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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 8 novembre 2023

L’attivazione della Protezione Temporanea per i cittadini ucraini in fuga dall’Ucraina ha creato un sistema di tutela e assistenza più robusto rispetto a quello previsto per altri richiedenti asilo. Tuttavia, anche gli ucraini ospitati in Italia hanno affrontato inefficienze e violazioni dei loro diritti a causa di una crisi senza precedenti nel sistema di protezione internazionale italiano. Questa crisi ha impedito a migliaia di persone vulnerabili di ricevere il permesso di soggiorno e l’accesso ai centri di accoglienza, violando le leggi nazionali e internazionali. È l’allarme lanciato dall’organizzazione umanitaria Oxfam tramite il report italiano intitolato “Protetti o no?”.

Andiamo con ordine. Il 4 marzo 2022, per la prima volta nella storia dell’Unione Europea, il Consiglio Europeo ha deciso per l’applicazione della Direttiva sulla Protezione Temporanea, riconoscendo nel flusso di persone ucraine in fuga dal loro paese dopo l’invasione russa quel “massiccio afflusso di sfollati” che non aveva voluto riconoscere in occasione di altre crisi. L’applicazione della Direttiva, sottolinea il report di Oxfam, ha portato immediatamente, in tutti gli Stati membri, all’instaurarsi di un sistema parallelo a quello di asilo, ma caratterizzato da standard di protezione più alti.

Quello della creazione di un sistema a doppio binario è il filtro attraverso cui guardare alla risposta politica dell’Unione Europea alla crisi ucraina. Tale sistema ha introdotto un trattamento differenziato tra i richiedenti asilo di altra nazionalità e le persone provenienti dall’Ucraina, creando divisioni ingiuste e alimentando disparità di trattamento. Ma l’analisi di Oxfam condotta in collaborazione con Casa dei Diritti Sociali a Roma e il Consorzio Coeso in Toscana, durante il periodo tra luglio 2022 e marzo 2023, ha evidenziato le sfide e le difficoltà affrontate anche dalle persone fuggite dall’Ucraina.

Attualmente, circa 180.000 persone fuggite dall’Ucraina beneficiano di un regime di protezione temporanea attivato dall’Unione Europea dopo l’inizio del conflitto in Ucraina. Tuttavia, solo una piccola percentuale di loro, appena 17.000 rifugiati ucraini, è stata inserita nel sistema di accoglienza italiano, rappresentando meno del 10% del totale. Questo basso tasso di accoglienza è dovuto a una serie di fattori, inclusi lunghi tempi d’attesa per la presentazione della domanda di asilo, rifiuto di posti in strutture di accoglienza basato sulla nazionalità e mancanza di strutture adeguate per le persone vulnerabili, come anziani e persone sopravvissute a violenze e torture.

Secondo il rapporto di Oxfam, i richiedenti asilo devono attendere mesi prima di poter presentare la loro domanda di protezione internazionale. Molti di loro sono costretti a dormire per strada o nei giardini pubblici mentre aspettano di essere processati. Inoltre, il personale di polizia richiede spesso documentazione non necessaria e nega posti in accoglienza in modo costante, soprattutto a persone provenienti da paesi come Pakistan, Bangladesh, Afghanistan e Sud America.

La situazione è ulteriormente peggiorata a causa delle recenti decisioni del governo italiano, che ha introdotto procedure accelerate per l’esame delle domande di asilo, detenzione nei Centri di Permanenza e Rimpatrio (CPR) durante la valutazione delle richieste e restrizioni alla protezione speciale. Queste politiche hanno portato a una desertificazione quasi totale del sistema di accoglienza, mettendo a rischio anche i minori tra i 16 e i 18 anni. Un problema imminente e potenzialmente catastrofico riguarda la scadenza dei permessi per protezione temporanea, che avverrà il 5 marzo 2025. In assenza di interventi normativi adeguati, tutte le persone ucraine che intendono rimanere in Italia saranno costrette a fare domanda di asilo, rendendo il sistema ancora più congestionato e a rischio di collasso.

Oxfam ha lanciato un appello urgente al governo italiano affinché prendano misure immediate per affrontare questa crisi. L’organizzazione chiede al governo di garantire un equo accesso alla procedura di protezione internazionale, potenziando il personale dedicato nelle Questure, nelle Prefetture e nelle Commissioni Territoriali, e sanzionando le pratiche discriminatorie in atto. Chiede inoltre di rivedere drasticamente le disposizioni contenute nel Decreto Cutro, che prevedono il divieto di respingimento ed espulsione basato sul rispetto della vita privata e familiare e l’estensione delle procedure di frontiera a persone provenienti da paesi considerati sicuri. L’organizzazione umanitaria chiede anche una riforma radicale del sistema di accoglienza, garantendo l’accesso a servizi essenziali come l’insegnamento della lingua italiana, il sostegno psicologico e l’orientamento legale.