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di Alessia Gallione

 

La Repubblica, 8 aprile 2018

 

L'accordo tra il Municipio 8 e la Casa circondariale per il reinserimento sociale e l'aggregazione coinvolgerà i detenuti nella vita del territorio. La prima volta di un Consiglio comunale in un carcere fu nel 2012, in era Pisapia, quando l'aula di Palazzo Marino traslocò per qualche ora a San Vittore, nel "cuore di Milano", come lo definiva il cardinal Martini. Martedì, toccherà al parlamentino del Municipio 8 riunirsi in via straordinaria a Bollate.

"Un altro pezzo del nostro quartiere", lo chiama il presidente di zona, Simone Zambelli. Un'altra convocazione un po' speciale. Che servirà a ufficializzare la firma di un accordo con la direzione della casa circondariale. Un "patto" che, da qui alla scadenza del mandato nel 2021, permetterà al Municipio di coinvolgere i detenuti "in progetti di reinserimento sociale e di aggregazione".

A cominciare dalla festa del Cam di via della Pecetta, in zona Mac Mahon, dove, magari, potranno aiutare i volontari a sistemare il giardino, dipingere murales, ma anche ascoltare musica dal vivo e mischiarsi a chi frequenta il centro. Partecipare, insomma, "a momenti di vita della città". È un legame nato da un po', quello tra il Municipio 8 e il carcere di Bollate, che fa parte a tutti gli effetti di questa fetta di Milano.

Gli stessi detenuti, per dire, sono già stati coinvolti dal consigliere di zona Fabio Galesi e da Alessandro Giungi, che dovrebbe presto rientrare a far parte del Consiglio comunale tra i banchi del Pd, in varie attività di volontariato: insieme ai comitati delle case popolari hanno ripulito i cortili dei palazzoni di Quarto Oggiaro, hanno aiutato i genitori a dipingere i muri di diverse scuole.

Un anticipo del "patto" è andato in scena anche ieri, quando altri "ragazzi di Bollate", racconta Zambelli, "hanno partecipato alla festa della social street di Villapizzone, collaborando a preparare il pranzo condiviso e, anche qui, a facendo murales per colorare la massicciata della ferrovia". Adesso, però, con la firma di martedì, il rapporto sarà strutturale. Un'altra prima volta, dicono. Perché, se altri Comuni dell'hinterland hanno siglato accordi simili, per un Municipio è un debutto. Ma che cosa faranno i detenuti? "Le iniziative le concorderemo di volta in volta con il direttore - continua Zambelli, ma non stiamo parlando di manodopera gratuita né di far lavorare queste persone senza pagarle.

Certo, magari da questa esperienza potranno nascere occasioni che vadano oltre il volontariato, ma il nostro è un modo per coinvolgere chi fa parte a tutti gli effetti del Municipio in occasioni di socialità, attività culturali o sportive". Un modo per far calare la normalità nelle loro vite. Il 9 maggio, poi, ci sarà un altro pezzo del percorso. E una seduta di una commissione congiunta sui generis.

A "confrontarsi alla pari", dice la presidente della sottocommissione Carceri di Palazzo Marino, Anita Pirovano, questa volta saranno i consiglieri comunali e i rappresentati dei detenuti che fanno parte di un organismo interno all'istituto chiamato "commissioni riunite". Un'occasione "per rendere i detenuti sempre più parte integrante e attiva del ragionamento sul presente e sul futuro della città - spiega Pirovano - e per i consiglieri di essere sempre più consapevoli delle condizioni e dei bisogni di chi vive in carcere".