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di Maria Elena Viggiano

Corriere della Sera, 20 gennaio 2024

Recuperare il legno delle imbarcazioni dei migranti approdate a Lampedusa per trasformarlo in strumenti musicali grazie al lavoro dei detenuti del carcere milanese di Opera. Supportata dalla Fondazione Santo Versace, è questa l’idea alla base del progetto “Metamorfosi” della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti. E sarà proprio con questi strumenti che i musicisti dell’Orchestra del Mare si esibiranno il prossimo 12 febbraio al Teatro alla Scala. Alla serata hanno aderito musicisti d’eccezione come i violoncellisti Mario Brunello e Giovanni Sollima, accompagnati dal violinista francese Gilles Apap e dai musicisti dell’Accademia dell’Annunciata diretti da Riccardo Doni. In programma anche la lettura di un testo inedito dello scrittore Paolo Rumiz, mentre l’artista Mimmo Paladino ha offerto come scenografia l’installazione de “I Dormienti” con un’immagine scenica che rievoca il dramma dei migranti naufragati.

“L’idea è di Arnoldo Mosca Mondadori, un uomo straordinario e illuminato che non si risparmia mai, è sempre a favore degli ultimi e dei più fragili”, racconta emozionata Francesca De Stefano, vicepresidente della Fondazione Santo Versace, costituita insieme al marito Santo Versace nel 2022. “Un progetto meraviglioso di cui siamo partner. È l’economia circolare che genera amore circolare poiché favorisce il recupero dei materiali e, nello stesso tempo, aiuta le categorie svantaggiate”. Infatti i proventi del concerto contribuiranno a finanziare non solo i laboratori di liuteria del carcere di Opera ma anche quelli di Rebibbia e Monza, dove con i legni delle barche vengono realizzati anche oggetti di carattere sacro come i rosari.

“Ciò significa una grande attenzione per gli esseri umani e per l’ambiente - continua De Stefano -. È dimostrato che impiegare i detenuti in un lavoro abbatte la recidiva ma, soprattutto, è un modo per ridare dignità alle persone. Hanno sbagliato, certo, ma possono ancora dare il loro contributo alla società”. Inoltre apprendere un mestiere è un modo per provare a riscattarsi anche una volta usciti dal carcere. Sottolinea De Stefano: “L’art.27 della Costituzione prevede la rieducazione del detenuto e i lavori manuali sono una possibilità concreta di reinserimento sociale e lavorativo. Grazie a mio marito ho capito l’importanza dei mestieri manuali, ormai sono sempre meno coloro che realizzano lavori artigianali, ma così si perde una fetta di mercato che va colmata”.

La Fondazione Santo Versace è nata con l’obiettivo di aiutare i più fragili supportando progetti di inclusione sociale e di empowerment femminile. Racconta De Stefano: “Con mio marito stiamo insieme da 19 anni ma non siamo riusciti ad avere figli. La Fondazione nasce dal nostro amore e dal desiderio di trasmetterlo agli altri. Evidentemente c’era un progetto più grande per noi perché queste persone mi commuovono, mi insegnano la forza e la determinazione”. Ma amare gli altri non può prescindere dal prendersi cura del mondo in cui viviamo. “Non si può più ignorare l’urgenza riguardo alle tematiche ambientali, le conseguenze dei cambiamenti climatici le stiamo vivendo sulla nostra pelle. Ma sono ottimista, le nuove generazioni hanno una maggiore consapevolezza”. Eppure nei giovani stanno emergendo importanti fragilità, “c’è un grande disorientamento e ci sentiamo fortemente chiamati in causa, forse è arrivato il momento di metterci in discussione e di interrogarci su quale può essere il nostro apporto reale volto a colmare le fragilità figlie di questi tempi e di questa società”.