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di Cinzia Raineri Djerbouh

La Repubblica, 28 ottobre 2023

Il 70% di chi esce dal carcere compie nuovamente un reato, ma la percentuale si abbassa per chi ha svolto attività lavorative durante il periodo di detenzione. Quello del lavoro in relazione alle carceri è un tema fondamentale, soprattutto in Lombardia, la regione con il più alto tasso di sovraffollamento e che accoglie il 27% delle persone detenute in Italia. Sono circa “30mila le persone detenute che scontano pene da 1 a 3 anni. Il lavoro fuori dalle carceri può tentare di svuotare le strutture”, spiega Daniele Nahum, presidente della Sottosezione carceri del Comune di Milano, in occasione del convegno “Carcere, lavoro e sviluppo sostenibile” che si è tenuto oggi al Museo del Risorgimento.

“In Brianza esiste un protocollo creato nel 2018 in collaborazione Assolombarda - spiega Alessia Villa, presidente della commissione speciale ‘Tutela dei diritti delle persone private della libertà personale e condizioni di vita e di lavoro negli istituti penitenziari’ -. Vorremmo ampliare questo modello su scala regionale, imprese, carceri, tribunali. Infatti, se il 70% di chi esce dal carcere commette un nuovo reato, la percentuale si riduce per chi ha fatto un’esperienza lavorativa”.

Vincenzo Dicuonzo, fondatore di Mitiga - l’impresa nata a Bollate dai detenuti per i detenuti -, è una persona che vive in condizione detentiva in articolo 21: può uscire dal carcere per andare a lavorare. Le persone in semi-libertà in Italia sono circa 1500. Di queste, più di 600 sono a Bollate.

Ed è proprio da Dicuonzo che nasce l’idea di Mitiga, che prende vita nel 2018 e che attualmente sta lavorando per accreditarsi e ottenere un riconoscimento ufficiale da parte della regione Lombardia. “Uno degli obiettivi principali è quello di voler contrastare la demonizzazione che la società ha verso le persone private delle libertà personali - racconta Dicuonzo -. È importante fornire possibilità, strumenti e supporto affinché l’individuo possa intraprendere un percorso di edificazione personale, in modo da uscire migliorato dal carcere”. Attualmente le persone detenute coinvolte sono circa 15. E, tra l’hinterland di Milano e Pavia, in 8 hanno ottenuto un contratto a tempo indeterminato in vari settori: da quello meccanico, a quello elettrico, a quello agroalimentare.

Lavoro, ma anche volontariato per le persone detenute - Alessandro Giungi, vicepresidente della Sottocommissione carceri, sottolinea che il Municipio 8 ha stipulato una convenzione con il carcere di Bollate - e anche il Municipio 5 sta lavorando in questa direzione con Opera -: ogni fine settimana permette a varie persone detenute in articolo 21 di svolgere delle attività di volontariato. Questo permette una “connessione con il territorio, con le persone e con la comunità, e di combattere lo stigma verso le persone detenute”, spiega Giungi.