sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Paolo Foschini

Corriere della Sera, 4 gennaio 2023

La colletta di alimenti nelle carceri. “La crisi ha reso i detenuti ancora più sensibili”. Da Padova a Catania superata la raccolta del 2019. Chi offre un pugno di fagioli: “È tutto ciò che ho”.

Quando il direttore di San Vittore, Giacinto Siciliano, li aveva visti arrivare con tutto l’armamentario consueto di scatoloni e furgoni e così via, quest’anno non era riuscito a trattenere una battuta: “Con la crisi che c’è mi sa che questa volta tirate su poco”. Poi si era fatto serio: “I detenuti fanno sempre meno spesa, non hanno niente”. Quando invece li ha visti andarsene con furgoni e scatoloni zeppi ne ha detta un’altra, con un gran sorriso, tutta di cuore e in fondo anche di soddisfazione: “È sempre così. I più generosi son sempre i più poveri”. Perché è un fatto: la colletta alimentare prenatalizia nelle carceri non ha mai deluso le aspettative e anzi ogni anno si fa più intensa.

Contributo - Qualcuno pur di non restare indietro non ha aspettato neanche l’arrivo dei volontari per la raccolta, fissata a fine novembre come da tradizione ormai matura, ma hai visto mai che per qualche motivo quest’anno non li lasciassero entrare: e così Pietro, dal carcere Due Palazzi di Padova, già dieci giorni prima si era presentato al colloquio con due pacchi di pasta da dare a sua mamma. “Per i poveri”, le ha detto.

La colletta alimentare del 2021 gli era rimasta impressa, mezza tonnellata era stato alla fine il contributo dei detenuti di Padova, e lui che alla fine è un ragazzino alla sua prima carcerazione l’aveva in seguito raccontata così: “Non mi era mai capitato di sentirmi importante per il solo fatto di essere io a regalare qualcosa a degli sconosciuti”. In misura più o meno consistente - perché poi dipende anche dalla collaborazione dell’amministrazione penitenziaria, delle varie direzioni, del personale, delle cento autorizzazioni che si devono chiedere ogni volta che in un carcere c’è da spostare un foglio - anche quest’anno è stato un fiume: praticamente ovunque, da Catania a Lecce a Bari a Taranto, su fino a Verona.

Paola Moretti è una delle volontarie dell’associazione Incontro e Presenza, che collabora col Banco Alimentare per la raccolta delle donazioni appunto sul fronte di San Vittore. Guido Boldrin fa lo stesso nel carcere di Opera. Entrambi sottolineano in effetti una premessa iniziale: “Questa è una cosa che si riesce a fare grazie alla collaborazione di tutte le parti di quella organizzazione complessa che è un carcere: direttori, agenti, educatori, cappellani, referenti dei detenuti... Dopodiché - dice Paola, quasi rispondendo a distanza alla battuta di cui sopra - quest’anno a San Vittore abbiamo notato un dettaglio: le altre volte le persone donavano quel che avevano in cella, questa volta molti di loro hanno fatto la spesa apposta. Proprio perché sanno che fuori è più dura”.

Tradotto in chili: a questo giro nel carcere storico di Milano ne sono stati raccolti 244, “che non è solo il triplo dell’anno scorso - dice Paola - segnato ancora dalla pandemia, ma è più dei 220 chili raccolti nel 2019, quando la pandemia non c’era”. I numeri di Opera sono anche molto più alti poiché più grande è il carcere: “Quest’anno oltre una tonnellata”, dice Guido. “Ma il punto - riprende subito - non sta nella quantità. È il fatto che praticamente tutti quando li incontriamo ci dicono la stessa cosa e cioè grazie. Loro a noi, capito? Perché nel gesto di donare qualcosa a qualcuno ritrovano la propria dignità di persone”. Le immagini scorrono nella memoria: “A Opera - continua Guido - c’era un ragazzo appena arrivato dal minorile, dal Beccaria, che al nostro arrivo è corso in cella e si è presentato con un sacchetto di fagioli secchi dicendoci “è tutto quel che ho”. Un altro ha svuotato nel nostro scatolone tutto quel che aveva nel suo dicendo “sono solo scatolette di tonno”, poi le conti e scopri che sono quindici e le ha messe lì tutte”.

Quest’anno per la prima volta c’è anche chi ha ottenuto di fare un passo in più, col permesso di uscire e partecipare alla colletta aiutando i volontari del Banco fuori dai supermercati. Come Ambrogio, che da Opera ha passato mezza giornata davanti a un super di via Feltre, dalla parte opposta di Milano. Lo stesso è successo a Napoli e Verona. Fabio Romano, presidente di Incontro e Presenza, sintetizza l’esperienza traendone una riflessione più generale: “La svolta è stata l’Ucraina. In primavera dalle carceri non hanno neppure aspettato una richiesta di aiuto, hanno chiamato loro per offrirlo. Si tratta di riscoprire e mostrare un’umanità viva e presente nonostante l’errore commesso. E riscoprire che il carcere è un luogo dove la privazione della libertà non impedisce di essere uomini. Nella “società civile” spesso ci muoviamo per avere la coscienza a posto, loro invece lo fanno per rispondere a un bisogno urgente per sé, per dare significato alla loro esistenza. Un dono di sé commosso per il bene dell’altro, ogni tanto addirittura contagioso”.