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La Stampa, 29 novembre 2023

Il nuovo decreto, che deve passare al Senato, prevede tra l’altro di poter accogliere chi ha compiuto 16 anni nei centri per adulti. “Forte allarme” di fronte alla riduzione delle tutele per i minori stranieri non accompagnati viene espresso da Save the Children alla luce del testo del nuovo decreto Immigrazione, approvato oggi dalla Camera, che passa ora al Senato per completare l’iter di conversione in Legge. Save the Children lancia l’allarme per i migranti che hanno compiuto 16 anni, che potranno essere indirizzati ai centri per gli adulti e per i quali saranno consentiti metodi come le radiografie, dunque invasivi, per accertare l’età, di fatto con quello che l’associazione giudica un “limitato consenso”.

L’approvazione del testo come modificato in Commissione Affari Costituzionali include “alcuni preoccupanti emendamenti rispetto al testo originario del decreto, che vanno a peggiorare ulteriormente la condizione dei minorenni, determinando una pericolosa riduzione delle garanzie per loro previste dalla legge 47/2017 e aumentando i rischi per la loro incolumità e i loro diritti fondamentali. Un rilevante arretramento rispetto alla normativa italiana vigente, che proprio dall’approvazione della legge 47 ha rappresentato un esempio di civiltà in Europa, fondandosi sul diritto per ogni minore migrante di essere considerato prima, e sopra ogni cosa, un minorenne e quindi godere degli stessi diritti fondamentali al pari dei coetanei italiani ed europei”. Nonostante le preoccupazioni e le richieste di tutte le principali organizzazioni della società civile attive per i minorenni migranti, sottolinea Save the Children, “nel testo approvato resta confermato che i minorenni ultrasedicenni possono essere accolti in centri per adulti e vengono eliminate, in un’amplissima serie di ipotesi, delle sostanziali garanzie sull’accertamento dell’età sinora previste, tra cui quella di non essere sottoposti a esami medici, incluse le radiografie, a fini di accertamento dell’età senza che siano stati previamente utilizzati altri metodi non invasivi, senza la previa autorizzazione scritta della procura minorile e senza che sia prevista la necessaria presenza di un mediatore linguistico-culturale, indispensabile perché la persona possa fornire il suo consenso informato”.

“Norme, queste - prosegue l’organizzazione - che unite al brevissimo termine per presentare ricorso contro il verbale di accertamento (5 giorni) pongono i minorenni a serio rischio di respingimento, detenzione ed espulsione illegittimi causati da un’errata valutazione dell’età”. Inoltre, “con gli emendamenti peggiorativi approvati, in tema di accoglienza, oltre a estendere da 30 a 45 giorni il tempo massimo di permanenza dei minori nelle strutture di prima accoglienza a loro destinate, si deroga al limite di capienza dei centri di accoglienza straordinaria per minori fino a un massimo del 50% e si prevede l’estensione del possibile inserimento di minori ultrasedicenni in strutture per adulti fino a un massimo di 150 giorni. Le modifiche approvate dalla Camera inoltre aprono la possibilità che le procedure accelerate siano estese anche ai minorenni e ad altre categorie vulnerabili, nel caso in cui si accerti l’infondatezza della domanda di protezione internazionale, ovvero ad esempio qualora il minore provenga da un Paese cosiddetto sicuro, o abbia rilasciato dichiarazioni incoerenti o contraddittorie. “Si tratta di un grave peggioramento nel campo dei diritti dei minorenni non accompagnati, che si pone in contrasto con le garanzie della legge 47 del 2017 - spiega Raffaela Milano, direttrice Programmi Italia-Europa di Save the Children - Ciò che va posto al centro dell’attuale dibattito sul tema è che parliamo prima di tutto di minorenni, bambine e bambini, ragazze e ragazzi con un portato di vita, traumi, ma anche sogni e speranze rispetto ai quali abbiamo la responsabilità di esercitare un dovere di cura. Come ricordato dalla Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, i diritti dei minori richiedono una responsabilità e un impegno comune che deve essere al centro delle risposte politiche, che non devono essere guidate da una logica emergenziale”.