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di Giulia Giaume

artribune.com, 17 settembre 2023

La mostra si chiama “Rinascita” e gli autori dei lavori in mostra al Palazzo Arese Borromeo di Cesano Maderno sono i carcerati di Bollate, Opera, San Vittore e Beccaria. Che fanno dell’arte uno strumento di speranza e dialogo con la società civile. Sono i detenuti delle quattro carceri milanesi - Beccaria, Bollate, Opera e San Vittore - gli autori delle opere in mostra al Palazzo Arese Borromeo di Cesano Maderno.

L’esposizione Rinascita raccoglie infatti, nelle sale dei Centauri e Titani, i lavori pittorici e scultorei realizzati dai carcerati durante una serie di laboratori coordinati dai responsabili e professori Renato Galbusera, Chiara Mantovani, Valentina Marzani e Mariuccia Roccotelli. L’iniziativa organizzata dall’Associazione dEntrofUoriars, che vedrà le opere esposte per tutto il mese di Ville Aperte, vuole “evidenziare alla società civile come da una condizione di sofferenza esistenziale della popolazione dei privati della libertà può manifestarsi un messaggio di rinascita, ritorno alla speranza che si manifesti con gli strumenti dell’Arte visiva”.

La mostra - che dal 26 ottobre al 5 novembre si sposterà nel Foyer dell’Auditorium di San Fedele, a Milano - è solo l’ultima delle iniziative dell’Associazione dEntrofUoriars, fondata nel 2017 per promuovere il reinserimento sociale dei detenuti attraverso la cultura. “L’arte tutta rappresenta una delle risorse più potenti per ritrovare l’armonia dentro e fuori di sé e per ammirare l’essere umano nella sua manifestazione più pregevole, quella dell’atto creativo”, sottolineano dall’Associazione, che si prefigge di portare sempre più la realtà carceraria a contatto con la società civile per stimolare un confronto costruttivo.

Numerose le iniziative e gli eventi organizzati dal 2017 a oggi: diffuso l’appoggio dei detenuti alle guide museali in tutta la Lombardia - che ha interessato luoghi come la Casa Museo Boschi di Stefano di Milano e la Villa Reale di Monza -; la realizzazione, per i 500 anni dalla morte di Leonardo, di una grande opera sulla Battaglia di Anghiari e una serie di sanguigni a Palazzo Rezzonico, oltre a una rivisitazione della Dama con l’Ermellino esposta a Villa Borromeo d’Adda di Arcore; la mostra, per i 700 anni dalla morte di Dante, di una serie di dipinti sulla Divina Commedia tra Villa Orsini Colonna di Imbersago e e Villa Cusani Confalonieri di Carate Brianza; e l’esposizione, l’anno scorso, di scorci delle Ville Gentilizie al Palazzo Arese Borromeo e a Villa Tittoni Traversi di Desio. “Riteniamo che il carcere che abbatte la recidiva e che dà frutti sia quello che diventa fucina di cultura, che abbatte l’ignoranza, che dà opportunità al ripensamento del proprio comportamento e quindi responsabilità”, dicono ancora da dEntrofUoriars. Il carcere si fa così “promotore nell’accompagnare il detenuto in un percorso di recupero, di cambiamento della propria condotta e che gli offre l’opportunità di reinserimento nella società una volta finita la pena”.