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Il Manifesto, 24 dicembre 2023

Quest’anno nel Mediterraneo centrale sono morte 2.271 persone che tentavano di raggiungere l’Europa. O almeno, queste sono le vittime accertate, una cifra da considerare per difetto a fronte dei tanti naufragi fantasma di cui si sa poco e nulla. In ogni caso si tratta dell’84% del totale dei morti nel Mare Nostrum dall’inizio del 2023 e del 60% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (1.413).

“Ancora una volta ribadiamo che quella degli arrivi via mare non è un’emergenza numerica, ma umanitaria”, afferma Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). La destra italiana aveva promesso di far diminuire sia gli sbarchi che i morti in mare, anche attraverso i crescenti ostacoli alle Ong rappresentate per anni come “pull factor” (tesi smentita qualche giorno fa persino da Frontex).

È successo il contrario, ma le vittime sono cresciute più rapidamente dei migranti riusciti ad arrivare sulle coste italiane, che da un anno all’altro sono passati da 100mila a 153mila (+53%). “Di questo aumento del numero di morti dobbiamo innanzitutto ringraziare il disumano cinismo di Meloni e Salvini che hanno imposto norme che ostacolano il soccorso in mare causando tragedie come a Cutro e l’altro giorno altri 86 vittime al largo della Libia che potevano essere salvate”, attacca il segretario di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo.

Dei migranti partiti dalle coste nordafricane 48mila sono stati intercettati dalla guardia costiera tunisina e 11mila dalle milizie libiche. Di quelli arrivati in Italia 18mila sono di origini guineana, 17mila tunisina e 16mila ivoriana. Seguono Bangladesh (12mila), Egitto (11mila) e Siria (9.500). Nelle strutture di accoglienza si trovano 140mila persone, divise tra i centri governativi (105mila persone) e i progetti della rete Sai (35mila). La Lombardia ospita il 13% di tutti i migranti, è la percentuale regionale più alta.