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di Roberto Saviano

Corriere della Sera, 13 aprile 2024

Chi si fa carico di traghettare le persone in Europa, nella stragrande maggioranza dei casi, non è neanche complice: spesso è un migrante. Ogni rotta ha la sua mafia: non gang o bande, ma vere e proprie mafie, ovvero organizzazioni articolate e complesse. La rotta dell’Est era gestita soprattutto da turchi: i migranti mediorientali e afghani, passando per la Turchia, venivano spediti come merce in Grecia e in Italia. La rotta libica, che l’Italia conosce bene, è gestita dalle stesse figure che vengono pagate dall’Europa per fermare l’immigrazione. Veri e propri trafficanti che si fanno pagare dall’Europa per fermare i flussi oppure dai migranti sotto estorsione per aprire le rotte verso l’Europa. Questo permette alle milizie criminali libiche di negoziare continuamente sul prezzo: se volete che noi fermiamo i flussi ci dovete pagare almeno quanto guadagneremmo dal prendere i dazi e le estorsioni dai migranti. Chi si fa carico di traghettare le persone in Europa, nella stragrande maggioranza dei casi, non è neanche complice: spesso è un migrante. Il “capitano” di Garrone, per intenderci, che spesso marcisce nelle carceri italiane dove ci sono migliaia di immigrati senza alcuna colpa.

Ci sono stati casi in cui membri delle organizzazioni accompagnavano i migranti. È successo soprattutto all’indomani della guerra civile con i siriani, che partivano dalla Turchia e venivano portati con due barche: una che poi si sganciava e tornava indietro, e una, quella dei migranti, che veniva lasciata alla deriva. Per quale ragione accompagnavano? Innanzitutto, per studiare le rotte, anche perché qualora si fossero viste la Guardia Costiera o imbarcazioni militari, potevano scappare lasciando la barca dei migranti in balia dei controlli; e poi perché erano servizi pagati meglio, e quindi non si poteva rischiare di fare cadere o abbandonare in mare aperto i migranti perché il passaparola di un viaggio riuscito avrebbe innescato richieste e aumentato il valore del viaggio stesso. Tranne che per quel periodo, dove c’erano davvero scafisti che accompagnavano per l’intero viaggio con un’imbarcazione con motori più potenti l’imbarcazione messa peggio e carica di persone, chi conduce - perché gli viene data una mappa o perché conosce i sentieri avendoli magari già percorsi - è sotto ricatto, disperato e niente ha a che fare con l’organizzazione.

In tutto questo l’elemento più drammatico è che l’Europa non sa nulla: non abbiamo nomi, non abbiamo strutture studiate, non abbiamo vere inchieste sui grandi trafficanti, ma solo sui segmenti minori, più spesso su innocenti fatti passare come responsabili del traffico umano. La verità è che del traffico degli esseri umani sappiamo poco, pochissimo: i governi e le polizie si concentrano sugli scafisti, che sono spesso le “teste di serpente”. Gli “scafisti” che vengono chiamati così non sono per niente scafisti: sono persone ricattate che sanno condurre una piccola barca (pescatori o meccanici); in molti casi non sanno condurre una barca ma semplicemente hanno avuto a che fare con un motore, o in altri casi addirittura sono solo persone un po’ più sveglie, un po’ più giovani, meno impaurite. Se non lo fanno, la barca non parte; in cambio possono ricevere degli sconti a volte ridicoli (5% in meno, 10% in meno), nelle situazioni più gravi puntano a ricattare, a pestare, cioè “se non lo fai, ti teniamo a riva e non torni neanche a casa”. Le organizzazioni criminali che gestiscono i traffici sono quindi totalmente protette.

A oggi non sono coinvolte direttamente organizzazioni criminali italiane, cioè Cosa nostra, ‘ndrangheta, camorra, mafia garganica, ciò che resta della Sacra corona unita. Le organizzazioni italiane non gestiscono traffici umani. Per tradizione le mafie italiane non fanno neanche prostituzione: prendono dazio sulla prostituzione, ma non la gestiscono autonomamente. Quando i nigeriani se ne occupano, in Campania, devono dare una percentuale alla camorra, ma non è la camorra a gestire direttamente. Se lo fanno degli italiani sono bande limitrofe, ma le mafie rifiutano di trattare per una sorta di codice non morale, ma di onore: mostrarsi in grado di tenersi lontano dagli affari più deplorevoli per la società (quindi usura, che pure controllano ma non praticano, e prostituzione).

Il traffico degli esseri umani ha la stessa dinamica per le mafie italiane: prendono dei dazi, ma ancora non abbiamo indagini su questo, quindi è pura congettura e percezione derivante da una serie di movimenti che le organizzazioni criminali fanno. I bulgari, i serbi, i turchi, le organizzazioni libanesi, le organizzazioni libiche sono strutture che da sempre gestiscono il traffico di esseri umani. La mafia turca, vincente nel traffico di eroina e di armi, si è data un ruolo di trafficante per tutti gli anni 90 e 2000; Erdogan l’ha fermata per convenienza con gli accordi fatti insieme (più che insieme, “comprati” dall’Unione europea): lui ha fermato un segmento di mafie interne dedite al traffico e così, di conseguenza, le organizzazioni criminali libanesi, bulgare e serbe hanno iniziato a trafficare.