sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Giansandro Merli

Il Manifesto, 19 luglio 2023

Il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina finisce davanti alla Corte di giustizia Ue che dovrà stabilirne la compatibilità con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Lo ha deciso lunedì il tribunale di Bologna accogliendo la richiesta di rinvio pregiudiziale presentata dall’avvocata Francesca Cancellaro.

Il giudice nazionale chiede a quello europeo di valutare validità e interpretazione del “Facilitator package” - composto da una direttiva e una decisione quadro del Consiglio entrate in vigore nel 2002 per fornire una definizione comune del reato e stabilire delle sanzioni minime - alla luce di quanto prevede la Carta. Sia rispetto ai diritti fondamentali dei presunti “favoreggiatori”, che a quelli delle persone migranti “favorite”. Si parla di diritto alla vita, all’integrità fisica, all’accesso alle procedure di asilo. Il tribunale bolognese chiede esplicitamente che dopo la valutazione della disciplina europea lo stesso avvenga per quella nazionale, analizzando così i diversi commi che compongono il famigerato articolo 12 del Testo unico sull’immigrazione.

“La nostra obiezione è che la disciplina europea, e di conseguenza quella italiana che ne costituisce attuazione, non prevede lo scopo di lucro come elemento costitutivo del reato e contestualmente non obbliga gli Stati membri a escludere la responsabilità di chi agisce con finalità altruistica e umanitaria”, spiega Cancellaro. È proprio tale ambiguità che negli anni ha permesso di accusare di favoreggiamento sia le organizzazioni di trafficanti, sia migranti, attivisti e volontari che aiutano semplicemente altre persone mossi da ragioni solidaristiche. Non si tratta di un caso, ma di precise scelte politiche che si sono stratificate nell’articolo 12, una norma lunga, complessa e influenzata dall’allarmismo securitario con cui sono trattate le migrazioni internazionali. Ultimo esempio in ordine di tempo è il “decreto Cutro”, che ha aumentato i massimi e i minimi delle pene già estremamente severe che colpiscono i cosiddetti “scafisti”. La legittimità di questo provvedimento bandiera del governo Meloni potrebbe essere messa in questione dalla Corte Ue.

L’avvocata Cancellaro aveva chiesto un analogo rinvio pregiudiziale già durante l’udienza preliminare del procedimento contro Iuventa, Medici Senza Frontiere e Save The Children, accusate di favoreggiamento per i soccorsi in mare del 2016-2017. Il 23 giugno scorso, però, il Gup siciliano l’ha negato. L’avvocata ha avanzato nuovamente la richiesta in un processo contro una donna di origine congolese che ha già fatto giurisprudenza.

Sul caso si è espressa nel 2022 la Corte costituzionale che ha cassato due circostanze aggravanti del favoreggiamento. Quelle relative all’utilizzo di “servizi internazionali di trasporto” e “documenti contraffatti o alterati”. La donna, E. K. K., era arrivata all’aeroporto di Bologna il 27 agosto 2019 con figlia e nipote usando documenti falsi. Con le aggravanti rischiava fino a 15 anni di carcere. Dopo la decisione della Consulta il reato è stato riconfigurato in favoreggiamento semplice, che prevede un massimo di cinque anni di carcere ed è dunque di competenza del giudice monocratico. Questo ha chiesto alla Corte Ue di esprimersi seguendo la procedura accelerata. Se la richiesta venisse accolta si avrebbe una decisione entro sei mesi. Altrimenti, seguendo i canali ordinari, ci vorrà circa un anno.