sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Francesco Grignetti

La Stampa, 31 dicembre 2023

Bilancio di fine 2023 del ministro dell’Interno: “Ma va detto grazie a Libia e Tunisia. Se non ne avessero fermati più di 120 mila, ci sarebbe stato il doppio di arrivi”. A Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, piace parlar chiaro. Anche a spese del politicamente corretto. E se deve fare un bilancio di fine anno, per dire, sull’immigrazione ringrazia sentitamente la Guardia costiera della Libia come quella della Tunisia perché hanno bloccato “molte decine di migliaia di altri arrivi”. Il ministro ha sul tavolo anche un numero preciso: sarebbero stati 121.883 migranti fermati quest’anno in mare o a terra in Tunisia e in Libia.

Ministro, gli sbarcati sono oltre 155 mila. Si dice sempre di smantellare le reti di trafficanti di uomini e questo governo ha innalzato ulteriormente le pene ed esteso la giurisdizione anche oltre il territorio nazionale. Risultati?

“Il numero degli arrivi di quest’anno non coincide certo con l’obiettivo delle politiche che il governo ha avviato in molteplici direzioni con il fine di contrastare e sconfiggere il traffico di esseri umani, ma va detto che ne sarebbero arrivati ancor di più se non avessimo adottato le misure varate in questi mesi che hanno già dato risultati concreti. Basti pensare che la collaborazione con le autorità tunisine e libiche ha consentito di bloccare molte decine di migliaia di altri arrivi, 121.883 persone, un numero non molto lontano da quello delle persone arrivate, e di arrestare centinaia di trafficanti. Oltre a questo, le iniziative che abbiamo adottato hanno fatto sì che il nostro sistema dell’accoglienza abbia retto l’urto di un afflusso straordinario che, voglio ricordarlo, è stato determinato da crisi politiche o socio-economiche avvenute in Paesi stranieri le cui cause sono state del tutto indipendenti da noi. Mi lasci dire, poi, che è quantomeno singolare che, talvolta, le critiche sul numero delle persone arrivate quest’anno pervengano dagli stessi soggetti che, al contempo, sostengono che dovremmo favorire l’arrivo indiscriminato di tutti coloro che si presentano alle nostre frontiere”.

Anche se negli ultimi giorni se ne parla meno, ed è doveroso attendere la Corte costituzionale albanese, a che punto è il progetto dei Cpr in Albania?

“Il Viminale e tutto il Governo sono al lavoro per concretizzare al più presto l’intesa con l’Albania, un indiscutibile successo diplomatico del presidente Meloni. È interesse di tutti che questo avvenga perché la realizzazione all’estero di centri per le procedure accelerate alla frontiera e per i rimpatri avrà un impatto importante nel contrasto all’immigrazione irregolare anche sul piano della dissuasione di quanti intendono partire. Le sottolineo che gli accordi con i Paesi terzi sicuri, come il nostro con l’Albania, sono al centro dell’attenzione delle future iniziative in ambito europeo quali possibili ulteriori soluzioni per contrastare il traffico di esseri umani”.

La Tunisia resta la rotta principale dell’immigrazione clandestina. Che cosa intendete fare, in concreto?

“Nel rispetto delle istituzioni tunisine che già molto hanno fatto e stanno facendo, continueremo a dare un supporto ed una collaborazione che non riguardi solo il contrasto all’immigrazione irregolare. L’Italia intende fornire sostegno anche in campo socioeconomico per risolvere alla radice le cause profonde dell’emigrazione. Una prospettiva molto importante a cui stiamo lavorando è quella di aiutare Tunisia e Libia, anche con le organizzazioni umanitarie internazionali, ad offrire programmi di rimpatri volontari assistiti alle tante persone presenti sui loro territori e che si affidano ai trafficanti con il miraggio di una migrazione senza prospettive”.

Quanto alla rotta balcanica, verrà ripristinata la libera circolazione con la Slovenia?

“La sospensione della libera circolazione sul versante orientale è temporanea e determinata soltanto da esigenze contingenti e straordinarie. È interesse dell’Italia avere facilità di scambi e di movimento con Slovenia e Croazia, due importanti partner europei con i cui rappresentanti mi incontrerò ancora una volta il 15 gennaio per condividere le modalità di una misura che durerà fin quando necessaria ma che finora non ha comportato problemi di circolazione transfrontaliera”.

Il mondo delle Ong impegnate nella tutela dei diritti dei minorenni migranti vi critica. La norma che prevede una coabitazione nei centri di accoglienza tra migranti adulti e i “quasi maggiorenni” da 16 anni in su non viola le convenzioni internazionali?

“È una misura prevista soltanto in presenza di situazioni eccezionali e che tiene conto comunque dell’esigenza di un trattamento in ogni caso differenziato per i veri minorenni. Ricordo che nella storia recente del nostro Paese ci sono stati momenti in cui si sono registrati in poche ore migliaia di arrivi che rendevano di fatto inattuabili le astratte misure differenziate di accoglienza dei minori. A fronte di tale constatazione, anche per venire incontro alle sollecitazioni che ci venivano dai Comuni, è stato inevitabile prevedere procedure emergenziali da attivare in tali casi, ma sempre nel rispetto della condizione di minore età. Quando si hanno responsabilità di concreta gestione di un fenomeno cosi complesso, si deve coniugare pragmatismo ai bei principi”.

Senza una migrazione ordinata, l’altra faccia della medaglia è il degrado urbano. Pensa che le norme esistenti siano adeguate oppure, visto che si sta per affrontare in Parlamento il vostro Pacchetto Sicurezza, occorre cambiare qualcos’altro?

“È stato proprio l’obiettivo di conciliare l’accoglienza con le imprescindibili esigenze di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica che ha ispirato tutte le iniziative normative adottate dal governo fino ad ora. Molte delle norme e delle iniziative adottate produrranno i loro effetti sul medio e lungo periodo. Penso, ad esempio, ai risultati che già intravediamo in termini di rafforzamento del sistema delle espulsioni dei soggetti pericolosi. Dovrebbe essere interesse di tutti contrastare l’immigrazione irregolare e i riflessi problematici che comporta sul territorio in termini di insicurezza e degrado”.

Questo Capodanno verrà festeggiato nel pieno di due guerre. Il Comitato nazionale per la sicurezza ha chiesto una “particolare vigilanza” per i siti sensibili. Avete segnali di possibili atti terroristici?

“Non ci sono elementi per un allarme specifico, ma la situazione è tale da richiedere la massima attenzione. Fin dall’inizio della crisi in Medio Oriente è stato innalzato al massimo il livello di attenzione sul fronte della prevenzione. La cornice internazionale è complessa e preoccupante per i possibili riflessi. Siamo in una situazione di allerta, ma senza che questo porti a un inutile allarmismo”.

La sicurezza è in palese affanno per le carenze di organico. Riuscirete a colmare il turn-over in pochi anni come promesso ai sindacati di settore?

“Potrei risponderle che, con riguardo a diversi specifici indicatori, in realtà la sicurezza in Italia è tutt’altro che in affanno. Sovente si presta, a buona ragione, molta attenzione al verificarsi di fatti. Al contempo, con minore ragione, si da poco riguardo all’efficacia e alla sollecitudine della risposta degli apparati di sicurezza. Questo perché molto spesso si riconducono a problematiche di sicurezza tematiche che, in realtà, riguardano fenomeni sociali diversi per quanto correlati. Ciononostante non siamo mai sfuggiti alle nostre responsabilità ed infatti, il governo ha avviato già a partire dalla prima sua legge di bilancio un percorso di rafforzamento degli organici che ha invertito un trend, consolidatosi negli ultimi anni, caratterizzato da un calo costante del numero di operatori del comparto sicurezza. Con il nostro governo finalmente i neoassunti tra le forze di polizia sono più di quanti vanno in pensione e questo saldo positivo ci sarà anche negli anni a venire. Inoltre, abbiamo incrementato il contingente dei militari per le operazioni di “Strade sicure” di 1800 ulteriori unità, con una aliquota importante dedicata alla sicurezza delle stazioni ferroviarie. È solo una delle promesse mantenute nei confronti di tutti i cittadini. Potrei aggiungere le significative risorse messe a disposizione del miglioramento delle retribuzioni dei poliziotti e, più in generale, per il funzionamento dell’intero sistema di sicurezza”.

Lei ricorderà, qualche settimana fa, i commenti di tante donne che lamentavano di non essere state prese sul serio dalle forze di polizia. Non mi risponda che il bicchiere è mezzo pieno e che si fa già tanto; mi dica che cosa fare per il bicchiere mezzo vuoto...

“Sarebbe ingrato non sottolineare l’impegno e la professionalità delle donne e degli uomini delle nostre forze di polizia che operano con particolare attenzione sul fronte della prevenzione dei femminicidi e della violenza di genere, reati particolarmente odiosi e allarmanti. Molti operatori delle forze di polizia si stanno specificatamente formando frequentando corsi dedicati alla preparazione ed all’aggiornamento per migliorare la capacità di gestione di questi casi. Miglioreremo sicuramente in tale direzione anche perché l’obiettivo principale resta quello di intercettare e comprendere le situazioni critiche prima che queste degenerino. Nella pratica non è sempre facile ma su questo c’è il massimo impegno del governo: abbiamo varato un pacchetto di misure, frutto in particolare del lavoro con i colleghi Nordio e Roccella, che comincia già a dare i primi risultati in termini di capacità di intervento”.

Alla luce dell’ultimo scandalo che riguarda l’ex senatore Denis Verdini, teme un arrembaggio ai fondi pubblici, segnatamente quelli del Pnrr?

“La massima attenzione che poniamo all’importante tema della prevenzione dell’inquinamento dei circuiti dell’economia legale precede e prescinde da alcuni indagini in corso, i cui esiti bisognerà verificare, che sono all’attenzione degli organi di informazione e che, per mia abitudine, non sono solito commentare. Ciò premesso gli investimenti sono fondamentali e irrinunciabili soprattutto se orientati alle infrastrutture che servono al sostegno allo sviluppo dei territori. E anche su questo il governo non arretrerà di un millimetro”.