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di Silvia Morosi

Corriere della Sera, 4 febbraio 2023

La Polizia penitenziaria di Opera ha dato vita a una band (in uniforme) di musica leggera. Concerti benefici per malati, anziani e in generale per chi vive momenti di sofferenza. Compagni di lavoro e anche di passione: per il canto. A fine 2017 è nata l’idea di mettere a frutto il talento e la preparazione di alcuni membri della Polizia penitenziaria del carcere di Opera per dare vita a una band musicale. In occasione di una delle tante iniziative promosse per Natale, destinate al personale e alle famiglie, al Conservatorio, “ho chiesto che al concerto dei musicisti professionisti potesse essere affiancato, in coda, qualche brano eseguito dai colleghi in uniforme”, racconta Amerigo Fusco, comandante della casa di reclusione di Milano Opera. Da allora sono nati i Blue Voice, un gruppo di uomini e donne in divisa che si incontrano nei momenti liberi, dopo il lavoro, per cantare insieme e preparare dei concerti da offrire per beneficenza, nella sala musica della caserma.

“Nel corso del tempo qualcuno dei colleghi è stato trasferito in altre città e l’organico è cambiato. Resta comunque un nucleo fisso di tre/quattro elementi”, continua Fusco, ideatore del progetto e “primo fan della band”, come lo chiamano i colleghi. Tra gli spunti che - è il caso di dire - hanno dato il la all’impegno extra-carcerario degli agenti l’aver ascoltato “Celentano cantare davanti a papa Giovanni Paolo II, al Congresso eucaristico di Bologna, nel 1997, Pregherò, un brano che parla della speranza che noi per primi dobbiamo dare. Senza dimenticare il video in rete dei giocatori della Juventus che intonano Il mio canto libero di Lucio Battisti. Certo, all’inizio siamo stati criticati per la scelta di cantare in divisa, poi è prevalso l’apprezzamento. E la nostra iniziativa ha conquistato anche colleghi di Esercito, Carabinieri, Polizia, Vigili del fuoco”, aggiunge.

Con estro e anche un po’ di incoscienza, “pensai di mettere in piedi qualcosa di diverso: un gruppo musicale, non una banda istituzionale che i corpi dello Stato già hanno. È stato anche utile prendere spunto da esperienze della polizia americana e di Paesi del nord Europa. Con i Blue Voice abbiamo portato anche in Italia una novità; il cantare musica leggera in uniforme. Un’esperienza - sottolinea - che permette di superare il pregiudizio legato alla divisa e anche di sensibilizzare su alcune espressioni utilizzate per raccontare la nostra professione. Un esempio? Siamo agenti, non “guardie” come troppo spesso ancora veniamo definiti”. Molti i momenti emozionanti che hanno visto protagonista la band: “La nostra è un’emozione prolungata nel tempo. Voglio ricordare il concerto organizzato nel dicembre 2018 all’Istituto nazionale tumori di Milano. Eravamo in possesso di un carico di giocattoli, frutto di un sequestro. Non li abbiamo consegnati in pediatria, perché - ci fecero notare - sotto Natale ai piccoli pazienti arrivano già molti doni. Li abbiamo portati, invece, in altri reparti, perché i degenti li dessero a loro volta ai figli, o ai nipoti che andavano a trovarli durante le feste”. All’Epifania del 2019 la band si è, poi, esibita con Pregherò anche in televisione su Rai 1 a La Prima Volta, condotto da Cristina Parodi, e in venti giorni il video ha raccolto 6 milioni di visualizzazioni in Rete.

Regalare un sorriso - Non è sempre facile far capire all’opinione pubblica che dietro a un’uniforme che rappresenta lo Stato “c’è sempre una persona che vive emozioni. Per questo è stato per me un onore aderire all’iniziativa proposta dal comandante Fusco”, spiega Francesco P., assistente capo coordinatore della Polizia penitenziaria in servizio a Opera e componente dei Blue Voice. “Un’occasione per descrivere la figura della Polizia penitenziaria anche a chi, talvolta, cade nell’errore del pregiudizio o non ha la curiosità di comprendere il nostro mondo. Il tutto facendo ciò che ci viene meglio: del bene, per regalare un sorriso a chi vive la sofferenza”. E così, con un gruppo fatto di amici, prima che di colleghi, mossi dalla passione per la musica, “abbiamo realizzato qualcosa che nella sua normalità è straordinario. Pensavamo di poter regalare agli altri, ma siamo noi a esserci arricchiti”.