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di Rosario Di Raimondo

La Repubblica, 26 marzo 2024

Indagate altre due psicologhe del carcere di San Vittore accusate di aver manipolato Alessia Pifferi. Salgono a quattro le psicologhe indagate nell’ambito dell’inchiesta “bis” su Alessia Pifferi. Due professioniste di San Vittore già da tempo erano coinvolte nel fascicolo per falso e favoreggiamento aperto dal pm Francesco De Tommasi. Per altre due, gli avvisi di garanzia, con le stesse accuse, sono stati consegnati tra il pomeriggio e la sera di ieri. Gli indagati in tutto sono cinque: tra i nomi c’è anche quello di Alessia Pontenani, l’avvocata della donna a processo per aver lasciato morire la figlia.

Ma se il procedimento penale sulla 38 enne davanti alla Corte d’assise è ormai alle battute finali - Pifferi rischia l’ergastolo - l’inchiesta parallela che scava sul ruolo di chi l’ha seguita durante la detenzione va avanti e si allarga. L’impianto accusatorio della procura, che coordina il lavoro della polizia penitenziaria, si fonda su queste basi: le psicologhe avrebbero “manipolato” Pifferi in carcere al fine di farle ottenere “l’agognata perizia psichiatrica”, come scritto negli atti del pm, che parla anche di una “rete criminale”. Oltre alle due esperte di San Vittore già indagate, emerge il ruolo - secondo l’accusa - di altre due persone.

Nel primo caso si tratta di una psicologa che alterna il lavoro all’Asst Santi Paolo e Carlo alle ore di servizio nella casa circondariale. Avrebbe partecipato alla somministrazione del famoso test di Wais a Pifferi, l’esame (bollato come inattendibile dal perito nominato dal giudice) che certificò il quoziente intellettivo della detenuta pari a quello di una bambina. Senza però firmare la conseguente relazione.

La quarta professionista è esterna al carcere ma lavora per la stessa azienda sanitaria della collega. Avrebbe ricevuto, corretto e modificato la relazione sullo stato di salute della donna, non è chiaro a che titolo. Durante il processo sono state dure le valutazioni del pm riguardo al ruolo delle psicologhe nel caso Pifferi: “L’imputata ha reso, nei colloqui con il perito, affermazioni che son state precostituite, imbeccate da altri”.

Il confronto sullo stato di salute mentale dell’imputata ha provocato anche scintille in aula. Marco Garbarini, psichiatra e consulente della difesa, ha detto: “Guardando la sua vita (di Pifferi, ndr), come si fa a di che non ci sia stata una compromissione del suo funzionamento in tutte le aree? C’è un disturbo dello sviluppo intellettivo, e quindi una patologia psichiatrica”. E lui non ha ritenuto inattendibile il test somministrato in cella.

Allo stesso tempo ieri si respirava preoccupazione tra chi conosce le psicologhe indagate, dopo la notizia dei nuovi avvisi di garanzia. Qualcuno ricordava la lettera firmata da decine di personalità del mondo del carcere, della politica e della società civile e inviata alla procuratrice generale Francesca Nanni e alla presidente del tribunale di sorveglianza Giovanna Di Rosa, nella quale si parlava di “intimidazione” degli operatori. Gli avvocati penalisti milanesi, a inizio mese, hanno anche indetto una giornata di astensione (cioè di sciopero) per protesta.