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di Cesare Giuzzi

Corriere della Sera, 9 febbraio 2024

Dopo la lettera di protesta di 102 operatori, volontari e associazioni legate all’ambito penitenziario” ora si muovono gli avvocati: “È una protesta in difesa del processo e della funzione difensiva”. L’ultimo atto - di una vicenda certamente non ancora chiusa, anzi - è lo sciopero annunciato dai penalisti milanesi il prossimo lunedì 4 marzo. Giorno dell’udienza del processo ad Alessia Pifferi, la mamma accusata di aver lasciato morire di stenti la piccola Diana di 18 mesi nel luglio di due anni fa. Un giorno simbolico anche perché in quella data sarà stata depositata la perizia psichiatrica sulla donna ordinata dalla Corte d’Assise.

Una perizia intorno alla quale ruota un secondo fascicolo d’indagine aperto dal pm Francesco De Tommasi nel quale sono state indagate per falso e favoreggiamento due psicologhe del carcere di San Vittore e l’avvocato difensore della Pifferi, Alessia Pontenani. Inchiesta bis che ha portato la pm Rosaria Stagnaro, coassegnataria del fascicolo sull’omicidio della piccola, a formalizzare al procuratore Marcello Viola la rinuncia al caso perché non solo non condivideva l’iniziativa del collega ma ne era stata tenuta all’oscuro. Rinuncia che è poi stata autorizzata dal procuratore per “contrasto insanabile” tra i due pm.

Un caso che ha aperto una piccola bufera a Palazzo di Giustizia con la vigorosa protesta dell’Ordine degli avvocati e della Camera penale, e che rischia di arrivare fino al Consiglio superiore della magistratura. La procuratrice generale Francesca Nanni, nell’ambito delle sue attività di vigilanza, sta “interloquendo” con il procuratore Viola proprio per verificare eventuali profili disciplinari. Per ora non ci sono stati passaggi formali né richieste di atti. Ma si sta verificando anche l’iter dell’assegnazione del fascicolo perché l’organizzazione della procura prevede che solo il capo o un aggiunto possano farlo: un pm può aprire un fascicolo ma è sempre un superiore a stabilire a quale sostituto debba essere assegnato. De Tommasi avrebbe informato il procuratore dell’esistenza dell’indagine solo poche ore prima di eseguire la perquisizione alle due psicologhe, avvenuta il 24 gennaio.

Le due professioniste sono accusate di aver svolto una sorta di “consulenza privata” e di aver sottoposto ad Alessia Pifferi dei test che hanno certificato un “quoziente intellettivo di 40” e quindi un deficit grave, senza averne titolo. Il tutto per far sì che la legale potesse supportare la sua richiesta di perizia psichiatrica alla Corte d’Assise. Ma si indaga anche su rapporti tra le psicologhe e altre donne detenute. Il pm De Tommasi ha descritto una delle due professioniste come “un’eversiva” che “nella vita avrebbe preferito essere artefice di una “rivoluzione”“ e che “invece ha optato, per una “rivolta”, contro lo Stato e la società, lenta e “discreta”, condotta “scavando la roccia goccia dopo goccia”“ favorendo i detenuti “che ritiene siano delle vittime del sistema”.

Parole che, mercoledì, hanno sollevato la protesta di 102 “operatori, volontari, associazioni e realtà a vario titolo legate all’ambito penitenziario” che hanno scritto una lettera aperta alla pg Nanni e alla presidente del Tribunale di Sorveglianza Giovanna Di Rosa: l’indagine “ha come risultato l’intimidazione di tutti gli operatori e rischia di intaccare la fiducia nel loro operato da parte delle persone detenute e dell’opinione pubblica”. Mentre l’astensione del 4 marzo decisa dai penalisti verrà ratificata formalmente lunedì dal direttivo della Camera penale (l’udienza però si svolgerà regolarmente). “È una protesta in difesa del processo e della funzione difensiva - spiega la presidente Valentina Alberta -. Non entriamo nel merito dell’indagine, ma azioni di questo tipo creano una turbativa pesante ai tanti soggetti coinvolti nel processo”.