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di Marco Morino

Il Sole 24 Ore, 3 aprile 2024

Dal carcere di Opera i primi cinque assunti da Rfi e Trenitalia. Ferraris (ad Fs): valutiamo possibilità d’inserimento anche nella rete Anas (strade). Paolo è ora un addetto alla Sala Blu di Milano Centrale e assiste i viaggiatori con ridotta mobilità; Francesco invece supporta il referente di stazione sempre nel nodo di Milano, mentre Claudio è nello staff di formazione della scuola professionale. Andrea e Marco operano in Trenitalia, in qualità di addetti alla segreteria tecnica di impianto. I loro sono nomi di fantasia, ma le loro storie sono vere e sono quelle dei primi cinque detenuti che grazie al progetto “Mi riscatto per il futuro”, figlio dell’accordo tra Gruppo Fs (Ferrovie dello Stato) e ministero della Giustizia, hanno potuto reinserirsi nel mondo lavorativo, mettendo a disposizione della società il loro impegno e la loro voglia di riscatto.

Per stilare un primo bilancio dell’accordo siglato nel luglio del 2022 e raccontare i primi esempi concreti di questa unione di forze tra istituzioni e imprese, è stata organizzato a Roma, qualche mese fa, un evento pubblico nella sede di Fs. A partecipare, l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Luigi Ferraris, il sottosegretario al ministero della Giustizia, Andrea Ostellari e il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), Giovanni Russo.

Ma andiamo con ordine. I primi cinque lavoratori sono tutti provenienti dalla Casa di Reclusione di Milano Opera e sono stati assunti, con contratti a tempo determinato di sei mesi, da Rete ferroviaria italiana (Rfi) e Trenitalia, rispettivamente società capofila dei poli infrastrutture e passeggeri del Gruppo Fs. I cinque detenuti coinvolti nel progetto sono stati selezionati con la supervisione della magistratura di sorveglianza e individuati insieme a rappresentanti delle risorse umane delle società del Gruppo Fs.

Dopo un periodo di formazione e superata la visita medica, i cinque hanno iniziato a lavorare, dal settembre scorso, presso le stazioni del Gruppo. I principali settori di inserimento dei detenuti nel mondo Fs sono le attività di cantiere e le attività di ufficio. Luigi Ferraris, ad del Gruppo Fs, riassume il senso dell’iniziativa: “Questo accordo, che vede cinque detenuti lavorare fianco a fianco con operai di Rfi e dipendenti di Trenitalia, offre loro la possibilità di reinserirsi e di scegliere il proprio futuro. Per noi è un primo test, che in prospettiva potrebbe essere ampliato, coinvolgendo altri mestieri all’interno del nostro Gruppo.

Stiamo cercando di capire se possiamo inserire detenuti anche nelle aree della rete Anas (la società delle strade del Gruppo Fs, ndr). Sostenere azioni - prosegue Ferraris - che promuovano la formazione professionale e il reinserimento sociale di persone in condizioni di marginalità è uno degli obiettivi di Ferrovie dello Stato”. Un progetto di inclusione sociale che non è passato inosservato. Il Gruppo Fs, grazie all’iniziativa “Mi riscatto per il futuro”, ha ricevuto a Milano il premio Robert F. Kennedy Human Rights Italia 2023.

Il riconoscimento è stato assegnato nel corso del gala annuale dell’organizzazione no profit Rfk Human Rights Italia che ogni anno premia persone, istituzioni e organizzazioni che si sono distinte per la difesa dei diritti umani portando avanti l’eredità morale del senatore Robert F. Kennedy. Su un eventuale ampliamento dell’accordo Fs-ministero della Giustizia, interviene il capo del Dap, Giovanni Russo: “Abbiamo avviato un’importantissima sinergia con uno dei maggiori gruppi industriali del Paese che, come l’amministrazione penitenziaria, si estende e raggiunge tutto il territorio nazionale. E quindi, per questo, è potenzialmente in grado di interessare e coinvolgere tutti i 190 istituti penitenziari della Penisola in opportunità di rieducazione e reinserimento della popolazione detenuta. La nostra amministrazione guarda al futuro con occhi nuovi e propositivi e noi ringraziamo Ferrovie dello Stato per aver deciso di affiancarci in questo impegno per la realizzazione di politiche di sviluppo inclusive che possono dimostrarsi un grande investimento in campo sociale”.

Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, cita un dato: “Il 98% dei detenuti che intraprendono un percorso di reinserimento sociale e lavorativo, imparando per esempio un mestiere all’interno di questo percorso, quando finalmente escono dal carcere e terminano la loro pena, escono anche dai circuiti criminali. Promuovere il lavoro significa investire nella sicurezza delle nostre comunità ed è un vantaggio per tutti”. Chiude Ferraris: “Abbiamo ritenuto le persone fattore abilitante di tutto il nostro piano industriale, e crediamo che contribuire alla diffusione di una cultura della responsabilità diffusa a tutti i livelli sia presupposto fondamentale per sostenere quei cambiamenti necessari allo sviluppo del sistema Paese”.