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di Marina Della Croce

Il Manifesto, 7 settembre 2023

Il perito nominato dai pm mette in evidenza le contraddizioni delle informazioni fornite dall’Agenzia europea per le frontiere. Dopo più di sei mesi di indagini emergono alcune responsabilità di Frontex nel naufragio avvenuto a Cutro il 26 febbraio scorso e costato la vita a 94 migranti. A puntare il dito contro l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere è la relazione redatta dal perito incaricato dalla procura di Crotone di ricostruire rotta e velocità del caicco “Summer Love” e nella quale si evidenziano una serie di incongruenze nella segnalazione fatta da Frontex. Dai dati forniti dall’Agenzia viene confermato quanto già era emerso nell’immediatezza del fatto: il velivolo Eagle 1 individua alle 22.26 (ora italiana) un’imbarcazione sospetta, indicandola come “possible migrant vessel”, dandone comunicazione al Frontex Situation Center di Varsavia, che a sua volta alle ore 23.02 del 25 febbraio informa le agenzie italiane: lnternational Coordination Centre Rome di Pratica di Mare, National Coordination Center presso il Viminale e ltalian Marittime Rescue Coordination Centre.

Frontex comunicava anche che sul ponte era presente una sola persona, con possibili altre persone sotto il ponte indicate da una significativa risposta termica dai boccaporti; che la barca aveva buona galleggiabilità; che non c’erano giubbotti di salvataggio visibili; che il mare era forza 4 e che erano state rilevate telefonate satellitari verso la Turchia. Quello che al consulente della procura non quadra sono i dati riferiti dal velivolo di Frontex, che indicava, oltre alla posizione dell’imbarcazione, anche la rotta media seguita, 296′, e la sua velocità, 6 nodi. Secondo il perito con queste indicazioni la barca “con i possibili migranti sarebbe dovuta giungere nella zona della baia di Copanello (Catanzaro), quindi ben più a sud-ovest di Steccato di Cutro e sarebbe arrivata sulla costa alle 7 del mattino”.

Tuttavia, esaminando le informazioni sui vari fotogrammi all’infrarosso che ritraggono il caicco in navigazione, dai calcoli del perito emerge “che la rotta media seguita dall’imbarcazione in questo lasso di tempo era di 325 e non 296 come indicato nel rapporto di missione” di Frontex e “con tale rotta, l’imbarcazione con i possibili migranti a bordo sarebbe giunta a Capo Rizzuto, ovvero in una posizione di circa 8 miglia nautiche più ad est dal luogo dove sono stati poi trovati i rottami del relitto”. La consulenza tecnica calcola anche che con questa rotta la distanza che l’imbarcazione avrebbe dovuto compiere per arrivare sulla costa “era di circa 38,5 miglia nautiche e non 53” e sarebbe giunta sotto costa alle ore 03:41. Un orario che combacia con quello fornito dai pescatori che si trovavano sulla spiaggia e con le prime richieste di soccorso lanciate dai migranti. “Ciò dimostra - sostiene il consulente - che le informazioni fornite da Frontex in merito a rotta e velocità (296 e 6 nodi) erano molto approssimative se non fuorvianti”.