di Alessandro Bergonzoni
La Repubblica, 4 marzo 2023
Se non si capisce che per non farsi seppellire dalle macerie terremotate o battagliate, loro preferiscono rischiare naufragi a ondate, noi non solo non siamo persone vive ma nemmeno nate. Possibile che non si inventi un nuovo Icaronte che volando, preferibilmente non troppo vicino al sole, possa trasportare le anime, vive, da un inferno almeno a un purgatorio se non a un piccolo paradiso?
Aerei, ne abbiamo (anche troppi di guerra, li costruiamo e li vendiamo) per fermare l’onta anomala, che offende e sommerge le vite perse. Usiamoli, facciamoli volare, son nati per portare. È la fine del mondo se non inizia la fine del modo, se non si cambia questo unico metodo di pensare, agire e organizzare. Per cambiare l’avversione dei fatti annegare.
Cosa si sta aspettando? Che le acque di questa tragedia dell’ennesimo “caso” si calmino? Il mare si calmerà forse, e si ritirerà, ma per pensare cosa fare: penserà al cielo che è più sicuro, meno severo, meno oscuro, anche delle nostre ragioni e scuse che dovrebbero diventare le scuse dovute a questi caduti di pace e di guerre, per cambiare questa nostra disperata fase così come cambiano le fasi delle maree.
Basta ben meno del due per cento di un altro Pil (prodotto interiore, lordo come non mai) per capire che investire è meglio di far perire a causa del soffiare impetuoso dei conniventi che spirano dall’Europa sulle nostre coste. La storia si può fare anche con i se: se si cambia.
Ma se non si capisce che per non farsi seppellire dalle macerie terremotate o battagliate, loro preferiscono rischiare naufragi a ondate, noi non solo non siamo persone vive ma nemmeno nate. Se lo Stato italiano avesse ascoltato la loro preghiera prima di arrivare, a tanto, avremmo imparato a fare gli europei non di calcio ma dell’Intelligenza, del Buon Senso, e avrebbero vinto tutti i paesi (aprendo i corridoi, umanitari, parlando di diritto di “soggiorno”, tenendo chiuse le camere, ardenti), ma si preferisce chiacchierare nei salotti quotidiani accusando solo gli scafisti e sparlando delle Ong.
Partire è un po’ morire ha scritto qualcuno... E se arrivare invece fosse un po’ rinascere o rivivere, che mare ci sarebbe? Qualunque fosse potremmo almeno non vergognarci più. Intanto cominciamo ad inginocchiarci tutti, sessantaquattro volte. Non solo per contare le vittime ma perché i gesti contino.