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di Mario Di Vito

Il Manifesto, 11 ottobre 2023

Sulla giustizia ormai è scontro frontale: la Lega vuole riformare le sezioni per i migranti. Se il mazzo è regolare, si può sempre pensare di truccare il tavolo. È con questo spirito che, dopo aver verificato quanto il decreto Cutro non riesca a funzionare nelle aule di giustizia, la Lega starebbe pensando di risolvere il problema alla radice con una riforma delle sezioni dei tribunali specializzate in immigrazione.

La notizia è stata fatta filtrare dell’entourage di Matteo Salvini, senza chiarire se si tratti di un progetto già con una sua struttura o se, più probabilmente, è solo un’idea gettata sul tappetone dell’opinione pubblica tanto per vedere l’effetto che fa. Per ora, dunque, si sa solo che l’obiettivo è “garantire una maggiore celerità nei responsi e una piena terzietà dei pronunciamenti”. Il sottinteso è palese: dalle parti della Lega si dubita dell’efficienza e soprattutto dell’imparzialità dei magistrati delle sezioni dedicate all’immigrazione.

che, detto per inciso, sono magistrati ordinari, dunque l’attacco è da intendere a tutta la categoria, nell’ennesimo capitolo della guerra senza quartiere che da un paio di settimane a questa parte Salvini ha deciso di combattere con la giurisdizione italiana. Il caso Apostolico è stato soltanto la miccia, adesso il tiro si alza e, in attesa della più volte annunciata e più volte rimandata riforma della giustizia di Nordio, ci pensa la Lega a surriscaldare gli animi.

Salvini, che ieri era a Trento per la campagna elettorale, non si è espresso sul punto, ma in compenso ha rilanciato i suoi slogan sui Centri di permanenza per il rimpatrio, senza i quali, a suo dire “è più difficile espellere i clandestini che commettono dei reati”. Per quello che riguarda invece la riforma delle sezioni immigrazione dei tribunali, i magistrati si interrogano su cosa prevedrà - se prevedrà qualcosa - la proposta della Lega.

Da notare che, dopo la loro istituzione frutto del decreto Minniti-Orlando del 2017, le “Sezioni specializzate in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini nell’Unione Europea” (26 in totale, una per ogni distretto di Corte d’Appello) hanno portato diversi giudici a specializzarsi in una materia assai complessa che, oltre alle leggi italiane, prevede anche un’approfondita conoscenza delle normative comunitarie.

Lo spettro che aleggia è quello dei tribunali speciali di infausta memoria, ma tra le ipotesi più papabili c’è quella di trasferire le competenze sull’immigrazione ai giudici amministrativi. Una scelta che, con la presunta maggiore celerità delle decisioni, maschererebbe in realtà un tentativo del governo di controllare questo ramo della giurisdizione: parte dei giudici amministrativi, infatti, sono di nomina politica, basti pensare al Consiglio di Stato. L’escamotage, però, sarebbe a serio rischio di costituzionalità, dal momento che non si può sottrarre alla magistratura ordinaria una materia che riguarda direttamente i diritti della persona.

Si tratta, a ben guardare, di un rebus che si regge proprio sulla mancanza di elementi concreti a supporto dell’ipotesi fatta circolare da “fonti della Lega”, come recitano tutte le agenzie: forse, dunque, è solo un tentativo di intorbidire le acque mentre la partita sulla giustizia si complica via via sempre di più. Le mancate convalide dei fermi dei migranti nei centri di detenzione continuano ad ammucchiarsi, mentre il linciaggio della giudice Iolanda Apostolico con la pubblicazione di video che la vedevano partecipare alla manifestazione per la nave Diciotti del 25 agosto 2018 sta portando solo guai a chi ha deciso di diffonderlo, cioè Salvini.

Sulla diffusione del video pubblicato via social dal vicepremier - realizzato per sua stessa ammissione da un carabiniere di Catania - non solo ha prodotto due diverse inchieste giudiziarie (una a Roma e una in Sicilia), ma anche una serie di interrogazioni parlamentari: dopo quella scritta dal tandem democratico Verini-Rossomando, ieri anche il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni ne ha presentata una. “Quel filmato è stato diffuso con il chiaro e dichiarato intento di screditare l’operato e l’imparzialità della giudice - si legge nell’interrogazione -. Davvero grave che un vicepresidente del Consiglio e ministro della Repubblica abbia voluto utilizzare quel video sui propri canali social per tentare di screditare l’operato della magistratura, soltanto perché ha assunto decisioni a lui non gradite”.