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di Tiziana Maiolo

Il Dubbio, 1 luglio 2024

Riportiamo di seguito, per gentile concessione dell’editore e dell’autrice, un estratto di “Delitto al Pirellone. Un giallo milanese”, di Tiziana Maiolo (Edizione Milieu, 2024, 288 pagine). “7 Dicembre 1995 - La bacchetta del maestro si abbassa sulle ultime battute del Flauto Magico, seguite dall’applauso del popolo della Prima. La Scala è in tripudio, come ogni 7 dicembre. Nel Palco Reale gli smoking austeri delle autorità. E Lei, sfolgorante in bianco, che sorride come se il trionfo non fosse di Mozart né di Muti, ma solo il suo. Adelaide Floriani è la vera fata della festa.

Cresciuta in un ambiente pieno d’amore, allevata come una ragazza dell’ottocento tra letteratura, recitazione, danza e filosofia, quando ha voluto la politica e il potere, ha saputo prendersi anche quelli. Ha scalato da sola, con la forza del proprio carisma, del saper vendere parole e promettere futuro, i trenta piani del Pirellone, l’opera geniale di Gio Ponti, diventando la prima donna presidente della Regione Lombardia. E ora tutto il teatro è girato a guardare lei. E lei sorride, come Maria Callas, la prima donna su quel palcoscenico nel 1951, e poi la più applaudita nel 1960 con un abito bianco e una piccola cappa di visone sulle spalle. Sembra Madame de Pompadour, che divenne amante e consigliera politica dell’uomo più potente di Francia, il re.

È il pensiero fuggevole di Tancredi de Blanc, il suo ex marito, mentre le lancia uno sguardo complice dalla platea. Non regge il confronto la sua nuova compagna Stella Rossetto, appesa al suo fianco. Poche fila più avanti un altro ammiratore, che tutti chiamano il Professore, si inchina in direzione del Palco Reale e le manda un bacio soffiando nella mano. È uno dei pochi ad aver ignorato gli abiti da cerimonia. Inoltre la moglie Isabel Alva de la Torre, una peruviana dallo sguardo tagliente con una lunga treccia lungo la schiena, ha osato quel che alla Scala non si osa mai, indossando un abito rosso. La presidente enigmatica, potente, desiderata. Lo pensa l’intera città. E Adelaide si offre maestosa questa sera, la prima occasione pubblica di prestigio dopo le elezioni di aprile, nel tempio della lirica che rese famose Maria Callas e Renata Tebaldi, Giuseppe Di Stefano e Tito Schipa. Mostra le mani bianche aperte e tese in avanti, come se contenessero il mondo che lei ha saputo far suo, l’impresa e la cultura, la moda e la società intera.

Lo sguardo di Adelaide si allunga verso il palcoscenico. Sorvola la platea e il lampadario scintillate con le sue 383 lampadine. Sorride, ne ricorda il numero. Là in fondo, in un palco di proscenio detto “barcaccia”, due giovani donne che paiono indifferenti al lusso, ai gioielli sfolgoranti e a un mondo fatto di successi di cui Adelaide ormai fa parte, continuano ad applaudire e a guadarsi intorno felici. In un modo diverso, anche loro sono donne di successo. Un magistrato, Rosella Traverso, e una giornalista, Rosa Rossi, affiancate l’anno precedente in una vicenda di politica giudiziaria che le ha viste, ciascuna con il proprio ruolo, uscire vincenti. Adelaide Floriani scalatrice, e anche navigatrice. Ho attraversato un oceano, sta dicendo il suo sorriso, vi ho mostrato che cosa può fare una donna che non è un Capo di Stato, ma può stipulare contratti con Capi di Stato. Pensa al Presidente del Perù, alla sua ansia di accordarsi sulla sicurezza.

E a quei fili che lei sta tessendo con gli altri Paesi del Sudamerica. La sua forza nell’impegno quotidiano di un lavoro al vertice della Regione che le sta dando già grandi soddisfazioni in quel palazzo simbolo, così alto e solitario, da cui lei domina la città e la Regione fino alle Alpi che si vedono sullo sfondo nelle belle giornate. Le hanno detto che quel colore grigio e giallastro dei pavimenti del Pirellone di Gio Ponti è dovuto all’impasto che il grande architetto ha voluto si realizzasse con gli avanzi delle macerie rimaste a terra dopo i lavori di costruzione del grattacielo. Lei ha subito reso una notizia di bassa manovalanza in qualcosa di alta cucina. Ha voluto trasformare sé stessa da regina del castello in amica dei lavoratori. “Mi casa es tu casa”, ha detto al presidente del Perù, e anche all’ultimo degli impiegati del suo palazzo. Le mie porte sono aperte, recita ancora tra sé, mentre il foyer del teatro si sta svuotando e tutti corrono verso le cene private che in quantità celebreranno anche quel 7 dicembre del 1995. Anche a casa di Adelaide Floriani quella sera gli ospiti erano molto selezionati. E ciascuno di loro aveva buoni motivi per odiarla, pur amandola. Chi con il cuore, chi con smodata passione.

SINOSSI - Milano, 28 marzo 1996. Un delitto atroce sconvolge la città. Un personaggio reduce da una clamorosa vittoria elettorale verrà trucidato con un’arma da taglio dalla strana forma a mezzaluna. È un Tumi peruviano, che contiene un misterioso messaggio. E mentre si indaga sui legami tra il mondo della sovversione italiana e quello dei narcos sudamericani, emerge il ricordo di una cena del dopo- Scala del 7 dicembre 1995 in cui sarebbe maturato il delitto. Le indagini hanno due protagoniste, una cronista di quelle toste e una magistrata scrupolosa, entrambe si troveranno a operare in ambienti maschili abituati a trascurare il loro operato. A condurre l’inchiesta anche questa volta non ci sono i soliti poliziotti più o meno insofferenti al sistema, ma delle donne, combattive, testarde e controcorrente, proprio come l’autrice. Tra realtà e immaginazione, Tiziana Maiolo torna con un legal thriller che rievoca le ambientazioni milanesi degli anni novanta, periodo di grandi sconvolgimenti politici da Tangentopoli all’ascesa di Berlusconi. Una stagione di passaggio, quando la città di Milano e i suoi palazzi del potere erano al centro della vita nazionale.