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di Alessandra Ziniti

La Repubblica, 11 dicembre 2022

La strategia dei porti chiusi si è dimostrata un fallimento, il tentativo (abortito) di sbarchi selettivi ha creato un grosso problema con la Francia e il rapporto con l’Europa è fin troppo importante (e certo non solo per i migranti) per insistere con il pugno duro contro le Ong. È stato così che venerdì Matteo Piantedosi ha dovuto ingoiare un altro boccone amaro e rinunciare al nuovo braccio di ferro con le navi umanitarie.

L’indicazione di Palazzo Chigi - L’indicazione arrivata da Palazzo Chigi è stata chiara, sulla linea assai più morbida del ministro degli Esteri Antonio Tajani che non fa mistero di non condividere la crociata di stampo leghista contro le Ong. “Persuaso” ad aprire i porti alle due navi protagoniste dello scontro di novembre, Piantedosi ha dato indicazioni che almeno la Geo Barents e la Humanity 1 fossero mandate il più lontano possibile dai “loro scenari operativi”, come ammesso nella nota (da cui traspare la sua irritazione) inviata per spiegare che l’apertura dei porti “non è un dietrofront”.

La marcia indietro sui dublinanti - In realtà di dietrofront non è il solo: anzi in quattro giorni il Viminale di “richiami” ne ha subiti due, a dimostrazione di come anche sull’immigrazione il governo proceda con bruschi stop and go provocati dall’ormai evidente doppia linea. Ultimo quello delle due lettere in 24 ore con cui l’Italia ha rischiato di scatenare un altro incidente diplomatico in Europa: prima comunicando di sospendere le riammissioni dei cosiddetti dublinanti (cioè i migranti approdati in Italia e poi trovati in altri Paesi) poi correggendo il tiro e annunciando solo nuove modalità e tempistiche. Anche questa volta dopo un precipitoso intervento di Tajani e Palazzo Chigi che nulla sapevano.

A far esplodere il caso, il 6 dicembre (all’antivigilia del vertice dei ministri dell’Interno della Ue) un tweet della segretaria di Stato belga per l’asilo e immigrazione Nicole de Moore: “Inaccettabile che l’Italia non accetti più le riammissioni da Dublino. Ciascuno Stato membro deve fare la sua giusta parte. Il Belgio ha la sesta più alta pressione sull’asilo nella Ue, l’Italia è solo la sedicesima”. L’ambasciata italiana in Belgio avverte la Farnesina. E si scopre che dall’Unità Dublino del Viminale, guidata dalla viceprefetta Donatella Candura, è stata inviata ai Servizi analoghi degli Stati membri una missiva in cui li si informa che l’Italia sospende tutti i trasferimenti dei dublinanti per mancanza di posti nel sistema di accoglienza. La de Moore convoca i colleghi a Bruxelles: “Noi veniamo condannati per mancata accoglienza e l’Italia sospende l’applicazione del diritto Ue. Ciascun Stato membro deve fare la sua parte, altrimenti non ci può essere solidarietà”. Una seconda lettera dal Viminale risolve il “malinteso”: sì ai dublinanti.

Così hanno dato i porti alle Ong - Piantedosi fa buon viso a cattivo gioco, vola a Bruxelles per l’incontro con i colleghi e prepara la strategia da adottare con le tre Ong che hanno soccorso più di 500 persone. Dal Viminale filtra solo un vago “nessun cambio di linea” sulla scorta delle parole dette da Giorgia Meloni a Tirana. E infatti l’8 dicembre, quando il peggiorare del tempo induce le tre navi ad avvicinarsi alle coste siciliane, il copione sembra lo stesso di novembre: viene concesso l’approdo a Lampedusa al piccolo rimorchiatore Louis Michel con 33 migranti a bordo, come fatto con la Rise Above a novembre. E il Viminale puntualizza che la nave è considerata un “evento Sar”, un’emergenza in condizioni meteo non sostenibili per la piccola stazza. Tutto lascia presagire che la Geo Barents e la Humanity 1, navi grandi, lasciate in mare assai più grosso, con più migranti e per molti più giorni a novembre, sono destinate ad una lunga attesa. Ma poche ore dopo arrivano i porti di destinazione, Salerno e Bari, Piantedosi tace, nessuna spiegazione. Fonti di governo fanno notare che all’annuncio della Germania di aver accolto 164 migranti sbarcati in Italia, non si poteva rispondere con un nuovo atto di guerra alle Ong di cui Berlino è il più grande sostenitore. La linea leghista è nell’angolo. Salvini che prova a dissimulare: “Sono ripresi i collocamenti che erano fermi da troppo tempo, sono orgoglioso del lavoro del ministro Piantedosi”.