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di Giuseppe Guastella

Corriere della Sera, 25 aprile 2024

La presidente del Tribunale per i minorenni di Milano, Maria Carla Gatto: “Nel carcere non c’era un direttore stabile e il comandante era assente nei momenti cruciali. Occorre una formazione specifica per gli agenti”. Subito dopo l’arresto dei 13 agenti di custodia e la sospensione di altri 8, la presidente del Tribunale per i minorenni di Milano Maria Carla Gatto si è recata al Beccaria.

Quale impressione?

“Che le cose che succedevano erano inimmaginabili anche per coloro che vivono all’interno del carcere, gli operatori e i volontari che lavorano ogni giorno a contatto con i ragazzi detenuti”.

Come è possibile?

“Tutti noi avevamo contezza di una situazione si estrema problematicità che risale ad ancor prima del mio arrivo nel 2017, quando mi resi conto che i lavori di ristrutturazione andavano a rilento da molti anni e che il carcere funzionava a scartamento ridotto anche perché aveva una capienza dimezzata che costringeva a spostare i ragazzi di continuo in altri istituti lontani dal proprio territorio”.

È per questo che un gruppo di agenti ha creduto di poter gestire la situazione a proprio modo?

“Ed anche perché non c’era un direttore stabile e quotidianamente presente e mancava anche un comandante in grado di tenere le redini dell’organizzazione degli agenti”.

Per la verità c’era, ed è stato sospeso dal servizio perché accusato di aver coperto chi picchiava i detenuti...

“Nei momenti cruciali ne ho verificato l’assenza”.

Invece di aiutare i ragazzi minorenni ad affrontare il carcere questi agenti li picchiavano selvaggiamente...

“Questo mi ha generato un forte senso di frustrazione e amarezza”.

Perché?

“Perché l’impegno istituzionale che ciascuno di noi mette nell’esercizio delle sue funzioni per supportare questi ragazzi entrati nel circuito della devianza e che hanno gravi problematiche ad iniziare un percorso vita, di rieducazione e di responsabilizzazione, viene completamente vanificato”.

Si è detto che è necessaria una migliore formazione...

“Gli agenti coinvolti hanno dimostrato di non aver nessuna attitudine alla relazione con i ragazzi. Questo dimostra come sia stata sbagliata la scelta fatta nel 2018 di interrompere la formazione specifica per gli agenti che lavorano nel settore minorile. Ed infatti, a fronte del disagio subito da questa esperienza lavorativa, già dopo pochi mesi c’è chi non è in grado psicologicamente di sopportarne il peso. È necessario assicurare una specializzazione del personale, e questo vale anche per i magistrati del nuovo tribunale unico della famiglia e per l’avvocatura”.

Con la formazione...

“Attraverso una formazione specifica, in modo da preparare ad entrare a contatto con il mondo degli adolescenti in un contesto difficile. Basti pensare che, senza poter contare su un numero sufficiente di agenti ed educatori e a fronte di una capienza di 56 posti, oggi il Beccaria ospita 82 giovani, la maggior parte dei quali stranieri non accompagnati”.

In qualche modo l’inchiesta emerge da una denuncia che arriva dall’interno dell’istituzione. C’è una luce in fondo al tunnel?

“Mi auguro che ora parta una nuova fase del Beccaria e che questa dolorosa vicenda sia l’occasione per una rivisitazione critica dell’intero sistema, non solo con riferimento all’area penitenziaria, ma anche a quella sanitaria e a quella educativa, che oggi è gestita principalmente dai volontari”.