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di Giancarlo Perego*

Il Resto del Carlino, 12 novembre 2023

Notizia improvvisa della realizzazione di un Cpr a Ferrara: preoccupazione per la mancanza di tutele, rispetto della dignità e luoghi aggregativi. Soluzione? Una città aperta, inclusiva, che sappia accogliere, tutelare, promuovere e integrare. Ha destato grande sorpresa e preoccupazione la notizia improvvisa della realizzazione di un Cpr. I Centri di permanenza per i rimpatri sono luoghi di trattenimento del cittadino straniero in attesa dell’espulsione.

Il trattenimento può durare fino a 180 giorni. In Italia sono 10 per una capienza complessiva di 1.378 posti: Bari, Brindisi, Caltanissetta, Gradisca d’Isonzo, Macomer, Milano, Palazzo San Gervasio, Roma, Torino, Trapani. Lo straniero deve essere trattenuto con modalità tali da assicurare assistenza e rispetto della sua dignità. Li ho visitati tutti: sono carceri, spesso a cielo aperto, gabbie senza le tutele delle carceri. Le persone non di rado incendiano tutto, si radicalizzano, si disperano, si autolesionano. Mediamente tre trattenuti su quattro vengono espulsi e uno è lasciato libero perché scaduti i termini. Perché un Cpr a Ferrara?

Ferrara è la provincia con meno immigrati e meno espulsioni di tutta l’Emilia Romagna. Ha già un carcere, anche per reati di mafia. Soffre economicamente più di tutte le province della regione. Ferrara non ha un porto importante sull’Adriatico. Allora perché? Forse una città più in sintonia con il governo delle migrazioni di Salvini e Piantedosi? Perché sviluppare l’idea di una “città carcere”, luogo di reclusione, più che di inclusione, di rifiuto più che di accoglienza, di negazione dei diritti più che di tutela? Forse avremmo bisogno piuttosto di luoghi aggregativi per i giovani, di un Auditorium, di altri collegi universitari?

Di più case per i migranti lavoratori e le loro famiglie e i rifugiati, di progetti Sai di integrazione, per andare incontro anche alla grande richiesta di lavoratori stagionali? Forse, di fronte alle guerre in atto, non dovremmo essere una città-asilo anche per rifugiati e richiedenti asilo? Più che una città carcere il futuro di Ferrara dovrebbe essere quello di una città aperta, inclusiva, che sappia accogliere, tutelare, promuovere e integrare: la città voluta dal grande architetto e urbanista del Dopoguerra Michelucci e sognata da Papa Francesco, la sola città che ha un futuro.

*Arcivescovo di Ferrara e presidente Fondazione Migrantes