sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Giusi Fasano

Corriere della Sera, 30 luglio 2023

Le indagini sul naufragio del 26 febbraio di fronte alla costa calabrese. Per i testimoni il mezzo era come quelli della Guardia costiera. La donna che risponde alle domande è afghana ed è una delle 80 persone sopravvissute alla strage di Cutro. “Ho visto un elicottero bianco”, dice. Sicura che fosse un elicottero?, chiedono gli avvocati che stanno filmando la deposizione per fare indagini difensive. “Ce ne sono molti in Afghanistan, so distinguerlo da un aeroplano”, risponde lei. Che ora era? “Non avevo orologio o telefono, non so l’ora esatta. L’ho visto quando la luce del giorno era ancora lì e non era completamente buio. L’ho visto per 3-5 secondi, poi lo scafista ci ha mandato di sotto”. Poi lo ha visto o sentito di nuovo? “Sì. L’ho visto molto bene, due volte da vicino, la prima che era ancora giorno, la seconda era durante la notte. Era bianco e la sua coda era rossa, c’era qualcosa come una bandiera. Guardavo la facciata bianca ma poi lo scafista ci ha mandato di sotto”. Adesso le mostriamo due foto. Se lei lo ricorda le chiedo: a quale di questi due elicotteri era più simile quello che ha visto? “Questo. L’ho visto passare sopra di noi, fare un giro e andare via”.

“Questo” è l’elicottero della Guardia costiera - È un colpo di scena. Questa donna e altri due scampati alla strage di Cutro (una ragazza di 23 anni e un uomo) parlano per la prima volta di un dettaglio finora mai emerso. Lo fanno quasi per caso, raccontando come andò quella notte di mare e di morte. Parlano dello schianto del caicco Summer Love - carico di migranti - contro una secca davanti a Steccato di Cutro (Crotone), e a un certo punto nei loro racconti si fa strada la parola “elicottero”.

Gli avvocati torinesi Marco Bona, Enrico Calabrese e Stefano Bertone difendono otto sopravvissuti e i familiari di 47 dei 94 morti recuperati e identificati nel naufragio. E per ricostruire ciò che accadde durante quel viaggio disgraziato sulla rotta Turchia-Calabria, hanno sentito tutti. Gente che al momento si trova sparsa in Nord Europa. L’avvocato Bona è andato in avanscoperta a raccogliere racconti, ed è stato lui a sentire per primo quella parola, elicottero. È proprio sicuro? ha insistito con l’uomo che l’ha pronunciata. Lui quasi se l’è presa: “Noi in Afghanistan avevamo elicotteri sulla testa ogni giorno, so cosa sto dicendo”. Dopo di lui ne ha parlato una donna, appunto, e poi un’altra ancora...

L’avvocato ha deciso così di chiamare i colleghi a Torino e farsi mandare le fotografie degli elicotteri di Guardia costiera e Guardia di finanza. Le ha mostrate ai tre testimoni e ha chiesto se riconoscevano il velivolo. Nessuno ha avuto dubbi: “Questo”, cioè Guardia costiera. Così i legali (tutti e tre) a quel punto hanno deciso di formalizzare deposizioni con interprete giurato (in lingua persiana), riconoscimento ufficiale della fotografia e videoregistrazione delle testimonianze.

Tutto questo (filmati compresi) è diventato materiale per una istanza depositata nei giorni scorsi in Procura a Crotone, dove il procuratore Giuseppe Capoccia e il pubblico ministero Pasquale Festa si stanno occupando di due inchieste: quella sugli scafisti e l’altra sui mancati soccorsi al caicco Summer Love. La richiesta è chiara: acquisire i registri di volo degli elicotteri della Guardia costiera e verificare quindi i racconti dei tre testimoni.

Nessuno dei tre sopravvissuti avrebbe motivo di inventarsi un simile dettaglio, le loro versioni coincidono, gli orari indicati sono gli stessi, la descrizione del velivolo è identica. Dunque: un primo sorvolo sulla barca quando c’era ancora luce (verso le 19) e un secondo più tardi, con il buio (verso le 22). Stiamo parlando della sera del 25 febbraio, quindi quasi quattro ore prima che Frontex segnalasse il Summer Love all’International coordination center di Pratica di Mare e circa 9 ore prima dello schianto contro la secca.

Ammesso che si riesca a risalire davvero a un piano di volo che confermi tutto, la domanda è: questo sposterebbe il peso delle responsabilità sull’ipotesi dei mancati soccorsi? Quando Frontex l’ha avvistato il caicco viaggiava a sei nodi ed era a circa 40 miglia al largo delle coste calabresi. Facendo due calcoli, quando il misterioso elicottero li avrebbe avvistati i migranti erano forse a 55-60 miglia. Che scena potrebbe aver visto un elicottero a quel punto della navigazione? E ancora: a quell’ora del pomeriggio e con quella luce è possibile confondere la livrea della Guardia costiera italiana con quella, per esempio, greca? Gli avvocati hanno chiesto a un meteorologo una consulenza proprio su condizioni meteo e luce, anche se i testimoni si dicono certi: “Era bianco, coda rossa”; la seconda volta “partivano flash, come se scattassero delle fotografie”; era un “elicottero italiano; ha fatto una deviazione su di noi, prima alle 19 poi di nuovo alle 22”. L’uomo afghano, che ha perduto moglie e tre figli nel naufragio, chiede: posso aggiungere una cosa? E dice che l’elicottero li ha osservati, sì, ma poi “nessuno è venuto a osservarci, finché la barca non è affondata”.