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di Rosario Di Raimondo

La Repubblica, 21 marzo 2023

Prima collaborazione in Italia dedicata ai 3.600 minori che visitano i genitori a San Vittore, Opera e Bollate. L’associazione: “Così potremo intervenire subito dopo il trauma dell’arresto. Ogni anno centomila bambini in Italia entrano almeno una volta in carcere per andare a trovare un genitore detenuto. Circa 3.600 coloro che, nel Milanese, varcano la soglia di San Vittore, Opera o Bollate. È pensando a loro che oggi, 20 marzo, per la prima volta nel Paese è stato firmato un protocollo tra il tribunale e l’associazione “Bambini senza sbarre”, impegnata nella tutela del legame tra figli e familiari reclusi.

Lia Sacerdote, presidente dell’associazione, spiega il senso dell’iniziativa: “Questo protocollo è un importante obiettivo raggiunto dopo tanto tempo. Una delle difficoltà che abbiamo è quella di poter essere presenti quando i bambini o i ragazzi entrano in carcere per la prima volta. Noi incontriamo quelli che ci vanno già da tempo perché un genitore è detenuto - spiega -. Ma la fase iniziale è la più complicata. Il protocollo ci consente di essere conosciuti: sono le famiglie che così ci intercettano, perché il tema preoccupa molti: il non sapere cosa fare se una persona viene arrestata e se ci sono dei bambini. La visita in carcere disorienta anche un adulto… Quando avviene, l’arresto spesso è improvviso, notturno, un momento traumatico”.

Quando i familiari, in tribunale, fanno richiesta di autorizzazione per entrare in carcere e far visita ai propri cari, il protocollo prevede di dare informazioni sull’associazione, in modo che possa partire un percorso. Che può essere di varia natura, dai consigli utili al supporto psicologico: “Andare in carcere, per un bambino, significa esporsi a eventuali difficoltà psicologiche ma non dobbiamo pensare che per forza sia necessario un supporto per colmare ferita”, continua Sacerdote, presente alla firma del protocollo assieme al presidente del tribunale, Fabio Roia - che ha parlato della necessità di “umanizzare il carcere” -, del procuratore aggiunto Eugenio Fusco e dell’avvocata Beatrice Saldarini, presidente della commissione “Libertà personale e carcere” dell’Ordine degli avvocati di Milano.

Proprio i penalisti hanno proclamato un giorno di astensione, e di protesta, per accendere i riflettori sull’emergenza-suicidi negli istituti penitenziari. Sulla firma del protocollo, Saldarini dice: “Noi avvocati sappiamo bene qual è il problema quando sparisce una figura di riferimento: ci troviamo ad affrontare le domande dei genitori, abbandonati a se stessi, cerchiamo di prepararli al colloquio in carcere, di dare consigli di buon senso. Noi stessi avvocati abbiamo bisogno di una guida. Con questo protocollo, l’associazione è in grado di intercettare i genitori e sostenerli nel percorso. Un’iniziativa molto importante”. Riguardo all’astensione, conclude: “I numeri dei suicidi parlano chiaro, ma da decenni la situazione è al collasso. È necessario intervenire con misure strutturali per dare respiro alle carceri: il sovraffollamento è pazzesco, e nelle celle c’è una miriade di pazienti psichiatrici, mentre i posti nelle Rems e nelle strutture di cura sono limitatissimi”.