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di Paolo Foschini

Corriere della Sera, 23 aprile 2023

In tram dal centro di Milano a Bollate non sono dieci minuti, anzi. Ma è così che ogni sabato Valerio Onida, con buona pace delle comodità che avrebbe potuto prendersi anche da presidente emerito della Corte Costituzionale, andava a fare il volontario in quel carcere alle porte di Milano dove dal 2002 - una rivoluzione per l’epoca, una rarità tuttora - funzionava e funziona uno Sportello giuridico di consulenza per i detenuti.

Lui arrivava, li ascoltava, e si occupava delle loro richieste. Quasi sempre provenienti dai più abbandonati tra loro, poveracci e stranieri, regolarmente mollati dai difensori d’ufficio un minuto dopo la condanna: lui scriveva istanze, dava consigli, presentava reclami, rompendo le scatole agli uffici di competenza finché i rispettivi fascicoli non venivano esaminati. E vinceva.

Ieri, a pochi giorni dall’anniversario della scomparsa avvenuta il g maggio 2022, quello Sportello giuridico è stato intitolato alla sua memoria. E nello stesso giorno la sua famiglia ha formalmente donato al carcere l’intera biblioteca privata del professore: duemila libri, non solo i testi di legge ma i romanzi della sua vita, da Manzoni a Calvino, da Amos Oz a Isaac B. Singer, catalogati nei mesi scorsi da una squadra di detenuti, volontari, agenti della polizia penitenziaria, tutti insieme.

“Alla memoria di un grande uomo”, c’è scritto sulla targa all’ingresso dello Sportello. “Infaticabile difensore dei diritti della persona - si legge su quella della biblioteca - e sempre vicino agli ultimi”. È stato il figlio Marco a prendere la parola a nome dei fratelli e della mamma Ida lì accanto per dire che le due intenzioni - la dedica da parte del carcere e la donazione da parte della famiglia - si sono praticamente sovrapposte e “adesso è una grande emozione vedere la biblioteca di papà ricostruita qui come era a casa sua”.

“Un privilegio - ha detto Dario Comini, uno dei detenuti che hanno partecipato al suo allestimento - essere coinvolti in questo lavoro”. “Fiducia” è stata la sua richiesta alle istituzioni presenti, idealmente a nome di tutti i detenuti d’Italia. Lo stesso Valerio Onida, in un video riproposto subito dopo l’inaugurazione, di richieste ne indicava anche altre due: più educatori e strutture adeguate. Di istituzioni, invitate dal direttore del carcere Giorgio Leggieri, ieri ce n’erano parecchie e la speranza sarebbe di potere interpretare già questo come un segno.

C’erano la presidente attuale della Corte costituzionale, Silvana Sciarra, e l’ex ministra della Giustizia, Marta Cartabia, a ricordare non solo la figura di Onida quale “maestro” ma la sua lezione riguardo al senso della pena così come riassunto nell’articolo 27 della Costituzione: rieducazione e reinserimento, non vendetta.

È venuto il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari. Presente come sempre la presidente del Tribunale di sorveglianza milanese, Giovanna Di Rosa. E c’erano tra gli altri gli ex direttori di Bollate, Massimo Parisi e Lucia Castellano: “Ma perché è così difficile - ha concluso quest’ultima - esportare questo modello nel resto d’Italia?”.