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di Alessandra Ziniti

La Repubblica, 8 febbraio 2024

Anche la Cassazione stoppa il decreto Cutro. La questione del diritto d’asilo riguarda l’Europa. Per questo la Corte di Cassazione, chiamata a decidere sul ricorso del Viminale contro il provvedimento della giudice di Catania Apostolico e degli altri che hanno deciso di disapplicare il decreto Cutro nella parte che riguarda le procedure accelerate di frontiera per i migranti provenienti da Paesi sicuri, quindi ha deciso di sospendere i provvedimenti in attesa della pronuncia della Corte di giustizia europea.

Il provvedimento che è stato notificato questa mattina ai legali difensori dei migranti che erano stati prima trattenuti nel centro di Pozzallo e poi rimessi in libertà (tra cui l’avvocata Rosa Maria Lo Faro) e sposa in parte la posizione della Procura generale che aveva chiesto il rinvio degli atti alla Corte di giustizia europea sulla questione della cauzione di 5.000 euro chiesta ai migranti per attendere in libertà il verdetto sulla eventuale concessione del permesso d’asilo.

Secondo il verdetto appena depositato in Cassazione, “il rinvio pregiudiziale attiene a una questione sul sistema europeo comune di asilo, il quale costituisce uno degli elementi fondamentali dell’obiettivo dell’Unione europea relativo all’istituzione progressiva di uno spazio di libertà sicurezza e giustizia aperto a tutti quanti, spinti dalle circostanze, cercano legittimamente protezione nell’Unione”. La cifra contemplata nel Decreto Cutro riguarda infatti il versamento di una somma fissa di 4.938 euro da versare attraverso una fideiussione bancaria o una polizza fideiussoria assicurativa; non prevede allo stato attuale che soggetti terzi possano versare la somma per conto del soggetto interessato. Il versamento della somma costituirebbe l’alternativa al trattenimento.

In particolare le Sezioni Unite Civili chiedono alla Corte Ue se le norme del Parlamento europeo e del Consiglio del 2013 “ostino”, in tema di garanzia finanziaria, “una normativa di diritto interno”. Una normativa che “contempli, quale misura alternativa al trattenimento del richiedente (il quale non abbia consegnato il passaporto o altro documento equipollente), la prestazione di una garanzia finanziaria il cui ammontare è stabilito in misura fissa (nell’importo in unica soluzione determinato per l’anno 2023 in euro 4.938,00, da versare individualmente, mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa) - spiega in una nota la Cassazione - anziché in misura variabile, senza consentire alcun adattamento dell’importo alla situazione individuale del richiedente, né la possibilità di costituire la garanzia stessa mediante intervento di terzi, sia pure nell’ambito di forme di solidarietà familiare, così imponendo modalità suscettibili di ostacolare la fruizione della misura alternativa da parte di chi non disponga di risorse adeguate, nonché precludendo la adozione di una decisione motivata che esamini e valuti caso per caso la ragionevolezza e la proporzionalità di una siffatta misura in relazione alla situazione del richiedente medesimo”