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di Luigi Ferrarella

Corriere della Sera, 13 novembre 2022

Per la prima volta in Italia il Tribunale di Milano utilizza questa qualificazione giuridica per la sentenza. Proteste alla lettura del verdetto. Il volantino indicava un telefono “SOS anti-sgombero” e invitava “Sei sotto sfratto? Non riesci a pagare luce e gas? Aler e Mm ti vogliono cacciare di casa perché sei moroso?

Vieni allo sportello sociale contro la crisi”, cioè al “Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio” (collegato al centro sociale “Base di Solidarietà Popolare” di via Manzano), che viveva queste assemblee e le successive azioni come asserita attività politica di risposta all’emergenza abitativa di “10 mila case vuote non assegnate e 23 mila famiglie in graduatoria ancora in attesa”.

Ma ieri il Tribunale di Milano accoglie, per la prima volta in Italia sotto il profilo della qualificazione giuridica, l’opposta prospettiva dell’inchiesta avviata nel 2018 dall’allora pm Piero Basilone (oggi procuratore della Repubblica a Sondrio) e sostenuta in aula dal collega Leonardo Lesti: e cioè che si trattasse invece di una “associazione a delinquere” in senso tecnico. Una “struttura criminosa” nata per “la consumazione continuativa e professionale dei delitti di “invasione di terreni e edifici” di “resistenza a pubblico ufficiale”“; avente “il programma sociale di invadere e occupare alloggi di edilizi residenziale pubblica Aler”; e “dotata di idonei supporti logistici” quali “attrezzi per scassinare le porte o le lastre di metallo all’ingresso degli immobili Aler, nuove serrature e porte per sostituire quelle divelte, attrezzature per lavori elettrici e di idraulica e muratura, telefoni cellulari e schede per i contatti”.

Il risultato è che le condanne ai 9 imputati si rivelano pesanti, persino più delle richieste del pm, e nonostante le attenuanti generiche riconosciute prevalenti sulle aggravanti per tutti tranne che per Virgilio Moscatiello. Per questo attivista 62enne, al quale sono date solo equivalenti a causa di alcuni vecchi precedenti per tutt’altre vicende, la condanna schizza a 5 anni e 5 mesi; 4 anni e 3 mesi sono inflitti al 32enne laureato 110 e lode in filosofia Niccolò Bosacchi; 3 anni e 7 mesi a Marco Benedetto Bolognini, un mese in meno alla 38enne Clelia Contestabile, due mesi in meno al 29enne Nicolò Fasiello, tre mesi in meno a Mirko Lavezzoli; 3 anni a Janact Vasquez Condori, 2 anni a Federica Ruggeri, 1 anno e 7 mesi a Lisandro Parra Lemus. In aula gli animi si scaldano, la piccola folla di simpatizzanti rumoreggia, il presidente Giuseppe Fazio chiede l’intervento dei carabinieri e interrompe per qualche minuto la lettura del dispositivo, al cui termine al suo indirizzo viene scandito “bravo, bel lavoro, sei un nemico dell’umanità, fate schifo”. La sentenza condanna anche a rifondere i danni patrimoniali ad Aler in sede civile, e a pagare all’istituto danni non patrimoniali quantificati in 8.000 euro. La particolarità del tema giuridico apre ovviamente all’impugnazione in Appello da parte dei legali Eugenio Losco, Mauro Straini e Giuseppe Pelazza.

Il “Comitato”, del resto, rivendica di aver svolto attività lecite di aiuto scolastico, mensa popolare, doposcuola, feste di quartiere e appunto (nella sua ottica) aiuto per l’emergenza abitativa, sicché anche le (pur negate) condotte illecite avrebbero dato luogo se mai a singoli reati e non a un’associazione a delinquere. Gli imputati negano di aver organizzato le occupazioni abusive o le opposizioni agli sgomberi, e sostengono invece di aver sempre espresso solidarietà (con la presenza fisica sul posto) a chi li attuasse.

Rimarcano che la resistenza a pubblico ufficiale è contestata loro dagli inquirenti non per atti di violenza commessi o minacce profferite, ma perché l’accusa la ravvisa integrata già dalla presenza di un gran numero di persone idoneo di per sé a impedire ai funzionari Aler e alle forze dell’ordine lo svolgimento del lavoro. E additano la contraddittorietà a loro avviso tra il programma (che deve caratterizzare l’associazi0ne a delinquere) e il carattere invece per definizione estemporaneo del reato-fine di resistenza a pubblico ufficiale.