sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Anais Ginori e Alessandra Ziniti

La Repubblica, 26 novembre 2022

Darmanin: “L’Italia accolga le navi o niente ricollocamenti”. L’Ue valuta un codice sui salvataggi e chiama le organizzazioni umanitarie al tavolo. Piantedosi sulle confische non farà un decreto. Intesa Parigi-Berlino di sostegno reciproco sull’energia.

L’Italia “non ha respinto” il principio dello sbarco dei migranti soccorsi in mare nel porto sicuro più vicino. E la Francia pretende “che ogni Stato si assuma le sue responsabilità”. Vit Rakusan, ministro dell’Interno della Repubblica Ceca, fa l’equilibrista con le parole per provare a stemperare la tensione. Ma la verità è che, ben al di là di quel “con la Francia normalissimi e buonissimi rapporti” ostentato da Matteo Piantedosi, la riunione straordinaria dei ministri dell’Interno Ue, convocata a Bruxelles per cercare un accordo sul Piano d’azione della commissione Ue sui flussi migratori, ha confermato che tra Roma e Parigi la crisi scatenata dal caso Ocean Viking è una ferita ancora aperta.

Dimostrazione plastica il piglio con il quale il ministro dell’Interno francese Gerard Darmanin si è presentato ai giornalisti subito prima dell’inizio della riunione. Quasi un ultimatum il suo: “Se l’Italia non prende le navi e non accetta la legge del mare e del porto più sicuro niente ricollocamenti. L’Italia rispetti il diritto del mare e gli accordi Ue che ha firmato. Se non verrà approvato il piano della Commissione Ue la Francia andrà per la sua strada”. Come dire: la Francia ha accolto la Ocean Viking in via del tutto eccezionale ma non accadrà mai più. Il rapporto (anche personale) tra Piantedosi e Darmanin sembra compromesso: nessun faccia a faccia chiarificatore. Anzi, i due si sono evitati ritrovandosi lontani al tavolo e alla fine si sono scambiati solo una sfuggente stretta di mano. Piantedosi ha provato a non raccogliere la sfida, nel suo discorso di debutto al Consiglio dei ministri dell’Interno Ue non ha mai citato la Francia, ha puntato tutte le carte sul piano della commissione che definisce “un segnale di attenzione verso l’Italia, in linea con le nostre posizioni, punto di partenza per assumere decisioni” ma ha chiesto di “agire tempestivamente”. Sapendo di tornare a casa con un bicchiere pieno di promesse, annunci di ipotetiche convergenze, impegni decennali che stentano a realizzarsi. E soprattutto sapendo che, molto presto, davanti alle prossime navi umanitarie che torneranno ad affacciarsi davanti ai porti italiani il pallino sarà di nuovo solo nelle sue mani. E stavolta la posizione italiana sarà meno rigida. “Decideremo caso per caso”, la nuova strategia del Viminale che frena anche sull’ipotesi di un decreto che preveda sanzioni amministrative, sequestri e confische per le Ong. Anche perché la proposta italiana di varare un nuovo codice di condotta per le navi umanitarie che ne definisca le regole di ingaggio sembra essere stata accolta con favore dagli Stati. E il vicepresidente Schinas ha proposto di chiamare le Ong al tavolo. Nessuno però, in Europa, ha intenzione di mettere in discussione il principio che i migranti che tentano la traversata sulla rotta del Mediterraneo vadano salvati e portati nel porto sicuro più vicino. E che la strada per la condivisione delle responsabilità sia quella già tracciata dei ricollocamenti e della suddivisione degli oneri di rimpatri. La proposta italiana di un meccanismo centralizzato di rimpatrio di chi non ha diritto all’asilo potrebbe fare breccia. “C’è un orientamento - dice Piantedosi - a realizzare interventi finanziati direttamente dalla Ue per impedire le partenze e rafforzare i meccanismi di rimpatrio”. Se ne riparlerà l’8 dicembre a Bruxelles.

Ma intanto che a Parigi non si intraveda l’uscita della crisi con l’Italia nonostante la telefonata di due settimane fa tra Emmanuel Macron e Sergio Mattarella abbia permesso di abbassare i toni, lo sostengono anche nell’entourage di Macron. La “rottura di fiducia” con Giorgia Meloni è profonda. Anche se la questione delle navi delle Ong venisse superata, resterebbe una diffidenza. Nella crisi del rapporto con l’Italia, la Francia ha invece fretta di ritrovare una piena intesa con la Germania. Ieri la premier Elisabeth Borne era a Berlino dove è stata firmata una dichiarazione politica comune per il sostegno reciproco sull’energia. La Francia promette di sostenere la Germania sul gas e, in cambio, la Germania assicura aiuto alla Francia sul fronte dell’energia elettrica. Un patto che si era cominciato a tessere negli ultimi mesi del governo Draghi e che ora diventa ancora di più indispensabile. “Gli amici si sostengono l’un l’altro nei momenti del bisogno” ha detto Olaf Scholz.