ulteriori accertamenti”. Il terzo: subito dopo il naufragio, quando è stata decretata l’operazione di ricerca e soccorso, Frontex ha offerto la disponibilità di un aereo per perlustrare la zona, ma “non è stata ricevuta alcuna risposta scritta”. Il quarto: a posteriori, Frontex ha chiesto all’Italia informazioni sull’attività di monitoraggio intrapresa dopo la segnalazione, ma anche in questo caso non sono arrivate risposte.

Gli elementi sono contenuti in un rapporto redatto dall’ufficio per i diritti fondamentali di Frontex che La Stampa ha potuto visionare. Il documento risale al 17 novembre scorso e sottolinea che, dopo la segnalazione dell’imbarcazione, l’Italia avrebbe dovuto “imperativamente” avviare un’attività di “monitoraggio o persino di assistenza” perché, pur in assenza di segnali di un pericolo imminente, “casi come questo possono degenerare rapidamente in una situazione di emergenza”. Sulle attività intraprese o meno dalle autorità italiane in seguito alla segnalazione da parte dell’agenzia, Frontex spiega di non avere elementi per giudicarle proprio perché non sono state fornite le informazioni richieste. Per questo spera che l’indagine della magistratura “porterà chiarezza”.

I nomi e la funzione dei due “esperti” italiani citati nel documento sono stati protetti da “omissis”, ma secondo fonti di Frontex citate da “Euractiv” - il sito d’informazione che per primo ha rivelato l’esistenza del rapporto - si tratterebbe di un ufficiale della Guardia di Finanza e uno della Guardia Costiera. La Stampa ha contattato entrambi i corpi, ma non è stato possibile avere un commento a riguardo.

Il documento ripercorre tutti i momenti-chiave di quella nottata, a partire dalla segnalazione dell’imbarcazione avvistata dall’aereo “Eagle 1” alle 22.26 del 25 febbraio 2023. “Al momento dell’avvistamento - si legge - entrambi gli esperti italiani erano presenti nella sala” e stavano “osservando il rilevamento in tempo reale”. “Nessuno dei due - annotano i funzionari di Frontex - ha comunicato al team leader che il caso fosse di particolare interesse”.

Nel rapporto, inviato a Roma alle 23.03, sono state dettagliate tutte le informazioni: velocità di navigazione a 6 nodi e mare forza 4 (“moderato”), rilevamento di una telefonata satellitare partita dall’imbarcazione verso la Turchia, presenza di una persona sul ponte della nave, “possibile presenza di altre persone” sotto il ponte in base alla “significativa risposta termica”. Quest’ultima osservazione “è stata fornita in modo tempestivo”, anche se l’aereo di Frontex “non aveva i mezzi per stabilire in maniera indipendente” la possibile presenza di altre persone a bordo. Sulla base di questi elementi, “in assenza di evidenti segnali di situazione di pericolo”, Frontex ha considerato che l’imbarcazione non fosse in emergenza. E “non ha ricevuto obiezioni o consigli contrari da parte dell’esperto italiano che era nella stanza”.

Dopo l’incidente, quando le autorità italiane hanno attivato le attività di ricerca e soccorso, nelle prime ore del mattino “Frontex ha offerto un sostegno aereo suggerendo il decollo anticipato di un mezzo di sorveglianza”. L’ufficio per i diritti fondamentali ha “esaminato tutta la corrispondenza” tra il team leader di Frontex e il centro di coordinamento marittimo italiano (Mrcc), ma in seguito all’offerta “non è stata ricevuta alcuna risposta scritta”. L’aereo è poi decollato comunque molte ore dopo, alle 17.58, e ha raggiunto il luogo della tragedia alle 20. Dopo tre ore di ricerche è rientrato alla base “senza aver trovato né corpi né superstiti”.