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di Leonardo Martinelli

La Repubblica, 19 gennaio 2023

I due ministri portano il sostegno al sempre più isolato Saied in un Paese sull’orlo del default. Più sostegni all’economia tunisina, se il Paese rispetterà i patti sulla lotta all’immigrazione clandestina. È stato il leitmotiv della visita lampo ieri di Antonio Tajani, ministro degli Esteri e vicepresidente del consiglio, e di Matteo Piantedosi, responsabile degli Interni, al di là del Mediterraneo, a Tunisi, in una fase critica per il Paese maghrebino, con l’aumento dei barconi della speranza verso Lampedusa e una crisi economica senza precedenti. In una pausa, Tajani ha pure ricordato Bettino Craxi, morto ad Hammamet esattamente 23 anni fa, il 19 gennaio 2000. “A lungo - ha detto - è stato ingiustamente criticato e condannato. Ma poi, alla fine, ci si è resi conto che fu un protagonista della storia repubblicana”.

La visita dei due ministri, annunciata pochi giorni prima, non è stata una casualità. Dall’inizio del 2023 già più di 1.800 migranti sono sbarcati sulle coste italiane in arrivo dalla Tunisia, un numero altissimo rispetto a un anno fa. In tutto il 2022 sono stati 32mila, 18mila dei quali tunisini: la loro quota sta crescendo. Nei supermercati della capitale prodotti come il latte, il burro e il caffè arrivano a singhiozzo. L’inflazione è oltre il 10% e i salariati si devono accontentare di uno stipendio medio di appena 300 euro. Lo Stato ha pochi margini d’azione, ormai sull’orlo del default. La Tunisia necessita disperatamente di un prestito previsto da parte dell’Fmi (1,9 miliardi di euro), ma che viene continuamente rinviato.

Kais Saied, l’enigmatico presidente, sempre più impopolare in patria e isolato a livello internazionale, ha bisogno di sostegni. E così lui, che se ne sta sempre rintanato nel palazzo presidenziale di Cartagine, di fronte al mare, ha deciso di accogliere lì a braccia aperte Tajani e Piantedosi, che avevano già incontrato i loro ministri omologhi. “Sulla questione migratoria siamo stati in perfetta sintonia con lui”, ha precisato Tajani, mentre proprio ieri da Bruxelles la Commissione Ue ha invitato a non criminalizzare le ong, perché “salvano vite”. “Il problema va risolto nel suo complesso. Il tema della sicurezza ne è parte, ma poi ci sono la lotta alla povertà e quella contro il cambiamento climatico. Bisogna risolvere il problema alle radici”. “Vogliamo condividere iniziative di sviluppo economico - ha aggiunto Piantedosi - perché si prosciughi alla fonte la volontà di partire”.

In soldoni? La cooperazione allo sviluppo “sta stanziando - ha ricordato il ministro degli Esteri - 50 milioni direttamente per lo Stato tunisino e altri 50 per le piccole e medie imprese. Stiamo per ultimare l’iter burocratico”. Intanto ci sono già progetti all’esame o in via di programmazione per un totale di 700 milioni di euro varati dall’Italia. Senza considerare un nuovo sforzo: la costruzione di Elmed, il cavo sottomarino elettrico tra la Tunisia e la Sicilia, che inizierà a partire dall’anno prossimo (degli 850 milioni necessari, 306 sono stati appena stanziati dall’Ue e la quota restante per la metà arriverà ancora dall’Italia). Tunisi, però, che pure l’anno scorso ha intercettato più di 40mila migranti in mare, prima che raggiungessero l’altra sponda, e che rappresenta già il Paese dove l’Italia realizza più rimpatri di clandestini, deve fare di più per ridurre i flussi in partenza. In cambio, ancora, “siamo disposti a offrire più possibilità a immigrati tunisini formati - ha detto Tajani - che arrivino da noi regolarmente”.

Con Saied i due ministri hanno anche discusso di Libia. “L’Italia persegue l’obiettivo della stabilità e della pace in quel Paese - ha detto Tajani - E così bisogna frenare i suoi flussi migratori, che in parte passano attraverso la Tunisia, la cui collaborazione è necessaria”. Il ministro degli Esteri è stato appena in visita in Turchia e nel fine settimana si recherà in Egitto. “Vogliamo essere presenti nel Mediterraneo e svolgervi un ruolo di pace - ha detto - Tutti apprezzano la nostra capacità di risolvere i problemi, senza un atteggiamento predatore, aggressivo e da colonizzatore”. Ha preso appunto anche l’occasione per ricordare un politico italiano che portò avanti una strategia mediterranea “attiva”, Bettino Craxi. Fuggì i suoi problemi giudiziari proprio in Tunisia, dove morì 23 anni fa. “È stato uno dei nostri grandi politici, che più ci fece contare sul palcoscenico internazionale. Oggi viene fortunatamente rivalutato”.