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di Marco Alfieri

Il Sole 24 Ore, 6 marzo 2024

“Atacama è il luogo più inospitale della terra: un immenso deserto che si estende dal Perù al Cile. Ma è anche il luogo al mondo dove si vedono meglio le stelle”. Campeggia questa frase-manifesto sulla homepage del sito di Atacama 360, piccola casa di produzione digitale la cui peculiarità è quella di essere una “video factory” diversa da tutte le altre perché registi, direttori della fotografia, cameraman e fonici sono quasi tutti carcerati o ex carcerati. E si sa che un detenuto che lavora, statistiche alla mano, ha l’80% di probabilità in meno di essere recidivo.

La cooperativa Atacama è nata alcuni anni fa nel carcere di Bollate, vicino Milano, grazie alla passione e al talento di due detenuti, Matteo Gorelli e Fernando Gomes Da Silva. Matteo, che si è laureato in carcere, aveva avviato una piccola casa discografica di musica urban e seguiva alcuni progetti di riciclo dei rifiuti insieme a Fernando. L’incontro con Andrea Rangone, fondatore e presidente di Digital 360 (società nata nel 2012 come spin off del Politecnico che oggi fattura 120 milioni di euro, ha quasi mille dipendenti ed è presente in otto Paesi nel mondo), è decisivo. “Nel giugno 2021 siamo diventati società benefit”, racconta Rangone. “Una scelta che ci è sembrata subito la naturale evoluzione di quello che facevamo e facciamo fin dalla fondazione: accompagnare imprese e pubbliche amministrazioni nella trasformazione digitale, intesa come motore di crescita sostenibile dell’economia e della società”.

Proprio in quei mesi Digital 360 comincia a collaborare con Sesta Opera San Fedele Onlus (associazione di volontariato penitenziario attivo nelle carceri italiane da oltre 100 anni, ndr) e il suo storico presidente, Guido Chiaretti, allo scopo di creare opportunità di reintegro sociale per detenuti ed ex detenuti attraverso il lavoro. “I nostri obiettivi si sono focalizzati sulla sensibilizzazione delle imprese da un lato e sull’affiancamento dei detenuti con attitudini imprenditoriali dall’altro”, precisa Rangone.

È stato proprio Chiaretti a segnalare a Rangone il potenziale “imprenditoriale” di Matteo e Fernando. Detto fatto. “A settembre 2021 abbiamo cominciato a frequentarci e da lì è maturata l’idea di fare qualcosa di concreto nel mondo del digitale, mettendo a frutto le competenze e il mini network che Matteo e Fernando (che oggi lavora in pianta stabile in Digital 360, ndr) avevano già cominciato a sviluppare”, continua il presidente.

In questo senso la promozione del progetto Atacama, trasformatasi a quel punto da cooperativa in vera e propria start up specializzata in servizi digitali e video making, è perfettamente coerente con la mission di Digital 360, trattandosi di un progetto imprenditoriale che, offrendo servizi alle aziende, aiuta il reintegro sociale e la riduzione delle recidive grazie al lavoro. L’idea forte che sta alla base, per Rangone, “è quella di supportare la nascita di un’attività redditizia, capace di stare sul mercato con le proprie gambe, senza soldi pubblici o sovvenzioni caritatevoli”.

Nel corso del 2023 Atacama è davvero cresciuta, e oggi si sta strutturando. È arrivato il primo fatturato, ai due fondatori Matteo e Fernando si è aggiunto Patrick Yassin, detto Yassa, e nella squadra sono entrati “personaggi” come Antonio Tazartes di Cellularline (presidente), Ercole Giammarco di Partner Your Group (general manager) e gli stessi Chiaretti (relazione esterne) e Rangone (Advisor scientifico).

Soprattutto, le competenze sviluppate sono ormai in grado di offrire prodotti di “narrazione visiva” dinamici, originali e disegnati per più target: mondo del cinema e della pubblicità, aziende, contenuti social, storytelling ad impatto sociale, design creativo e produzione di video musicali. “Il nostro scopo - raccontano i due fondatori - consiste nel colmare un vuoto sociale e di mercato formando i detenuti nel mondo contemporaneo, principalmente attraverso attività basate, appunto, su servizi di fonica e video making”.

Oggi Gorelli, che è responsabile dei progetti speciali e delle produzioni audio, e Da Silva, che è responsabile delle produzioni video, sono in regime di semilibertà, ogni sera tornano in carcere, ma hanno creato un network e competenze digitali diffuse in altre carceri italiane (molti detenuti vogliono ormai entrare nella squadra di Atacama). E questo permette di raggiungere potenziali clienti corporate in differenti regioni del paese, che chiedono nuovi prodotti come podcast, servizi di post-produzione e, soprattutto, docufilm. “Lavorare ti cambia la vita - dicono in coro - perché inizi a determinare te stesso, mentre prima era il carcere che ti determinava”.